01 maggio 2023

La repubblica fondata sul lavoro precario e povero

Buon Primo maggio a tutti, in un paese dove il lavoro povero e precario è considerato un assett, un valore per le imprese, non un problema sociale. Sui giornali mainstream il messaggio che passa è che in Italia non siamo produttivi e che prima di alzare i salari occorre lavorare di più.

Ecco perché questo governo di DESTRA, le cui nostalgie fasciste non sono l’ultimo dei problemi, si riunisce oggi per emanare un decreto legge, chiamato ipocritamente decreto lavoro, per smantellare un altro pezzo di diritti e di tutele.

È un attacco ai sindacati (convocati all’ultimo momento – qui la risposta di Bombardieri UIL) e al lavoro. E alla Costituzione, per quello che vale.

Questa giornata di festa non è stata pensata come giornata di riposo (fannulloni, andate a lavorare!), ma un giorno un cui festeggiare il lavoro per ricordarsi che tutti i diritti sono arrivati grazie a battaglie, scioperi, lotte.

Oggi il governo alza i limiti sui voucher, toglie i paletti del DL dignità (del governo Conte 1) introducendo il concetto (altrettanto ipocrita) della contrattazione singola, che è chiaramente sbilanciata nei confronti del datore del lavoro. Oggi si finisce di smantellare il reddito di cittadinanza, una misura che ha aiutato molte persone in difficoltà, seppur con molti problemi.
Si incentivano i subappalti, senza controlli, col risultato di far aumentare gli incidenti e i morti nei cantieri.

Oggi, finalmente dirà qualcuno, l’ideologia anti-lavorativa, ottocentesca, prevale su tutto: aut imprese aut nihil, solo le imprese danno lavoro, solo le imprese creano profitti, ricchezze. Dunque è accettabile non avere tutele per malattie e infortuni, è giusto lasciare mani libere alle imprese (altro che controlli sul rispetto delle norme anti-infortunistiche), è giusto tenere fermi i salari, è giusto avere contratti pirata con sindacati farlocchi. Alle imprese i sussidi, alle persone un lieve aumento dei salari per il taglio del cuneo.

Leggetevi le prime pagine di Corriere e Il Sole 24 ore, come raccontano oggi la giornata del 1 maggio e il decreto lavoro: la flessibilità necessaria, il taglio del cuneo e i 100 euro in più in busta paga. Quante volte abbiamo letto di ristoratori che offrono stipendi alti ma non trovano nessuno?

Ecco, questa la realtà: su 445 ristoranti ispezionati il 77 % degli impiegati è irregolare, lavora in nero (dall’articolo di Galliano - Il Domani).

Il 1 maggio del 1947, per la prima volta dopo la fine della seconda guerra mondiale, i sindacati in Sicilia si ritrovarono a Portella della Ginestra a festeggiare il primo maggio, come si era sempre fatto prima del fascismo, prima che il regime lo abolisse (e come vedete la storia non si ripete a caso).

A sparare su questi braccianti, sui sindacalisti, sulle donne e sugli uomini furono gli uomini della banda di Salvatore Giuliano: il lavoro di ricerca di storici come Giuseppe Casarrubea e Mario Cereghino scoprì che a sparare su quelle persone, in quella prima strage del nostro paese, c’era anche un commando della X Mas con lanciagranate di fornitura americana. E anche dei mafiosi del luogo.


Dal libro Lupara Nera: Giuseppe Casarrubea e Mario Cereghino

“I rapporti del Sis italiano parlano chiaro — spiegano gli autori - Sono il Comando militare e l’intelligence statunitensi a dare il via all’operazione golpista nell’autunno ’46. Gli americani temono che comunisti e socialisti possano vincere democraticamente le prime elezioni politiche dalla caduta del fascismo, che finiranno per svolgersi, dopo vari rinvii, il 18 aprile ’48. Gli 007 londinesi segnalano con preoccupazione i contatti tra agenti americani, eversione nera e personalità dello Stato italiano come, ad esempio, il capo della polizia. Nei rapporti, si fanno espliciti riferimenti 'all’incidente’ e al ‘lago di sangue’ che daranno il via al golpe militare. Ma sono soprattutto le carte britanniche sul neofascismo, desecretate nel 2005, che ci permettono di comprendere il dietro le quinte di quei mesi terribili. Si parla ampiamente, ad esempio, del colonnello Charles Poletti, il capo del Governo militare alleato tra il ‘43 e il ’45.

Nel giugno ’47 arriva in Italia ‘in missione speciale per conto del governo americano’ per assicurare armi e denaro alle squadre armate anticomuniste. L’alleanza sotterranea tra intelligence Usa e neofascismo si concretizza anche sul confine orientale, dove gli agenti statunitensi non esitano a scendere a patti con gli ex repubblichini per fronteggiare la ‘minaccia comunista’ incarnata dal maresciallo Tito. Dai documenti emergono inoltre i finanziamenti clandestini elargiti dalla Banca Nazionale dell’Agricoltura e dalla grande industria ai gruppi paramilitari neofascisti. È in questo contesto che si colloca l’azione terroristica di Salvatore Giuliano. Il suo gruppo è uno squadrone della morte agli ordini dei Fasci di azione rivoluzionaria (Far) di Pino Romualdi, delle Squadre armate Mussolini (Sam) e della Decima Mas di Junio Valerio Borghese. I documenti del controspionaggio Usa (da noi ritrovati nel 2005 negli archivi americani di College Park) rivelano che i contatti tra Salò e Giuliano risalgono all’estate ’44, quando un commando nazifascista inizia a operare sulle montagne tra Partinico e Montelepre per addestrare militarmente gli uomini della banda”.

Come vedete, la storia aveva già raccontato tutto, sin dagli arbori di questa repubblica.

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