Questa sera, alla faccia della sborniaeuropeista e macronista (per la vittoria del candidato Macron alle presidenziali francesi), si parla di banche, di crediti deteriorati,
di fiscal compact e di quanto rischiamo di pagare per colpa della
gestione allegra dei manager dei nostri istituti di credito.
Ma c'è spazio anche per raccontare
dello spin doctor di Salvini e di come sono gestiti i nostri parchi.
Ma prima il consueto appuntamento con
Sabrina Giannini e “Indovina
chi viene a cena”
Le #alghe sono un “nuovo cibo” che ha sempre più mercato. Riusciranno a sfamarci in futuro? Siamo andati in Olanda per saperne di più!Vi diamo appuntamento lunedì sera, ore 21.05 su Rai3!#indovinachivieneacena
Dicono che sarà “l'erba del mare”
che sfamerà il pianeta: Sabrina Giannini è andata in Olanda a
vedere come funziona il nuovo cibo e chi controlla il mare di alghe
che ci mangiamo..
I crediti deteriorati delle banche.
Ogni volta che parla, il presidente
della Banca d'Italia Visco, sembra che si stia rivolgendo ad
una platea che non esiste. Voglio dire, ogni volta che lo sento
parlare in TV e ripetere che il sistema bancario è solido, sano, ben
governato, viene l'impressione che non si stia rivolgendo al paese,
ai risparmiatori o perfino ai dipendenti bancari.
Perché dopo tutto quello che è
successo in Italia, a partire dallo scandalo di Bancopoli in poi,
alle scalate dei furbetti, alla crisi di MPS e delle banche Popolari,
con le grandi banche (una volta dette di sistema) che ristrutturano
tagliando posti, tutto si può dire tranne “va tutto ben madama la
marchesa”.
Report nel passato si era già occupata
di banche con le inchieste su MPS sulle popolari venete: questa sera
Paolo Mondani si occupa della questione dei crediti deteriorati.
A partire dalla domanda del promo: “Le
banche italiane schiacciate da 190 miliardi di crediti malati. Non è
che li hanno prestati alle persone sbagliate?”.
Ecco, a chi sono stati prestati i
soldi? Sono finiti a piccole e medie imprese che, per colpa della
crisi, non sono state in grado di restituirli, oppure sono stati
prestati in modo scriteriato per alimentare clientele, per
investimenti fallimentari, per aiutare qualche amico in difficoltà?
La cattiva gestione dei prestiti ha
avuto due effetti negativi: da una parte ha truccato le carte nel
mondo delle imprese, dall'altra rischia di avere forti ripercussioni
sul nostro sistema e sui conti.
Eh già, perché i crediti deteriorati
potrebbero essere svenduti a fondi di investimento speculativi col
rischio di vedere in Italia le stesse scene già viste in America
quando la bolla immobiliare è crollata.
Ora l'Europa e la BCE (che dal 2014 la
bce vigila sulle banche della eurozona) ci chiedono di mettere in
ordine i conti e questo significa altra austerity, altre tasse più o
meno nascoste: insomma lo stesso insieme di fattori che ha fatto
sprofondare sempre più l'Italia nella crisi dal 2011.
Il servizio di Paolo Mondani ha seguito
tutti gli istituti in crisi per questi crediti, andando a vedere chi
sono gli imprenditori debitori con la banca, cominciando dal
costruttore mantovano Muto in debito con MPS accusato di essere il
referente di grande Aracri a Mantova. Assolto in primo grado, si è
difeso dicendo che di imprenditori con quel nome ne esistono tanti
nella zona.
Dopo due anni di commissariamento la
cassa di risparmio di Ferrara fa crac: i creditori di Carife sono
Siano, Bellavista Caltagirone, Bertolini, Mascellani, per un totale
di 350 ml. La banca ha prestato tutto quello che aveva, il suo
capitale a queste persone.
Banca marche è fallita nel 2015
assieme ad Etruria, Cari chieti, mandando a ramengo 40mila azionisti:
8 miliardi sono i crediti malati che venivano occultati, come ha
scoperto poi Bankitalia,
Il bilancio era stato certificato dal
cda e dalla società di revisione Pricewaterhousecoopers: hanno
sempre detto che i bilanci erano meravigliosi per poi scoprire che
erano falsi.
Massimo Bacci, sindaco di Jesi, ha
risposto al giornalista: “se erano in buona fede erano tutti degli
incapaci”.
In 10 anni i crediti deteriorati sono
cresciuti di 191 miliardi (si sono moltiplicati per cinque) ma
nonostante ciò la busta paga dei manager e cda è salita.
In crisi non sono solo le piccole
banche ma anche i grandi gruppi: Unicredit ha crediti nella capitale
coi costruttori come Parnasi che voleva costruire lo stadio della
Roma.
Quest’anno si dovrebbe ratificare il
fiscal compact e questa potrebbe essere la tempesta perfetta per la
politica fiscale in Italia, il responsabile delle politiche di
austerity che hanno stretto il nostro paese in una recessione.
Come racconta Oliver Stone
nell'intervista a Mondani “le banche si sono trasformate, da banche
di investimento a banche che speculano”. Non abbiamo imparato
niente dalla crisi del 2008: tornano i debiti e i soldi spariscono...
Qui l'anticipazione su Raiplay
La scheda del servizio: Il
silenzio degli insolventi di Paolo Mondani
Per anni le nostre banche hanno prestato soldi in modo facile, spesso agli amici degli amici. Ora hanno in tasca circa 200 miliardi di crediti malati e recuperarli sarà difficile. La Bce chiede di disfarsene al più presto, ma così si rischia di svenderli ai fondi d’investimento stranieri invece che limitare i danni gestendoli in casa, come raccomanda Banca d’Italia. È a rischio l’intero sistema Italia: ci siamo messi nei guai da soli, ma con l’accusa che siamo spendaccioni l’Europa ci impone l’austerity. Un quadro drammatico destinato a farsi più cupo perché quest’anno il fiscal compact da trattato europeo diventerà legge interna e se ci presentiamo al tavolo da ultimi della classe sarà impossibile allentare le catene del rigore tedesco. All’orizzonte un possibile aumento dell’Iva e misure draconiane.Paolo Mondani ha realizzato per Report un’inchiesta che passa in rassegna le principali banche coinvolte nella crisi dei crediti deteriorati e i grandi capitalisti dal debito facile, raccogliendo interviste esclusive dai diretti interessati. Cosa ne emerge? Se non riesci a pagare un mutuo da trentamila euro ti portano via la casa, se ti sei fatto prestare 300 milioni da un amico diventi un investimento. Il servizio non si limita alla denuncia e interpella prestigiosi economisti internazionali, come Heiner Flassbeck per anni alla direzione sviluppo dell’Onu, e i responsabili della vigilanza Bce, per capire come siamo arrivati a questo punto e come uscire dall’impasse.
Padania social.
Non ci sono solo Casaleggio e Grillo:
anche Salvini ha il suo social manager.
Si chiama Luca Morisi e per il
segretario della Lega cura la comunicazione sui social: è grazie a
lui che Salvini ha tutti i follower su Twitter e i like su Facebook
(1,8 ml di fan su FB).
Ma, come per Casaleggio, anche qui
nasce il sospetto che lavorando a fianco di un politico, ci abbia
anche guadagnato.
E' la strategia del consenso sui
social, la stessa di Jim Messina per Obama e per Renzi (che però non
ha funzionato per il referendum): sa arrivare al cuore delle persone
dicono i suoi sostenitori, è diretto, sa comunicare la sua
quotidianità. La quotidianità delle sue dirette su FB, come dalla
stazione centrale..
Salvini è il capitano, soprannome
coniato da Morisi: la sua società si chiama Sistema intranet che
lavora anche con la sanità lombarda, dal 2009 ha ricevuto contratti
da 1 ml di euro
Lei cosa ne pensa, ha chiesto il
giornalista a Salvini?
"Sono stati sfortunati ad
incontrarmi", una risposta che ricorda quella di Grillo su
Casaleggio (e i bilanci in rosso).
Qui l'anticipazione su Raiplay.
La scheda del servizio Padania
Social Di Giulio Valesini
La comunicazione politica non passa solo da tv e giornali ma sempre di più anche dal web. Come in America, anche in Italia i leader si affidano ad esperti del settore: il segretario della Lega Nord Matteo Salvini dal 2013 ha ingaggiato lo spin doctor Luca Morisi. Grazie alla sua strategia, negli ultimi due anni Salvini ha fatto il pieno su Facebook: un milione e ottocentomila seguaci, un record. Morisi ha una società che fa siti web e collabora anche con aziende pubbliche. In particolare con le Asl della Lombardia, dalle quali tra il 2009 e il 2016 ha ricevuto appalti per circa un milione di euro.
Infine, piccolo è bello: questo il
riassunto del servizio di Emilio Casalini sui parchi italiani
La scheda del servizio: Parchi
in gioco Di Emilio Casalini
Dal Gargano alle Cinque Terre passando per il Delta del Po, il Vesuvio e l'isola d'Elba. Un’inchiesta nell’Italia dei parchi nazionali tra gare di motociclette, abusivismo edilizio e milioni di euro che non si riescono a spendere. Ma per fortuna abbiamo anche esempi positivi dove la buona amministrazione riesce a far convivere una comunità con la natura, autofinanziarsi grazie al turismo e addirittura decuplicare le proprie entrate. E si scopre che i più piccoli sono i più forti.
Anticipazione
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