914 pagine, per raccontare 7 anni di storia italiana: dal (secondo) governo Berlusconi al primo anno del (secondo) governo Prodi.
Il libro di Gomez, Travaglio, Barbacetto racconta di scandali, leggi ad personam ("Non ho mai visto un innocente darsi così tanto da fare per farla franca" disse Luttazzi di Berlusconi), leggi contra personam (per es. la legge anti Caselli), violazioni dei diritti umani (il rapimento di Abu Omar con la complicità si servizi e governo, forse), grandi promesse e amare disattese.
Somma di altri libri degli stessi autori (Compagni che sbagliano, Uliwood party, Bananas, Lo chiamavano impunità, ....), lo si può considerare come un bignami giudiziario/politico/cronaca di questi ultimi anni. A futura memoria, per chi un giorno volesse ricordarsi i fatti trascorsi in questi anni.
E in questi anni ne sono successe di cose.
Ad assistere ai fatti narrati, messi in fila uno dietro l'altro (i processi contro Berlusconi, le toghe sporche, le leggi vergogna, le nuove tangentopoli, i grandi scandali, Parmalat, Telecom, la fine dell'era Caselli e il corso Grasso; il ritorno di Prodi, le elezioni con il sospetto di brogli, l'indulto, le promesse disattese, ...), sembra di essere in quel film, Arancia Meccanica, dove il protagonista viene rieducato dalla violenza, constringendolo ad assistere a scene di violenza stessa.
La sensazione che rimane, a fine lettura, è di profonda amarezza e sconforto. Ma in che paese viviamo? Che livello etico e morale hanno le persone chiamate a governarci? Quale destino può avere un paese dove chi viene chiamato a governare non è scelto tra i migliori della società.
Anzi come in Mezzogiorno e mezzo di fuoco di Mel Brooks, le persone vengono scelte proprio se hanno crimini e violenze nel proprio cv. Ma perchè si deve compiere una rapina. Qui si tratta di tutt'altra cosa. O no?
Disgusto, rifiuto e rigetto della politica, una certa incazzatura, un imbarazzo (perchè tu hai dato anche il voto a quelle persone), amarezza: è difficile arrivare all'ultima pagina.
Con l'intervista del pm Francesco Greco, che parla della differenza della corruzione di Tangentopoli e quella di oggi: siamo passati dai pirati ai corsari.
Oggi è possibile truffare la pubblica amministrazione, dunque truffare lo stato, cioè noi, quasi senza violare la legge.
Consulenze d'oro date senza gara d'appalto, concessioni regalate, nepotismi vari, appalti truccati ..
Ma mentre i furbetti, i corruttori, i ladri hanno raffinato gli strumenti (prendendo la patente di corsa), abbiamo contestulmente assistito al depotenziamento, alla demolizione della macchina della giustizia. Oggi il problema è chi persegue i ladri (e chi lo racconta).
Che fiducia dare a politici che rispondono solo a loro stessi, autoreferenti e che si lasciano giudicare solo dai loro pari?
Che si indignano più per la pubblicazione delle intercettazioni, arrivando a parlare di barbarie, che per il contenute delle intercettazioni stesse.
Cito il Savoia “trovatemi un paio di puttane da spender poco!” ...
A vedere come certi scandali intrecciano partiti all'apparenza di coalizioni diverse (come in Calabria nell'inchieste di De Magistris o nelle scalate bancarie) viene da dire che i qualunquisti sono loro. L'antipolitica sono loro.
Qualunquista è la casta quando si difende come un sol uomo nell'attaccare magistrati e giornalisti che si permettono di "denudare il re".
E i pochi che si staccano dal coro, diventano sempre pochi, sempre meno ascoltati dai media, sempre più isolati.
L'antipolitica non è chi chiede il rispetto della legge, della dignità delle persone, dell'etica morale.
Antipolitica non è Beppe Grillo che ha messo nel panico i partiti con l'iniziativa del "V-Day", per la proposta del Parlamento Pulito.
Come uscirne? Lo spiega, sempre nell'intervista a fine libro, Greco: con maggiori infrastrutture (e la Giustizia è una parte dell'infrastruttura di questa democrazia), una maggiore preparazione della classe dirigente e infine la legalità.
Che significa uscire dal provincialismo italiano che ci porta a considerare con simpatia (e invidia) i "furbetti" che non rispettano le leggi.
Ma, attenzione. L'immagine che da il libro, della casta, del sistema, potrebbe essere anche risultare attraente. Qualcuno potrebbe decidere che, forse, questo è il miglior mondo possibile e scegliere di adattarsi, alla corruzione, alla criminalità, al voto di scambio, allo sperpero, all'assenza di regole morali ed etiche.
Che ci dica la Casta, in che paese vogliamo vivere.
Il blog di chiarelettere.
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Technorati: Marco Travaglio, Peter Gomez, Gianni Barbacetto
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