Una storia di Sara
La seconda volta ricordò, e rimase immobile. La testa sopra il cuscino, appoggiata al lato sinistro del viso; la mano destra a coprire il seno, le dita che coprivano la base del collo; le gambe disallineate, il ginocchio di una sulla coscia dell’altra. Mantenne perfino il respiro regolare, non cedendo alla tentazione di renderlo più profondo per fare scena.
La prima volta era stata colta di sorpresa. Un gemito, un trasalimento, qualche parola pronunciata a fior di labbra, o almeno così le era sembrato di aver fatto. E allora ecco subito l’ago in vena, e di nuovo il buio.
Che
cosa ci fa Teresa, “bionda”, rinchiusa e legata, in un posto
abbandonato, tenuta in stato di semi incoscienza da un carceriere
senza volto? E chi è Marco, questa persona che appare nei suoi sogni
indotti chimicamente e che le dice, troppo sinceramente, di quanto
sia fragile “sembri forte, e sei fragile. Sembri amara ma sei
dolce…”.
Tutto è legato al finale del precedente
romanzo della serie con Sara, “mora”, “Un
volo per Sara” in cui lo strano gruppo investigativo
composto da un disabile, un’anziana signora all’apparenza
insignificante, una giovane madre e un ispettore a rimorchio di un
bernese avevano fatto luce su un mistero nascosto dietro un incidente
aereo. Una storia di ricatti, di un imprenditore al centro di troppi
segreti e traffici compromettenti.
In quella indagine Sara,
Andrea, Viola e Pardo aveva ricevuto un decisivo aiuto da Teresa,
l’amica di una vita, collega dentro l’Unità speciale dei servizi
dentro cui tutte e due avevano lavorato, un’unità periferica che
negli anni a cavallo tra prima e seconda repubblica si era occupata
di monitorare personaggi sensibili per lo Stato, andando a
intercettarne le conversazioni, captarne le voci, le espressioni, per
cercare di carpirne i segreti. Questo era stato il compito di Sara,
prima di abbandonare l’Unità per seguire gli ultimi mesi di vita
del suo grande amore, Massimiliano, che era anche suo capo nell’unità
e per cui aveva abbandonato un marito e il figlio.
Quell’aiuto
non era passato inosservato da parte di tutto quel sottobosco dentro
la parte grigia delle istituzioni, quel mondo a cavallo tra politica,
interessi privati, interessi che non si possono confessare in
pubblico, con la protezione di qualche pezzo dei servizi, deviati o
meno, non di certo al servizio dell’interesse del paese.
«Dottore, non credo proprio di doverle ricordare di chi stiamo parlando, vero? I nostri amici, tutti, sono persone che non contemplano l’esistenza di problemi. Da molti anni, in alcuni casi da sempre, a loro le situazioni arrivano già risolte. Loro determinano le strategie, indicano i processi. Guardano lontano, a lungo termine. Siamo noi, lei, io e pochi altri, a dover fare in modo che ignorino l’esistenza di problemi.»
Ecco
il rapimento. Ecco quel tenerla nascosta: chi l’ha fatta sparire ha
organizzato le cose perbene, in modo che nessuno si ponga domande
sull’assenza prolungata di Teresa Pandolfi, dirigente di
quell’Unità dei servizi periferica (sopravvissuta dopo tanti anni,
nonostante i tagli, nonostante i cambiamenti), impegnata in attività
di osservazione, per poi riferire a Roma.
Ma Sara non è solo
un’amica di Teresa: il loro rapporto è cresciuto, si è
consolidato negli anni a fianco dentro l’Unità, ed era arrivato
anche ad incrinarsi, quando le loro storie personali erano arrivate
ad un punto di svolta.
E oggi Sara è preoccupata dell’assenza dell’amica, non è da lei sparire senza lasciare un messaggio: abituata a decifrare un’espressione, uno sguardo, un tono di voce, Sara comprende che c’è qualcosa che non va mettendo assieme tutti i puntini, fino all’epilogo della vicenda del “Bombardiere”: ne parla con Andrea Catapano, l’esperto di voci dentro l’Unità, con cui condivide i suoi timori
«Prendi subito questo contatto, Andrea. Ti prego. Appena saprai la risposta, ci riuniamo con Pardo e Viola; ci mettiamo in movimento. Perché se l’hanno fatta sparire ...»
Lui disse, piano:
«Dipende tutto dall’assicurazione. Se non ce l’ha, è già morta, lo sai».
L’assicurazione, già. Ovvero aver messo da parte dei documenti raccolti nel corso delle indagini, documenti con informazioni che, se divulgate, potrebbero creare problemi a qualche personalità influente, a qualche ex finanziere d’assalto che oggi fa parte del circolo ristretto che tira le fila della politica e degli affari. Un modo per sopravvivere usando quei ricatti, in un gioco pericoloso dove c’è gente disposta ad uccidere per quei ricatti, per quei documenti. Senza farsi troppi problemi, come fosse gramigna da estirpare se si vuole salvare il “raccolto”, basta un piccolo incidente, una rapina finita male, una macchina che sbanda e investe una persona mentre attraversa..
«Ai nostri tempi succedeva, ed è probabile succeda ancora, che da qualche parte si conservassero documenti compromettenti. Serviva proprio per non correre il rischio di essere epurati..»
Sara deve salvare Teresa, a tutti i costi, al costo di dover andare ancora una volta a scavare nel passato, nell’archivio segreto di Massimiliano, dentro la memoria di quelle indagini, non tutte finite sui giornali, anche a costo della sia incolumità. Perché Sara e Teresa, Mora e Bionda come venivano chiamate dentro l’Unità, non sono solo ex colleghe, amiche. Sono sorelle: si sono trovate nella vita e si sono scelte:
Noi due siamo diverse, io ti prenderei a calci almeno dieci volte al giorno, e siamo due colleghe che fanno uno strano mestiere, di quelli che non si possono raccontare in giro; ma siamo anche qualcos’altro. Siamo due sorelle che si sono scelte, che non si sono trovate per caso nello stesso posto e nella stessa famiglia.
Così
diverse e così legate: tanto fragile all’apparenza, Sara, ma
capace di abbandonare la sua famiglia per amore. Tanto dura
all’esterno Teresa, quanto fragile dentro. Andando a ripescare
avvenimenti del passato, scopriremo cosa è successo tanti anni
prima, nel 1993, che ha causato la prima rottura tra le due
“sorelle”, i primi sensi di colpa per una non aveva saputo fare
le stesse scelte dell’altra, condannando Teresa ad un ergastolo di
non amore.
Come nei capitoli precedenti della serie con
Sara Morozzi, anche questo romanzo alterna pagine molto intime sulle
due protagoniste, così diverse ma così legate, ciascuna costretta
ad indossare la sua maschera, con pagine in cui l’autore ci fa
intravedere quella zona grigia a metà tra criminalità e impresa,
con imprenditori senza scrupoli, con la connivenza di una parte della
politica, servizi più o meno deviati. Un potere segreto che non ha
nomi ma solo titoli a volte anche grotteschi, come il giardiniere, il
dottore, l’avvocato, l’eminenza, persone rispettabili implicate
in business “sporchi” come per esempio quello dei rifiuti
tossici.
Nonostante le apparenze, questo è un romanzo che
lancia un messaggio politico che arriva alla fine della lettura: si
parla del potere segreto e criminale, certo, un tema molto attuale,
ma si parla anche di relazioni che vanno oltre la famiglia e le
relazioni familiari.
La scheda del libro sul sito dell'editore Rizzoli e il pdf del primo capitolo.
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