02 giugno 2023

Il dio dello stretto di Vins Gallico


Quando La Bamba ti entra dentro, è difficile che vada via. “Yo no soy el marinero, soy capitan, soy capitan, soy capitan”, la strofa attacca così e corrode ogni orecchio. [..] La Bamba è un canto popolare messicano, diventato famoso in tutto il mondo come colonna sonora di un film omonimo su tre musicisti morti in un incidente aereo.

Agosto del 1987: sulle note della hit dei Los Lobos si imprime il primo ricordo che Renato Panuccio ha di Loredana Furlin.

Ha un inizio strano, questo romanzo giallo ambientato a Reggio Calabria negli anni novanta: normalmente l’autore presenta i protagonisti principali uno alla volta per non disorientare il lettore, qui invece ha voluto partire da due personaggi che faranno capolino nel libro giusto nei primi capitoli per poi sparire: il primo è Renato Panuccio, pilota famoso nel reggino che è stato ad un passo dalla Formula 1 e che in una calda estate del 1987 incontra in una discoteca una bella donna di cui se ne innamora (nonostante sia accompagnata ad un altro uomo). La donna si chiama Loredana ed è bella come una dea ma ha anche una testa che sa far funzionare.

Renato è uno dei miei uomini di fiducia, Salvo”, glissò Libri, “ultimamente Natino si sta occupando di un sacco di questioni assai delicate.”

Anni dopo incontriamo Renatino in pista da Go Kart: fallito il passaggio al gran circo della Formula 1 ora fa dei viaggi in auto per conto di Saverio Libri (“Cocaina, dossier, armi, fascicoli, latitanti, Renato preferiva non saperlo..”), potente ndranghetista che presenta lui e Loredana, diventata ora sua moglie, ad un altro costruttore, Salvo Logoteta.

Da Reggio Calabria a Firenze: qui incontriamo la seconda non protagonista del racconto, Mariapia. Scopriamo chi sia e come sia arrivata a Firenze, da Reggio prima e da Roma poi, un passo alla volta. Una volta era un avvocato di successo a Roma mentre ora lavora nel call center della Sip.

Aveva imparato a convivere con la paura, e aveva deciso di cambiare vita un’altra volta. Lo aveva già fatto trasferendosi da Reggio Calabria a Roma,..


Siamo nei mesi a cavallo tra prima e seconda repubblica, le prime bombe della mafia per la sua trattativa sono già scoppiate, a Capaci e in via D’Amelio e altre ne scoppieranno. L’Italia e il mondo stanno cambiando dopo Tangentopoli e il crollo del muro: ma Mariapia è spaventata da un pericolo più vicino, l’ex marito che ha lasciato a Reggio e che un giorno le ha detto qualcosa che le ha fatto paura:

E secondo te, io lascio che mia moglie si comporta così? Attenta che non sei padrona della vita tua.” Non aveva aggiunto altro.

Non sono paranoie le sue, qualcuno un giorno, mentre sta passeggiando per Firenze, la uccide sparandole 4 colpi di pistola.

Torniamo ora a Reggio: un giorno, fermato da un blocco della Finanza, Renatino viene fermato con un carico di droga e spedito in carcere. L’avvocato che gli trova l’amico Saverio Libri stranamente non sembra così appassionato nel difenderlo e così si trova condannato a diversi anni di carcere, proprio nel mentre, ironia della sorte, il marito di Mariapia (che scopriamo essere proprio Salvo Logoteta, il costruttore) viene scarcerato perché qualcun altro si è incolpato del delitto della moglie.

Questo preambolo finisce con un nuovo morto, Renatino che, uscito dal carcere, finisce in un lungo volo fuori dal guardrail della Salerno Reggio Calabria, appena uscito dal carcere dopo aver scoperto che la moglie, la bella Loredana, non l’aveva aspettato.

È il destino di alcuni grandi piloti quello di morire da eroi a causa della velocità. Un errore umano, o un problema tecnico, o qualcuno che la notte prima ti ha sabotato la macchina.

Un delitto che ha un reo confesso a cui nessuno crede, un incidente in macchina che lascia troppi dubbi: su quest’ultimo caso si trova ad indagare il giovane magistrato Domenico Castelli, reggino e appena arrivato alla procura di Locri e protagonista principale di tutto il racconto, dopo queste due false partenze, la storia di Mariapia e la triste parabola (anche in senso fisico) di Renatino.

Dotto’, secondo me nun è stato ’n incidente”, provò a dire timidamente uno dei carabinieri presenti. Mimmo lo guardò stupito: “Perché no?”.

Questo suo primo caso, un uomo morto in un incidente (che forse non è tale), arriva in un momento particolare della sua vita personale: sposato da poco con Miriam, stanno ora aspettando un figlio e sanno che questo cambierà le loro vite.
Mimmo è un cattolico convinto, è stato iscritto al Fuci e assieme a quattro compagni universitari (i ragazzi di via Pan) era stato allievo a giurisprudenza di don Farias, un prete energico i cui insegnamenti lo hanno formato nel profondo.
Lo stress del suo lavoro gli ha risvegliato quel problema che aveva scoperto da ragazzo: in momenti di particolare tensione il suo corpo ha come un momento di black out in cui letteralmente si spegne

La prima volta che si era spento era capitato da bambino: si era assentato per una trentina di secondi..

Vorrebbe essere più presente come padre, come uomo, vorrebbe poter avere con la moglie Miriam un dialogo più aperto, ma il suo lavoro e forse anche il suo carattere lo portano a stare lontano dalla famiglia: anche quell’ultimo caso, che tutti vorrebbero archiviare come un incidente (per migliorare le statistiche sui carichi pendenti, come gli rimprovera il capo) ha qualcosa che lo attira.
Perché forse l’incidente non è un vero incidente. E poi perché si trova di fronte ad una vedova che non pare nemmeno una vedova, la signora Loredana Furlin

Quella donna gli sembrava più sorpresa che dispiaciuta: una vedova incredula, per nulla allegra, ma neanche troppo afflitta.

Come un lampo di luce in una stanza buia, Mimmo riesce a collegare il suo incidente con un altro omicidio, avvenuto a Firenze il giorno prima della strage di via dei Georgofili, ovvero la morte di Mariapia Gangemi chiudendo il cerchio a tutti i filoni del racconto.
Mimmo si ritrova ad indagare su un caso che da semplice incidente lo proietta dentro il marcio della sua città, la ndrangheta, gli imprenditori che lavorano nella zona grigia tra affari e criminalità senza mai sporcarsi le mani: per quel suo modo di intendere il lavoro di magistrato, ovvero “migliorare il mondo con quello che aveva imparato dai codici”, Mimmo si getta coraggiosamente e anche ingenuamente in questa indagine, ma dovrà stare attento perché in quella procura, anche i muri hanno le orecchie.
Diventa un problema anche capire di chi fidarsi, a chi confidare i suoi dubbi.

All’epoca, ipotizzando il proprio futuro da magistrato, immaginava proprio di indagare sui lati incontrollati e istintivi degli esseri umani, lati oscuri, se non malvagi. Le stanze buie esistevano..

Non è solo il magistrato ad essere in difficoltà: anche l’uomo Domenico Castelli lo è, perché i suoi black out sono ritornati, perché scopre una sua “stanza buia”, quei desideri nascosti che uno vorrebbe tenere nascosti: tutto questo a causa di un’avvocata reggina che sembra volerlo aiutare nella sua indagine segreta e di cui si scopre attratto.

C’è l’indagine di un magistrato coraggioso e onesto, il contesto criminale di una città che stava vivendo comunque una sua primavera negli anni novanta (dopo le guerre di ndrangheta). C’è l’aspetto umano, le difficoltà dell’uomo che si ritrova a desiderare una persona, per sfuggire ai problemi familiari. C’è poi tutto l’aspetto filosofico e morale su cosa sia la giustizia, sul senso delle leggi, sul peccato e sulla confessione dei peccati.

Il magistrato Castelli si ritrova a credere, ad un certo punto, che esista un Dio, un essere della provvidenza, che sia intervenuto nella sua vita a salvarlo. Il Dio dello Stretto, forse. Che, anche nel finale di questo racconto, riuscirà a fare giustizia nei confronti del male: il profondo senso religioso, che don Fabrias ha insegnato a lui e ai suoi amici del gruppo fa continuamente capolino nel libro

Un giorno forse mi chiederai perché ho fatto delle scelte, perché mi sono comportato in un certo modo, perché ho creduto nel mio lavoro. L’ho fatto per te, e per la tua mamma, e per tutta questa bellezza. E l’ho fatto per me, perché non avrei saputo fare altro.”

La scheda del libro sul sito di Fandango
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