TUTTI CONTRO YUKA di Lucina Paternesi e Giulia Sabella
Report torna ad occuparsi della battaglia sulle etichette alimentari: contro il Nutriscore (preferito dall’Oms) l’Italia ha sfoggiato il NutrInform Battery che Giorgetti aveva poi associato ad una app per leggere le etichette.
La
puntata di Report è stata criticata perfino da una nota della
Presidenza del Consiglio, l’algoritmo del Nutriscore sarebbe
manipolabile, l’ex ministro Centinaia ha detto che l’informazione
di Report è parziale. Nutri-score mira alla prevenzione, non ha
pretese di dare indicazioni su come nutrirsi.
Report con Lucina
Paternisi si occupa questa sera di Yuka, una app inventata in Francia
nel cui Database sono censiti milioni di codici a barre, con tanto di
additivi e coloranti, che ad ogni prodotto associa un
indici.
L’applicazione segnala anche le dosi ammesse dalla
legge di questi additivi che se presi anche a piccole dosi, a lungo
tempo, creano problemi per la salute.
L’algoritmo associa un
punteggio basso a salumi e insaccati: per questo Yuka è stata presa
di mira dalla FICT, l’associazione della carne insaccata. La lobby
degli industriali ha attaccato la app ma non le pratiche industriali
delle aziende: tre tribunali hanno dato torto alla app, hanno chiesto
1,3 ml di danni.
Secondo gli industriali l’algoritmo influenza
l’acquisto di altri prodotti alternativi alla carne: ma Yuka si
difende dicendo che i loro azionisti sono pubblici.
C’è poi
la questione dei nitriti e nitrati: Yuka penalizza gli insaccati e i
salumi ed effettivamente in Francia degli studi stanno verificando
che questi additivi causano dei tumori.
Il gelataio profeta Salvatore Baiardo di Paolo Mondani
Il 2 marzo Baiardo ha raccontato a Report le strategie del suo capo, Graviano: la fine dell’ergastolo ostativo, smontare il 41 bis, cambiare il presidente della Cassazione.
“Graviano
ne ha pieni i c…”: chi doveva capire ha capito, spiega Baiardo
che, aggiunge, Graviano ha pure scritto un libro che uscirà a nome
del gelataio.
E la storia delle foto?
L’avvocato di
Berlusconi smentisce l’esistenza delle foto dell’ex presidente
con Giuseppe Graviano, stessa mentita fatta dal fratello
Paolo.
Dietro quelle foto si parlava della consegna di Riina,
raccontate a Berlusconi dal generale Delfino: in ballo non ci sarebbe
solo la cattura del capo dei corleonesi, i miliardi investiti dai
Graviano su Berlusconi e ora Graviano che ora si sta stancando della
galera.
Tutte menzogne – spiega oggi Baiardo, dopo
l’intervista (inconsapevole) con Mondani: chi ha ragione dunque?
E cosa nasconde “la versione di Baiardo”, a che gioco sta giocando Baiardo e per conto di chi?
I CONSULENTI di Luca Chianca (camere di commercio e camerati)
Bucha, Maiupol, Dnipr sono tante le città martiri in Ucraina distrutte dalla guerra di aggressione di Putin: a Varsavia lo scorso febbraio si è organizzata la fiera Rebuild Ukraine per la ricostruzione del paese, tutti i paesi si sono messi a disposizione del paese tramite aiuti, supporto di vario genere.
Qualcuno
sta guadagnando dalla ricostruzione, solo a parlarne, a guerra ancora
in corso: Luca Chianca ha girato gli stand di Rebuild Ukraine,
intervistando anche l’ex deputato leghista Togni.
“E’ chiaro che non sarà una donazione, come non sarà una
donazione il piano Marshall” risponde a Report Walter Togni un
rappresentante italiano dentro la fiera “in cambio del nostro aiuto
chiediamo di poter far lavorare le nostre aziende”.
Walter Togni è stato un deputato leghista oggi è a capo della Camera di Commercio italiana per l’Ucraina: a Varsavia è riuscito a portare ben 34 aziende italiane. Aziende che fanno gruppi elettrogeni, ad esempio, che si sono presentate alla fiera in lista di attesa per una chiamata.
“Ricorda
per esempio quello che successe nel 2006 con l’Iraq” racconta a
Report uno di questi imprenditori: non proprio un esempio limpido,
nel 2006 le aziende e i contractor americani presero possesso e
controllo dei beni del paese dopo la caduta di Saddam.
Nel 2006
l’Italia vinse l’appalto energetico e si ricostruì tutto, dalle
centrali elettriche, generatori, gruppi elettrogeni: la differenza è
che in Ucraina non si sa quando inizierà questo lavoro.
Tanti
aziende si stanno infilando in questo affare: ci sono cifre
importanti dietro la ricostruzione, chi ha oggi un posto in prima
fila avrà assicurata una fetta degli affari e così, racconta
Report che si arriva a pagare fino a 7500 euro (da parte di un
imprenditore) per poter parlare con ministri ucraini ed europei.
Il
ministro Urso ha rifiutato l’invito alla fiera: aveva abbandonato
la politica per entrare nel mondo del commercio, per tornare a far
politica dal 2015 nel partito di Meloni.
Oggi
è ministro del made in Italy: per accedere al ministro però, molte
aziende devono prima passare da una consulente.
Per sapere chi sia si deve parlare della STMicroeletronics : ST è diventata ancora più strategica per renderci indipendenti dalla produzione cinese, lo stabilimento di Catania ha ricevuto 300 ml di finanziamenti dallo Stato. A Catania oltre al ministro c’era una consulente, Carmen Zizza, “una facilitatrice” tra l’azienda ST e il ministero racconta un dirigente della St stessa.
Tutta colpa della burocrazia, racconta questo dirigente in forma anonima a Report, che aggiunge anche che il
documento letto da Urso a Catania sarebbe stato preparato da Zizza e che avrebbe seguito partite importanti del ministero – lo racconta a
Report una fonte dell’ex Mise.
Il ministro ha scelto di non
rispondere alle domande di Report, tirando fuori una vecchia
audizione ai tempi in cui era al Copasir (che non c’entra
nulla).
La carriera di Carmen Zizza inizia a Milano
all’autostrada Serravalle, poi alla Asam, la società che
controllava l’autostrada milanese, diventando in poco tempo
direttore generale con uno stipendio di 220mila euro l’anno: spende
in due anni ben 254mila euro per alberghi, viaggi, auto a noleggio,
corsi d’inglese e iscrizioni a club privati. Sono gli anni in cui
la Provincia chiede di vendere le partecipazioni in Milano Serravalle
e la Zizza va in giro per il mondo a tastare il terreno per trovare
possibili investitori stranieri in quei mercati. “Solo per farsi
aiutare a costruire il bando della Serravalle riuscì a spendere
390mila euro. Furono fatti tentativi a fine 2012, a luglio del 2013 e
poi fu fatta un’altra asta a fine 2013. Tutte e tre fallite”
ricorda Massimo Gatti già consigliere della provincia di Milano.
Viene
licenziata per giusta causa dopo il cambio di governance alla Asam e
poi, grazie alla vicinanza con Daffina (capo di Rotschild Italia),
entra dentro ST Microelectronics pochi giorni prima della visita di
Urso a Catania.
Daffina lavora nella banca d’affari Rotschild:
partecipa ad importanti operazioni finanziarie come la fusione tra
Intesa a San Paolo, la cessione di Ilva ad Arcelor Mittal e infine
come advisors di Vivendì per la vendita della rete di Tim.
In
questi tavoli con Tim e Vivendì era presente anche Zizza: alla fine
il dossier passa a Palazzo Chigi ma alla fine, anche a causa delle
prime domande di Report, il suo ruolo nel ministero inizia a
calare.
Oggi Zizza ha uno stipendio da 6000 euro al mese dal
ministero del made in Italy, sebbene il suo nome non sia indicato (a
proposito della trasparenza).
Dalla consulente donna, al consulente uomo, a Trieste: la guerra in Ucraina ha dato slancio al porto, qui arrivano le merci dal porto di Odessa.
Qui
Urso ha lanciato
un suo progetto di interconnessione tra il porto di Trieste, quello di Venezia
con l’interporto di Verona, collegate alla città di Oronda in
Ucraina, per lo scambio delle merci: il progetto non è stato ancora
presentato, ma Urso è andato in visita all’Ucraina con il
presidente Bonomi.
A marzo, alla fiera LetExpo, Urso parla
dell’importanza
per l’Italia e per l’Europa della ricostruzione per il rilancio
dell’economia: per questo serve creare un hub per lo scambio merci,
con base a Verona. Il comune non ne sa ancora niente, ma Urso ha
assunto come consulente strategico Umberto Formosa, un ex ultras
dell’Hellas Verona, ed ex
segretario dell’ex sindaco Sboarina, oggi è consulente del
ministero del made in Italy (ex Mise) con un incarico da 70mila euro
che sorprende anche l’attuale assessore al bilancio del comune
veneto, “visto che nella sua carriera è più noto come pluri
daspato ..”
Al congresso per le famiglie tenuto a Verona
qualche anno fa faceva quasi da scorta all’allora ministro Salvini
(ministero dell’Interno).
Chi sia questo consulente del made
in Italy lo racconta il giornalista Berizzi di Repubblica: “Umberto
Formosa detto il picchiatore, il suo soprannome, diventa l’uomo
agenda di Sboarina, dalla curva passa al palazzo..”
Che fa
oggi al ministero? Luca Chianca lo ha chiesto a Formosa stesso,
ottenendo una risposta laconica “non vedo perché debba rispondere
a queste domande”.
Fortezza
Europa è un gruppo di dichiarata fede nazista, si identifica ai
valori della destra, è contro gli immigrati, i gay ed è un gruppo
incentrato attorno allo stadio.
Attorno al mondo del calcio
ruota Antonio Polato, consigliere regionale di FDI, che ha dato un
aiuto con le firme per Forza Nuova: si è incontrato più volte con
Urso a Verona e la sua azienda ha sede nell’interporto al
centro del progetto dell'HUB voluto da Urso.
Un altra consulenza, forse, quello di Polato che però garantisce di voler dare solo una mano senza compensi.
A
che titolo Urso ha preso questi consulenti, a parte forse la
vicinanza politica?
Urso aveva messo in piedi una società per
consulenze alle aziende che vogliono fare business in paesi
stranieri, come l’Iran (perché prima gli affari poi i
diritti).
Urso, nell’intervista concessa ai tempi con Report,
spiegava che il suo compito era insegnare alle imprese come trattare
con quei paesi, per entrare nella loro mentalità.
Report
si è poi
occupata
anche degli affari di un imprenditore italiano,
Pardi (su cui aveva indagato la nostra Aise), facilitato dallo
stesso
Urso.
Il servizio racconta anche di una vendita di arei per
pattugliamento
che non potevano vendersi in Iran, in quanto armamenti dual use,
vietati dall’Unione Europea.
Urso ha spiegato a Report che
tutto questo non è vero, ma c’è un’inchiesta ancora in corso
che dovrà verificare i fatti: fatti emersi grazie ad una indagine
delle nostre agenzie di sicurezza controllate dal Copasir, di cui
Urso diventa presidente nel 2021.
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