Ancora ieri su Repubblica, il
giornalista Salvo Palazzolo parlando della strage di Portella della Ginestra (1 maggio 1947), raccontava dei colpi sparati
dalla banda Giuliano sulla folla radunata per festeggiare il 1
maggio (l'articolo lo si può leggere qui).
Mentre leggevo l'articolo mi tornavano
in mente le parole di Tullio de Mauro che, riferendosi alla morte di
Enrico
Mattei, diceva “è stato un omicidio, non parlate di
incidente”.
Ancora oggi si ha
timore a raccontare la storia dei misteri d'Italia nella sua
complessità, quando tocca livelli legati al potere. L'oscuro
incidente dell'aereo di Mattei, la banda Giuliano ..
E' vero che Giuliano era presente e che
sparò sui contadini col suo mitra, ma sui corpi dei feriti, molti
anni dopo, furono estratte schegge di granata, che avevano prodotto
ferite ben diverse da quelle dei colpi di fucile e mitragliatore.
Siccome, in base alle conoscenze
raccolte, Giuliano e i suoi non disponevano di lancia granate, di
produzione americana, viene da chiedersi chi abbia sparato quei
colpi.
Lo storico Giuseppe Casarrubea, morto
l'anno scorso, aveva studiato a lungo la strage, i referti, i
cablogrammi tra Italia e America, spulciando gli archivi inglesi e
americani.
Da questi studi, era emerso un quadro
sulla strage e sulla situazione politica in Sicilia negli anni a
cavallo della fine della guerra che sembra quasi una spy story.
Il movimento monarchico che usava il
banditismo per costringere alla resa lo stato italiano, non ancora
repubblica.
I timori che, dopo il crollo del
nazismo e del fascismo, non rimanessero argini per fermare il
comunismo (e la fine dei privilegi per i latifondisti, per i nobili
siciliani, per la Democrazia Cristiana che era stata scelta
dall'america per guidare l'Italia.
Dalla rete sabotaggio, lasciata
sull'isola dai nazifascisti (e di cui Giuliano faceva parte secondo
lo storico) alla nascita della rete “Stay behind”, la struttura
paramilitare in funzione anticomunista composto da ex militi delle
Brigate Nere e della Decima Mas.
Un patto occulto tra poteri criminali,
tra cui pure la mafia rurale, servizi segreti, gerarchie vaticane,
esponenti dell'indipendentismo siciliano (come Finocchiaro Aprile)
che ha forzato la storia del nostro
paese in una ben precisa direzione: mantenere intatti privilegi,
bloccare qualsiasi tentativo di riforma agraria, creare terrore nei
confronti delle forze di sinistra (la strategia della tensione è
iniziata in Sicilia molto prima di Piazza Fontana).
Da
questo gruppo di potere eversivo sono nate le bande come quella di
Giuliano, gli assalti alle Camere dei lavoratori e la strage di
Portella della Ginestra.
Dove a
sparare sulla folla furono gli uomini di Giuliano, gli uomini della
banda di Salvatore Ferreri, “Fra diavolo” (uno strano bandito,
che girava col lasciapassare del ministro dell'interno) e uomini
della X Mas coi loro lanciagranate.
La
santissima Trinità, l'hanno chiamata Giuseppe
Casarrubea, citando una
frase gridata da Gaspare
Pisciotta (luogotenente
di Giuliano) nell'aula del Tribunale di Viterbo, al processo
per l'eccidio di Portella della Ginestra dopo essere stato
condannato. Pisciotta urla
alla giuria e ai giornalisti presenti in aula
“Banditi, mafia e carabinieri
eravamo tutti come una cosa sola, come la Santissima Trinità: Padre,
Figlio e Spirito Santo”. La
stessa scena è stata inserita nel bellissimo film di Francesco Rosi
“Salvatore
Giuliano”.
Quello
che è avvenuto dopo è noto:
la strage che diventa la strage di Giuliano, il governo di coalizione
a Roma da cui esce il partito comunista, la Sicilia che strappa lo
statuto autonomo a Roma, i mafiosi che vengono riabilitati dalle
forze di occupazione alleate di Charles
Poletti.
La
mafia che, dopo aver protetto prima e consegnato poi ai carabinieri
Giuliano, avendo coperto l'operazione sporca di “Portella”, entra
dentro la stanza del potere: scrive Alfio
Caruso nel libro
“Quando la Sicilia dichiarò guerra all'Italia”
“Grazie a Turiddu, Cosa Nostra compie il salto di qualità: gli ha tappato la bocca e ha fatto sparire ogni documento compromettente per i suoi nuovi alleati. In cambio tutti gli atti pubblici la ignoreranno fino alla strage di Ciaculli, i sette militari disintegrati il 30 giugno '63 dalla giulietta imbottita di esplosivo.Cosa Nostra si è legata, come mai era accaduto in passato, a pezzi importanti delle Istituzioni. Condivide segreti, che non dovranno essere rivelati,pena la bancarotta morale della nascente Repubblica. Ha intrecciato rapporti fondamentali, che sfrutterà per oltre mezzo secolo. Certi canali mai più verranno chiusi, certi indirizzi resteranno conosciuti e praticati da ambo i lati, certi accordi inconfessabili diverranno la base di accordi inconfessabili. La mafia è sempre stata identica a se stessa: corruttrice, sanguinaria, avida. In difesa del proprio utile mai si è fatta scrupolo di ammazzare donne e bambini. L'onorata società e gli uomini d'onore sono un'invenzione dei complici d'alto bordo. Ai tempi di Vizzini le bastava amministrare il potere all'ombra dello Stato; ai tempi dei corleonesi vorrà sostituirsi allo Stato. Lo spartiacque sono gli anni di Giuliano con il patrimonio di ricatti, minacce, conoscenze, che unito alla protezione statunitense le consentirà il controllo dell'isola e di una parte dell'Italia prima della sua estensione all'intera Europa.
A sua insaputa Turiddu è stato lo strumento per consentire alla «disonorata società» di uscire dalla dimensione regionale e assurgere a interlocutore privilegiato delle istituzioni.”.
La nostra Repubblica, che quel 1 maggio si trovava a festeggiare il
primo maggio, festa dei lavoratori, la prima volta liberi dalla
dittatura, è nata così. Dai ricatti, dalla strage, dagli accordi
sporchi con la mafia.
È nata con la coscienza sporca.
Il sociologo Danilo Dolci che
spese tutta la sua vita a cercare la verità sul Primo maggio del
1947, lanciò il suo drammatico messaggio: «gli italiani devono
sapere che Portella della Ginestra è la chiave per comprendere la
vera storia della nostra Repubblica. Le regole della politica
italiana in questo mezzo secolo sono state scritte con il sangue
delle vittime di quella strage».
-Lupara
Nera di Giuseppe Casarrubea e Mario José Cereghino
-La
santissima Trinità: Mafia,
Vaticano e servizi segreti all'assalto dell'Italia nel 1943-1947.
Nicola Tranfaglia, Giuseppe Casarrubea e Mario José Cereghino
- Quando la Sicilia dichiarò guerra all'Italia, Alfio Caruso
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