05 agosto 2012

Per andare dove vogliamo andare




Scusi, un'informazione: per andare dove dobbiamo andare, dove dobbiamo andare? Sa è una semplice informazione ..

Totò Peppino e la malafemmina.

I titoli dei telegiornali di questi giorni ci dicono che “il tema delle allenze è al centro del dibattito politico”.
Le alleanze sono quelle nel centrosinistra, visto che dall'altra parte c'è ancora l'incognita cavaliere.
Intanto Alfano, dalle colonne dei giornali di centrodestra, fa sapere in che modo vuole abbattere le tasse: con le dismissioni dei beni dello stato. La domanda (non posta) che andrebbe fatta è come mai il PDL quando era al governo ha pensato ad altro?
Il partito dell'Idv sembrain fase di sgretolamento, per paura dell'allontanamento dal Partito democratico.

E allora le alleanze al centro. Bersani ha spiegato che le prossime alleanze saranno fatte coi partiti che convideranno, come il PD, lo spirito europeistico.
Certo: ma di quale Europa si sta parlando? Dire Europa non vuol dire niente. È la stessa Europa che ha tentennato sugli aiuti per la Grecia, che ha regalato soldi alle banche a tassi agevolati?

E di che spirito riformista si sta parlando?
Dello spirito che ha portato alle riforme come quella delle pensioni (che ha portato al problema degli esodati) o quella del lavoro?

Il problema è che per andare dove si vuole andare (al governo del paese), bisogna sapere dove si sta andando. Tradotto, bisogna capire prima che modello di paese e di democrazia si ha in mente.
E allora, anziché parlare per slogan (una cosa che ha francamente stufato), bisognerebbe far misurare le alleanze e i candidati con questioni reali.
A cominciare dalla questione dell'Ilva: quale è la proposta di Bersani, di Casini, di Vendola e degli altri candidati alle primarie nel centrosinistra? Si può coniugare sviluppo con l'industria, in Italia (in Europa ci riescono, almeno)? Oppure il verde, la sicurezza sul lavoro, la tutela dell'ambiente si devono sacrificare per fare porticcioli, aeroporti, TAV, autostrade?

Cosa ne pensano del tema del lavoro, del precariato, della disocupazione?
La strana maggioranza ha votato sì alla riforma del lavoro, che solo in parte dà garanzie ai precari e difficilmente creerà posti di lavoro (senza ricerca e una crescita industriale, pianificata, è difficile).
Non solo, nelle pieghe del decreto sviluppo è pure passata una legge che permette contratti a progetto a vita, nel settore dei call center. È questo il modello del lavoro, signori del centro sinistra?

Ancora ci ricordiamo le prese di posizione dei partiti (o le omesse prese di posizione) all'epoca del referendum di Marchionne, aPomigliano e Mirafiori.
Che fine han fatto le promesse fatte, su investimenti e posti di lavoro?
Per quelle promesse sono stati sacrificati dei principi, dei diritti.

E poi, c'è la questione delle intercettazioni (e della giustizia): quelle che ci raccontano delle presunte corruzioni dell'Ilva ai funzionari della regione Puglia, e che lambirebbero persino l'attuale ministro dell'ambiente.
Le stesse intercettazioni che spiegano quali fossero i rapporti tra Berlusconi e le olgettine, tra Berlusconi e Lavitola (lo chiamavano il nano maggiore).

Purtroppo ho l'impressione che tutto questo chiacchierare su alleanze, proposte di legge elettorale (che non arriva mai in porto) serva solo a prendere tempo e a non far emergere la vera questione. Se dovessimo chiedere aiuto all'Europa, come sembra, l'agenda politica del prossimo governo sarebbe a “sovranità limitata”. Dunque chi meglio di un tecnico per assumersi questi oneri?

Oggi i membri del governo assumono toni concilianti e tesi a tranquillizzare.
Catricalà, possiamo farcela da soli, non saremo sudditi dell'Europa, non temiamo di firmare un memorandum.
All'Italia non servono i soldi del fondo anti spread , il governatore della banca d'Italia, il governatore  Visco.

Il ministro del welfare: il rigore da solo non basta, penso ad un reddito di cittadinanza

Insomma, per andare dove dobbiamo andare, pare che non esista altra strada diversa da quella che stiamo percorrendo ..
Banche, cemento, grandi opere, nomine clientelari, corruzione, nessun ricambio generazionale.
O forse no.


Oggi Gilioli riporta il testo sottoscritto da Civati e altri, su quello che dovrebbe essere il futuro del centrosinistra. Noi crediamo:

Noi crediamo che il centrosinistra possa e debba proporre agli italiani una prospettiva ideale e concreta che non rimanga paralizzata per tutta una legislatura dal mercanteggiamento triste con chi in anni recenti e meno recenti ha rappresentato una delle componenti che ci è più lontana culturalmente, politicamente ed eticamente, e che soprattutto è stata complice di Berlusconi nel portare l’Italia in questa crisi.
Noi crediamo che non sia una questione di ‘veti’ ideologici ma al contrario di pragmatica consapevolezza che una coalizione innaturale non porterà mai ad alcun reale risultato politico, né potrà mai dare all’Italia quella frustata di civiltà e di giustizia di cui ha fortemente bisogno.
Noi crediamo che sia necessario puntare non a una coalizione da sopportare, ma a un progetto da supportare. Non a una mediazione prima ancora di incominciare, ma a una grande sfida da raccogliere. Non crediamo a scelte che provengono da lontano, ma a quelle che lontano ci possono portare.
 
Questo testo è stato scritto da Giuseppe Civati, Sara De Santis, Piero Filotico, Alessandro Gilioli, Patrizia Grandicelli, Ernesto Ruffini e Guido Scorza, ma appartiene a tutti coloro che vorranno condividerlo.


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