I giorni scivolavano come macchie d'olio sull'acqua, grigi e uguali. La primavera non si affacciava e inverno aveva lasciato il posto a un velo di pioggia. A passo veloce col bavero del loden rialzato seguito da lupa che gli trotterellava a fianco, Rocco Schiavone attraversava la piazza direttamente al bar Centrale. Qualcuno lontano scandiva slogan in un megafono. I muri dei palazzi e il selciato bagnato rimandarono l'eco dei tamburi. Il vicequestore afferrava poche parole: «Tempo..», «Pianeta..», «Futuro...».
Entrò nel bar, Ettore stava mettendo in ordine i tavolini. «Una bella giornata, giusto dottor Schiavone?»«Se uno è un fungo.»
Per l’anniversario dei dieci anni dal primo romanzo della serie con Rocco Schiavone, Antonio Manzini ci regala un nuovo romanzo che è come un libro a più strati: ci sono più indagini che alla fine si intrecciano tra di loro, c’è la cronaca di questi mesi con gli atti dimostrativi dei ragazzi di Ultima generazione e l’amara considerazione sul mondo che la generazione di Schiavone sta lasciando dietro a chi verrà dopo. E poi gli anni che passano: a cosa attaccarsi quando la vita scorre via, quando quello che vedi col tuo lavoro è solo meschinità, menzogne, violenza e ogni volta questo fango diventa sempre più difficile scrollarsi di dosso questo fango?
Quand’è l’ultima volta che hai sorriso, dottor Schiavone?
In Questura ad
Aosta, come anche nelle altre Questure di Italia c’è gran fermento
per le proteste di questi ragazzi riuniti attorno alla sigla ELP,
Esercito di Liberazione del pianeta. Liberazione da cosa? Da quanti
lo stanno rovinando, inquinando l’aria, l’acqua, i terreni,
alterando il clima. Perché non c’è più tempo, per pensare di
salvare il pianeta dagli allevamenti intensivi, dalle aziende che
sversano residui chimici nelle acque, da chi cementifica il terreno
perché non si può fermare il profitto..
Se non avesse quegli
anni sulle spalle Rocco farebbe parte di quelle scoperte, non come
tanti ignavi che di fronte ai problemi fanno finta di niente (per
finire all’ottavo livello della sua personale classifica delle
rotture).
Ma forse peggio ci sono quelli che mettono le mani sulle loro compagne, mogli, fidanzate. Di questi reati se ne occupa l’unità di Caterina Rispoli, tornata ad Aosta dopo la fine della vicenda con l’ex amico Sebastiano (leggetevi Vecchie conoscenze per sapere che è successo).
In Questura è
arrivata una denuncia, una coppia che litigava, e così Caterina e
Rocco vanno a far visita alla signora Monica Novailloz: nonostante
l’occhio viola, agli agenti la signora risponde con la solita
storiella, ma quale litigio, la vicina avrà sentito male, io e
mio marito ci amiamo..
Che
fare per prevenire questa morte annunciata? Rocco decide di
intervenire sul marito a modo suo, ricorrendo a quella violenza che
non è mai stato in grado di controllare e che poi è la causa di
tutti i suoi problemi.
Ma, purtroppo, sulla Questura di Aosta
sta per arrivare l’ennesima rottura a livello decimo: viene
ritrovato un cadavere su un parking lungo la statale che porta al
Gran Bernardo. A peggiorare le cose la scoperta che il morto è il
marito di Monica Novailloz, morto sparato da un colpo in fronte ma
con ancora sul volto i segni del pestaggio di Rocco.
Chi
potrebbe aver voluto la morte di un meccanico, questo il mestiere del
morto, con una specie di esecuzione?
La squadra di Rocco
partendo da pochi elementi,
tra cui la targa della Mercedes classe A con cui è stato visto andar
via la sera prima (dopo che il vicequestore l’aveva “suonato”)
riesce a risalire ad una pista che porta dritta ad una azienda che si
occupa di cure dentarie.
Ma,
prima di arrivare a mettere le mani sul responsabile del delitto (e
portare alla luce il marcio che sta dietro) la loro indagine viene
stoppata per ordini superiori.
Nel frattempo le azioni di
protesta di questa sigla, ELP, il cui simbolo è un cerchio con
dentro quattro stanghette, si susseguono nel paese: animali liberati
da allevamenti e lasciati razzolare finalmente per le autostrade,
lungo la ferrovia. Un jet privato viene dato alle fiamme, un simbolo
di come la classe egemone di questa società non si curi
dell’ambiente e pensi egoisticamente ai propri interessi.
Ma
anche nella squadra, come ormai è diventata quella che all’inizio
poteva sembrare un’Armata Brancaleone, sta succedendo qualcosa.
C’è Antonio Scipioni che ha preso ormai stabilmente il posto a
fianco di Rocco dopo la brutta fine di Italo, e che ora è
preoccupato per i problemi economici del fratello. D’Intino, il
poliziotto abruzzese, riceve un giorno una lettera della sua fiamma
di un tempo, Pupa, che tanto gli aveva fatto battere il cuore a
Mezzagrogna e che ora vorrebbe venire a trovarlo..
L’amico
Brizio viene a trovarlo in valle, per svernare lontano da Roma.
Rocco
invece sta attraversando un momento di apatia:
non è solo per la fine del rapporto con Sebastiano o per la
relazione con la giornalista Sandra Bucellato che sembra non aver
futuro. Nel corso della pagine osserviamo Rocco fare un autoanalisi
su sé stesso, sulla sua assenza di interesse nei confronti degli
altri, i colleghi, i pochi amici rimasti
La verità era che a Schiavone gli altri interessavano sempre meno. Solo di fronte a una perdita, a un lutto irrisolvibile e devastante riusciva a compatire, a percepire il dolore, altrimenti reagiva per riflesso professionale, dovuto ai tanti anni di lavoro.
Come un uomo-macchina, che vive solo di stimoli fisici, in una vita che è solo un’illusione di vita: è questo quello che la moglie, Marina, gli rinfaccia, in uno dei colloqui solitari una sera. Come le illusioni ottiche dei dipinti a cui Marina doveva dedicare le sue attenzione come restauratrice, nella vita reale. Opere pittoriche splendide, come l’affresco di Andrea Pozzo sulla cupola della chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, ma sempre illusioni:
L'illusione il contrario della vita, amore mio. Perché tu non tocchi, non annusi, non mangi, non fai l'amore. Tu credi che lo stai facendo, ma è come l'affresco che ti illude che la cupola della chiesa esista davvero, invece no, la cupola in realtà è solo dipinta…. Devi liberarti dalle illusioni Rocco.
Ancora un volta sarà un episodio di cronaca a risvegliare il torpore: sembra che, come temevano il Questore Costa e i politici di Roma, questi dell’ELP abbiano alzato il tiro, passando da azioni dimostrative a veri atti di terrorismo.
Sarebbero loro
dietro la lettera bomba spedita al direttore della CDC, azienda di
pellami, che lo uccide sul colpo: si da prassi, il simbolo della ELP
viene trovato su un muro dentro lo stabilimento e arriva anche il
video di rivendicazione.
Da Roma si muovono persino i servizi,
a difesa della sicurezza del paese, o forse a difesa di altri
interessi non è chiaro: in valle Rocco incontra una vecchia
conoscenza di quella zona grigia, Pietro Rakovic, che a suo tempo
aveva perfino cercato di reclutarlo.
Rocco però non è convinto che l’attentato sia da attribuire a questa sigla, ELP: la lettera bomba aveva come obiettivo proprio uccidere una persona, non lanciare un segnale per l’ambiente. C’è qualcosa che non torna, così, anche sfidando il Questore e la Digos, porta avanti una sua indagine partendo dalla domanda, chi aveva da guadagnarci dalla morte del direttore dell’azienda?
L’indagine di Rocco diventa così il punto di riflessione su quello che è diventato questo paese.
Un paese costruito secondo una piramide sociale che vede in cima gli intoccabili, quelli che possono fare quello che vogliono e, via via scendendo verso il basso, le classi sociali con sempre meno diritti e tutele, che si accusano l’un l’altra di essere la causa di tutti i problemi, come i capponi di Renzo (vi ricordate Manzoni?).
Ognuno a odiare a morte la fascia a seguire, un'ostilità a cascata che levava malta e cemento alla coesione sociale, all'identità di intenti nelle persone, isolate e impegnate ciascuna nell'esecrazione del vicino, e quindi deboli e indifese davanti a chi aveva costruito quella stratificazione sociale.
Un paese dove ai ragazzi che cercano di difendere l’ambiente (e la salute) non rimane come unica via quella della protesta, anche in forma eclatanti, che diano fastidio (alla politica, al mondo imprenditoriale).
È la solita storia dello stolto che guarda il dito e non la luna, con l’aggravante che le istituzioni non si limitano a guardare il dito, le proteste (e gli animali liberati coi blitz), ma spiano, seguono, cercano di condizionare le proteste per cercare un pretesto buono per poi puntare il dito e accusarli di eco terrorismo.
«Spiano e seguono la gente in assenza di reato. Da quando partecipare a una protesta ti rende solo un sospetto? F****** mi ricordano brutti tempi e brutte giornate, Lupa»
Sta decisamente dalla loro parte Rocco e farà di tutto per aiutarli, a modo suo, muovendosi con le sue conoscenze, aggiustando le leggi secondo la sua coscienza.
E
la sua coscienza, anche con la voce di Marina, gli sta dicendo di
tornare a vivere nel mondo, di non fermarsi al proprio lavoro perché
ogni volta costa sempre di più andare a infilarsi nel fango che sta
dietro i delitti. Di vivere un suo momento di felicità con qualcuno,
gli amici di una vita, che
la felicità vissuta da soli ha meno valore.
Malinconico, arrabbiato, disincantato ma pronto a battersi per qualcosa in cui crede. Politicamente scorretto forse, ma con una profonda umanità: questo è Rocco Schiavone (e nel finale ci riserverà anche una punta di poesia).
La scheda del libro sul sito dell'editore Sellerio
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