08 maggio 2023

Report -la rete degli insospettabili

INSOSPETTABILI IN BUONAFEDE di Claudia Di Pasquale

Il magistrato Giangiacomo Ciaccio Montalto fu ucciso nel gennaio 1983, ai funerali era presente anche il presidente Pertini, oltre alla moglie e alle figlie.
Per questo delitto sono stati condannati Totò Riina e il boss di Mazara del Vallo Mariano Agate: tra le varie ipotesi si è parlato che dietro ci fosse anche Matteo Messina Denaro nel commando quella notte – racconta a Report la figlia Marene Ciaccio Montalto che oggi vorrebbe incontrare il mafioso per chiedergli chi erano i mandanti e soprattutto chi era coinvolto da un lato e dall’altro, soprattutto dalla parte delle istituzioni.

Il magistrato Giangiacomo Ciaccio Montalto stava indagando sugli interessi della mafia trapanese nel traffico internazionale di stupefacenti, sul riciclaggio del denaro sporco e sulle troppe banche presenti a Trapani.

Rino Giacalone, giornalista della Stampa, ricorda queste indagini: “nelle indagini che il magistrato svolse spuntò fuori non tanto il nome di Castelvetrano, ma spunta fuori il nome di Leonardo Bonafede, boss Campobello di Mazara [l’ultima residenza di Messina Denaro era in questo comune].”
Cosa aveva già scoperto il giudice Ciaccio Montalto?

Il legame tra la mafia trapanese con Leonardo Bonafede, capomafia di Campobello di Mazara ..”
E Andrea Bonafede è il geometra di Campobello – arrestato poi dal ROS - che ha prestato la sua identità al capomafia.
Hanno un sapore amaro le parole della figlia: “In questi 40 anni il nome di mio padre è andato completamente perduto e da solo è morto in quella stradina dove nessuno si è dato la briga allertare la polizia, ed è stato trovato il mattino dopo.”
Tutti in silenzio, il silenzio della paura, dell’omertà, della complicità. Ma sempre silenzio rimane: “non ci stupiamo del fatto che Matteo Messina Denaro sia vissuto per 30 anni indisturbato ..”

Il boss Messina Denaro ha vissuto indisturbato a Campobello, grazie all’aiuto di insospettabili: Claudia Di Pasquale ha intervistato il sindaco Castiglione, eletto nel 2014: nelle sue liste anche una lista Io amo Campobello, in cui era presente anche Giorgi, sotto processo per estorsione.
A festeggiare alle sue elezioni anche il consigliere Truglio, che 20 anni fa fu condannato per droga.
Anche Paolo Ruggirello sosteneva Castiglione per le elezioni comunali.
Nelle carte del processo a Ruggero Ruggirello si dice che aveva avuto contatti con personaggi contigui alla mafia proprio per le elezioni a Campobello nel 2014 e che alla fine il suo intervento aveva portato anche alla vittoria dell’attuale sindaco Giuseppe Castiglione.
Il sindaco a risposto alla giornalista spiegando che, all’epoca, Ruggirello era deputato regionale, “potevo immaginare che eventualmente lui potesse avere contatti con persone malavitose o quant’altro?”

In aula, al processo, il pm ha fatto ascoltare l’audio di una intercettazione tra Ruggirello e un esponente mafioso a commento della vittoria di Castiglione dove si dicono “è salito il nostro sindaco ”. Lo scorso 12 aprile Ruggirello è stato condannato a 12 anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa: un paradosso secondo il suo difensore, “è stato ritenuto responsabile per avere favorito l’elezione del sindaco Castiglione e il sindaco Castiglione è immune da qualsiasi censura di carattere penale. ”

Anche l’onorevole, in Sicilia i consiglieri regionali si chiamano così, si pone la stessa domanda, di fronte alla giornalista che ha cercato di porgli qualche domanda per strada.
“E’ una cosa gravissima ..” spiega il sindaco
Castiglione: “io non vedo nessuna contraddizione, io sono vittima semmai, perché se avessi avuto il minimo sentore che lui fosse vicino ad ambienti mafiosi giammai lo avrei fatto avvicinare alla mia campagna elettorale”. 
Giammai.

Castiglione festeggiava nel 2014 la sua elezione con persone poi condannate per mafia, con persone con precedenti. Succede, non si può sempre controllare il passato delle persone che ti stanno attorno.
Report racconta la storia di una città che ha offerto copertura a Messina Denaro, una rete di complicità estesa: il capomafia ha scelto come nome di protezione Bonafede, non un nome a caso.
Già Ciaccio Montalto aveva intuito il potere dei Bonafede, indagando sui rapporti tra la mafia trapanese e la mafia di Campobello, del boss Leonardo Bonafede.
Oggi i tre nipoti del vecchio boss sono stati arrestati, come anche la persona che ha ceduto la sua identità a Messina Denaro: tutte persone nelle cui vite il boss entrava come fossero un albergo.

Negli anni 80 Borsellino, procuratore di Marsala, diceva che la zona del trapanese era il santuario dei mafiosi: perché Provenzano e Riina hanno parenti o grosse proprietà terriere qui – si chiedeva Borsellino?

A Trefontane hanno trascorso la loro latitanza di Riina e Provenzano, grazie all’interesse di Leonardo Bonafede, non un boss minore di cosa nostra.
Bonafede si occupò anche della latitanza del padre di Messina Denaro, Francesco Messina Denaro, quando la procura iniziò ad occuparsi di lui dopo le indagini del commissario Germanà, che scampò ad un attentato organizzato proprio da Riina e Bonafede.
A gennaio 2023 viene catturato Matteo Messina Denaro: viveva a Campobello, è stato operato due volte e a procurargli le ricette era il medico massone Tumburello. Anche la moglie del medico lavora al comune.
Andrea Bonafede, nipote del boss, dipendente del comune, si occupava di prendere le ricette e portarle al boss: il comune aveva integrato il suo stipendio di mille euro, per mancanza di personale spiega il sindaco.

Ma l’impiegato del comune, indefesso, aveva usato l’auto del comune per incontrare il boss: la scoperta che il nipote del boss aiutava Messina Denaro ha scioccato il sindaco.

L’architetto Tramonte è assessore al comune: presso il suo studio lavora la moglie di un altro nipote del boss Leonardo Bonafede, Emanuele Bonafede.
Anche qui, l’assessore non sapeva niente ed è stato uno scioc anche per lui leggere dell’arresto della moglie di Emanuele Bonafede.
Un altro locale, confiscato ai Bonafede, è finito alla cooperativa Cibus: anche qui lavorava un altro parente dei Bonafede.
La vivandiera Lancieri ha scritto a Messina Denaro dicendo che incontrare Messina Denaro è stato per lei un regalo.

Possibile che Messina Denaro, mandante delle stragi di via D’Amelio e Capaci, girava per le strade di Campobello senza problemi. Possibile?
Fa paura pensare che questo sia successo: a Campobello vive il fratello di uno degli agenti della scorta di Falcone, Agostino Catalano.
Il fratello, Salvatore, oggi vorrebbe parlare con Messina Denaro: vorrebbe chiedergli chi siano stati i mandanti nello stato per quelle stragi. Quali protezioni ha avuto dallo stato.

Come ha fatto a rimanere latitante per 30 anni? Se lo chiede il giudice Montalto, che sta firmando le carte con le condanne del capomafia.
Il servizio di Report racconta di una rete, della famiglia Bonafede, che ha avuto un ruolo importante nella sua latitanza. Possibile che non si potesse arrivare subito a loro?
Martina Gentile è figlia di Laura Bonafede, Messina Denaro la considerava una figlia, anche lei come la Lancieri (la vivandiera di Messina Denaro) ha lavorato nello studio di architetto di Tramonte.

Nel tirocinio ha lavorato alla sanatoria della sua casa? Secondo l’assessore no, la casa era già sanata racconta: invece no, carte alla mano, nel tirocinio ha lavorato alla sanatoria della casa di famiglia.
Oggi Martina Gentile è indagata per favoreggiamento: nel 2011 era citata nelle carte di una prima inchiesta su Campobello, anche questa sulla rete di protezione per il boss.
Laura Bonafede è stata arrestata nell’aprile scorso: fino ad allora era considerata solo la maestra dell’asilo, si considerava come una vittima della sua famiglia, o forse dello stato che aveva arrestato il marito, ergastolano e nipote del boss Leonardo Bonafede.

Cadono tutti dal pero, qui a Campobello. Come potevamo riconoscerlo, oggi a Messina Denaro – dicono alla giornalista.
Nessuno vuole commentare questi arresti, come nessuno vuole commentare la condanna dell’ex senatore D’Alì, come succede all’assessore all’istruzione della regione Sicilia.
La mafia è incompatibile per le istituzioni – racconta l’assessore: eppure a Campobello, nessuno si era fatto troppi problemi, nessuno si era fatto troppe domande. Sui Bonafede: Laura Bonafede era solo la maestra d’asilo. La figlia Martina consegnava i pizzini al padre, condannato per diversi omicidi. La vivandiera. L’impiegato comunale indefesso …

La relazione fatta dopo il commissariamento del comune di Campobello da ufficiali dei carabinieri, della finanza, è rimasta chiusa nel cassetto: dentro erano contenuti proprio i nomi della rete di protezione di Messina Denaro, emersi dopo la radiografia dei politici e dei mafiosi del paese.
Nella relazione, del 2012, era indicata anche una associazione, Belice soccorso.

Il servizio di Claudia di Pasquale è poi passato a raccontare i legami tra Andrea Bonafede (colui che ha prestato l’identità a Messina Denaro) e la Evergreen, una società di servizi con sede a Bologna che lavora in Sicilia, con la cooperativa Lo Faro, con l’imprenditore Epifanio Napoli, finiti in un indagine su un albergo costruito con denaro che sarebbe stato riciclato, sebbene poi le condanne siano finite in prescrizione, Andrea Bonafede era come Rivera, racconta oggi Epifanio Napoli.

Accanto all’AcquaSplash, un altro imprenditore Vito Quinci, aveva denunciato due ex consiglieri comunali che gli avevano proposto delle mazzette. Oggi si ritrova come un reietto, non ha ancora le concessioni per completare le sue opere, che hanno pure subito dei danneggiamenti.
Nel 2010 aveva denunciato una tangente pagata al consiglio comunale: a chiedergli i soldi sarebbe stato l’ex sindaco.

La storia raccontata da Quinci, del delitto dell’imprendotore Marcianò, è stata raccontata dal Fatto Quotidiano

Quinci accusava l’ex primo cittadino di aver intascato una tangente da 30 mila euro per ottenere l’approvazione del consiglio comunale per la struttura alberghiera. “Ritorna dopo un mese circa, qualcosa del genere, molto impaurito – racconta Quinci a Report–: Giuseppe che problemi ci sono? Io mi voglio costituire. Perché costituire? Perché a casa mia ogni mattina si fanno delle riunioni, Matteo Messina Denaro, tutti i boss, perché lì c’era il problema di eleggere i nuovi boss”. Chi partecipava ai summit? “Matteo Messina Denaro, c’erano gli Spezia, c’erano i Bonafede non so se erano gli eredi – dice ancora Quindi, intervistato, raccontando quanto riferito da Marcianò -. Io ora sono in grado di fare arrestare a tutti. Per fare arrestare a tutti, cosa facciamo mi dice, io divento collaboratore di giustizia, prima di diventare collaboratore di giustizia gli faccio mettere le cimici, le telecamere a casa mia, sotto l’albero dove avvengono le riunioni, loro prendono a tutti e a me mi devono arrestare. Agli occhi di tutti non devo essere il collaboratore, devo essere arrestato”.

Se fosse vera la ricostruzione di Quinci, il pentimento di Marcianò avrebbe potuto portare gli inquirenti, già nel 2017, direttamente a ‘u Siccu’, 5 anni prima dell’arresto.

La Cassazione ha assolto i politici e gli uomini del ROS nel processo sulla trattativa stato mafia: tanti giornalisti hanno gioito per questa sentenza. Ma nessuno ha scritto perché e come Bernardo Provenzano è rimasto latitante per 40 anni, perché e come Messina Denaro è potuto rimanere latitante, a casa sua, per 30 anni.

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