Scusi, un'informazione: per andare
dove dobbiamo andare, dove dobbiamo andare? Sa è una semplice
informazione ..
Totò Peppino e la malafemmina.
I
titoli dei telegiornali di questi giorni ci dicono che “il tema
delle allenze è al centro del dibattito politico”.
Le
alleanze sono quelle nel centrosinistra, visto che dall'altra parte
c'è ancora l'incognita cavaliere.
Intanto Alfano, dalle
colonne dei giornali di centrodestra, fa sapere in che modo vuole
abbattere le tasse: con le dismissioni dei beni dello stato. La
domanda (non posta) che andrebbe fatta è come mai il PDL quando era
al governo ha pensato ad altro?
Il partito dell'Idv sembrain fase di sgretolamento, per paura dell'allontanamento dal Partito
democratico.
E allora le alleanze al centro.
Bersani ha spiegato che le prossime alleanze saranno fatte coi
partiti che convideranno, come il PD, lo spirito europeistico.
Certo:
ma di quale Europa si sta parlando? Dire Europa non vuol dire niente.
È la stessa Europa che ha tentennato sugli aiuti per la Grecia, che
ha regalato soldi alle banche a tassi agevolati?
E di che
spirito riformista si sta parlando?
Dello spirito che ha
portato alle riforme come quella delle pensioni (che ha portato al
problema degli esodati) o quella del lavoro?
Il problema è
che per andare dove si vuole andare (al governo del paese), bisogna
sapere dove si sta andando. Tradotto, bisogna capire prima che
modello di paese e di democrazia si ha in mente.
E allora,
anziché parlare per slogan (una cosa che ha francamente stufato),
bisognerebbe far misurare le alleanze e i candidati con questioni
reali.
A cominciare dalla questione dell'Ilva: quale è la
proposta di Bersani, di Casini, di Vendola e degli altri candidati
alle primarie nel centrosinistra? Si può coniugare sviluppo con
l'industria, in Italia (in Europa ci riescono, almeno)? Oppure il
verde, la sicurezza sul lavoro, la tutela dell'ambiente si devono
sacrificare per fare porticcioli, aeroporti, TAV, autostrade?
Cosa
ne pensano del tema del lavoro, del precariato, della
disocupazione?
La strana maggioranza ha votato sì alla
riforma del lavoro, che solo in parte dà garanzie ai precari
e difficilmente creerà posti di lavoro (senza ricerca e una crescita
industriale, pianificata, è difficile).
Non solo, nelle pieghe del decreto sviluppo è pure passata una legge che permette
contratti a progetto a vita, nel settore dei call center. È questo
il modello del lavoro, signori del centro sinistra?
Ancora ci
ricordiamo le prese di posizione dei partiti (o le omesse prese di
posizione) all'epoca del referendum di Marchionne, aPomigliano e Mirafiori.
Che fine han fatto le promesse fatte, su
investimenti e posti di lavoro?
Per quelle promesse sono stati
sacrificati dei principi, dei diritti.
E poi, c'è la
questione delle intercettazioni (e della giustizia): quelle
che ci raccontano delle presunte corruzioni dell'Ilva ai funzionari
della regione Puglia, e che lambirebbero persino l'attuale ministro dell'ambiente.
Le stesse intercettazioni che spiegano quali
fossero i rapporti tra Berlusconi e le olgettine, tra Berlusconi e
Lavitola (lo chiamavano il nano maggiore).
Purtroppo ho
l'impressione che tutto questo chiacchierare su alleanze, proposte di
legge elettorale (che non arriva mai in porto) serva solo a prendere
tempo e a non far emergere la vera questione. Se dovessimo chiedere
aiuto all'Europa, come sembra, l'agenda politica del prossimo governo
sarebbe a “sovranità limitata”. Dunque
chi meglio di un tecnico per assumersi questi oneri?
Oggi
i membri del governo assumono toni concilianti e tesi a
tranquillizzare.
Catricalà, possiamo farcela da soli, non
saremo sudditi dell'Europa, non temiamo di firmare un memorandum.
All'Italia non servono i soldi del
fondo anti spread , il governatore della banca d'Italia, il governatore Visco.
Il
ministro del welfare: il rigore da solo non basta, penso ad un
reddito di cittadinanza.
Insomma, per andare dove dobbiamo andare, pare che non esista altra strada diversa da quella che stiamo percorrendo ..
Banche, cemento, grandi opere, nomine clientelari, corruzione, nessun ricambio generazionale.
O forse no.Banche, cemento, grandi opere, nomine clientelari, corruzione, nessun ricambio generazionale.
Oggi Gilioli riporta il testo sottoscritto da Civati e altri, su quello che dovrebbe essere il futuro del centrosinistra. Noi crediamo:
Noi crediamo che il centrosinistra possa e debba proporre agli italiani una prospettiva ideale e concreta che non rimanga paralizzata per tutta una legislatura dal mercanteggiamento triste con chi in anni recenti e meno recenti ha rappresentato una delle componenti che ci è più lontana culturalmente, politicamente ed eticamente, e che soprattutto è stata complice di Berlusconi nel portare l’Italia in questa crisi.
Noi crediamo che non sia una questione di ‘veti’ ideologici ma al contrario di pragmatica consapevolezza che una coalizione innaturale non porterà mai ad alcun reale risultato politico, né potrà mai dare all’Italia quella frustata di civiltà e di giustizia di cui ha fortemente bisogno.
Noi crediamo che sia necessario puntare non a una coalizione da sopportare, ma a un progetto da supportare. Non a una mediazione prima ancora di incominciare, ma a una grande sfida da raccogliere. Non crediamo a scelte che provengono da lontano, ma a quelle che lontano ci possono portare.
Questo testo è stato scritto da Giuseppe Civati, Sara De Santis, Piero Filotico, Alessandro Gilioli, Patrizia Grandicelli, Ernesto Ruffini e Guido Scorza, ma appartiene a tutti coloro che vorranno condividerlo.
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