Prima delle inchieste su virus,
cybercrime e rischi connessi, un bel servizio di Sabrina Giannini
sull'alimentazione: secondo la legge il gelato si può fare sia
con prodotti freschi che con prodotti semilavorati e industriali.
Una concorrenza dell'industria agli
artigiani veri del gelato: ci sono anche corsi, organizzati da queste
industrie, che spiegano come usare gusti in polvere nel gelato, in
modo che il sapore sia indistinguibile da un gelato fatto con
prodotti freschi.
Ci sono gelaterie col marchio
“artigianale” dove in realtà di artigianale c'è poco: le
vaschette arrivano dall'Algida; in altre, pure queste artigianali,
non espongono l'elenco dei prodotti e degli additivi.
Almeno costassero di meno, i gelati
semi industriali con aromi e gusti chimici, preparati dall'industria
aromatiera.
C'è differenza tra aroma naturale di
valigia e aroma naturale e basta: nella seconda, il sapore somiglia a
quello della vaniglia ma deriva dalla crusca.
Non proprio un procedimento naturale:
tutto per l'assenza di una parola nella scritta sulla confezione..
Così come la vanillina che deriva
dalla produzione del legno o del petrolio.
E lo stesso vale per il sapore di
panna, per il sapore di pollo nel brodo, del tartufo.
Il prosciutto cotto, senza gli aromi
sembrerebbe carne lessa.
Nella scamorza affumicata c'è l'aroma
di affumicatura.
Tutto può essere e tutto può
sembrare, basta stimolare la parte più “remota” del nostro
cervello.
Per esempio il sapore della vaniglia
che ricorda il latte materno, dunque stimola un ricordo piacevole.
La scoperta poco piacevole che fa il
servizio è che molti di questi sapori artificiali o coloranti sono
possibili cancerogeni: non ci sono i soldi per fare studi
approfonditi per capire se sono veramente cancerogeni, solo
l'industria avrebbe i soldi, ma sarebbero ricerche di parte.
Possiamo essere spiati dalla telecamera
che abbiamo comprato per curare la casa.
E altri rischi potrebbero arrivare da
altri elettrodomestici connessi.
Ma il rischio più grande è quando
accettiamo clausole di servizi in rete, senza stare attenti, cedendo
parte dei nostri dati a siti come Google e Facebook.
Facebook un giorno potrebbe
leggerci nel pensiero e postare ciò che abbiamo in mente.
Forse troppo futuristico, ma già oggi
Google e Facebook fanno business usando i dati che noi gli forniamo.
Siamo spiati o tracciati anche dai
cookies, che tracciano quello che vediamo, i siti che navighiamo.
Dal 2015 è obbligatorio segnalarlo, ma
è nata già vecchia (parole del garante Soro).
Il servizio ha mostrato come, navigando
su Corriere, Repubblica, Report e BeppeGrillo, i nostri dati navigano
per mezzo mondo.
Anche se stiamo navigando in anonimo,
c'è modo di dare un'impronta unica del nostro device, che ci
identifica.
Le app poi hanno accesso a buona parte
dei nostri stessi dati e l'accesso l'abbiamo dati noi: c'è stata la
multa dell'Antitrust, ma rispetto ai profitti fatti da Facebook e
Whatsapp, sono molto basse.
C'è il caso di una App del Meteo che
ha accesso al microfono, col rischio di poter registrare quello che
diciamo.
Lo scopo di tutto questo
tracciamento è avere tanti più dati di noi: se il prodotto che si
scarica è gratis, significa che il prodotto siamo noi.
Assieme al direttore di Future
Intelligence, Giorgio Mottola ha fatto un esperimento: accesso
gratis ad un hot spot wi fi in cambio del primogenito.
Nessuno legge le clausole in internet:
sono poco chiare, lunghe.
E così si corre il rischio, usando un
servizio gratuito, di pagarlo in realtà perché magari non si cede
il figlio, ma i tuoi dati.
Ci si ritrova profilati anche nelle
stazioni di Trenitalia: in cima ai cartelloni pubblicitari c'è
una videocamera che si osserva e che ci sta profilando.
Le informazioni sono inviate ad un
fornitore di pubblicità che, in base al profilo stimato, ci propone
la migliore pubblicità.
La società si chiama Quividi, fondata
da un italiano: l'applicazione riconosce l'età, l'umore, per le
campagne pubblicitarie di molti marchi nel mondo.
Che fine fanno i dati? Sono
collezionati in rapporti ma non si registrano dati biometrici, però.
Ma registrano dati oppure no?
Se c'è registrazione dei dati,
servirebbe l'assenso.
All'università di Cambridge hanno
realizzato un sw che, usando i dati online lasciati sui social, è in
grado di tracciare un profilo psicologico della persona.
Età, carattere, perfino analisi
predittive possono farsi.
Dal marketing commerciale si può
arrivare alla politica: lo fa Cambridge analytica e lo usa per
lanciare messaggi ad un micro target, per cercare i giusti messaggi
per convincere le persone.
Cambridge Analytica ha lavorato
per la campagna di Trump, ma nel passato una tecnica analoga è stata
usata anche da Clinton e Obama.
Una campagna elettorale basata sulla
psicologia può essere molto dannosa: ci dicono cosa dobbiamo
desiderare, minando la nostra democrazia.
A Milano esiste anche la polizia
predittiva: analizzando le serie di dati, si cerca di anticipare i
crimini nel futuro.
Un sw analogo è adottato in alcuni
land in Germania e anche in America: c'è il rischio che la
profilazione si basi sulla razza.
Ci sono anche i database
reputazionali: lo ha scoperto un commercialista finito a processo
e poi assolto. Aveva un profilo, in una banca dati chiamata World
Check, usata dalle agenzie governative e da strutture finanziarie.
I profili sono creati da notizie che
arrivano dal web o dalla stampa: ogni giorno si creano migliaia di
profili, con informazioni potenzialmente errate.
World check non ha rilasciato
l'intervista, strano per una azienda che raccoglie dati degli
altri...
Chissà quanti di noi sono finiti in
questo database, questo spiegherebbe tante porte chiuse.
È nel nostro diritto chiedere la
cancellazione dei nostri dati: se le nostre informazioni sanitarie
fossero vendute alle assicurazioni, quanti di noi potrebbero
assicurarsi?
Report ha messo online un link per
spiare chi ci spia: per vedere l'effetto che fa.
Voglio
piangere, di Giuliano Marrucci
E se un giorno la nostra lavatrice, o
il televisore, diventassero strumenti di un attacco informatico?
Televisori intelligenti, termostati
intelligenti, frigoriferi con telecamere, telecamere con allarmi …
E' l'internet of things: c'è un prezzo
da pagare per questa rivoluzione.
Per esempio, come ha dimostrato
Marrucci, che la telecamera appena montata sia poi usata da un hacker
che ci spia da fuori.
Igor Falcomatà ha bucato la
telecamera usando Showdown in pochi minuti: per esempio perché
nessuno cambia la password del produttore.
Perché nessuno aggiorna il firmwire
della telecamera (o di un altro device connesso alla rete).
Ogni giorno ci sono attacchi in rete
che passano per i device connessi in rete, anche per fare attacchi
tra stati, senza usare più carri armati o bombardieri.
Non è fantascienza.
La Cina ha rubato segreti di aziende
americane, un furto che ha consentito di mettere sul mercato prodotti
a basso costo, mettendo in crisi aziende americane.
Peggio ancora gli attacchi informatici
sui prodotti militari.
Attacchi DDOS sono avvenuti in Estonia,
anni fa, che è passata da computer.
Oggi gli attacchi passano tramite
oggetti come il frigorifero di casa, con una potenza migliaia di
volte più grande.
Stuxnet è l'arma inventata da USA e
Israele per attaccare le centrali iraniane.
Nel 2015 il virus Black energy
inventato dai russi è stato usate per attaccare le centrali
energetiche.
Azioni di spionaggio ci sono state
contro l'aereo F35, che hanno comportato un aumento di costi per gli
USA.
Energia, chimica, logistica: tutte
aziende che hanno subito furti di informazioni, finite poi in Cina e
usate per colmare il gap tecnologico cinese.
Bruce Schneier, guru dell'informatica
ha analizzato la mole di dati fornita da Snowden: per l'america passa
una grosse mole di dati, molte aziende informatiche sono americane –
dice l'esperto.
Questo rende più facile la vita agli
spioni delle agenzie americane: quando scoprono una vulnerabilità
però, non viene rivelata, ma è usata per sfruttarla contro gli
avversari.
Così Wannacry ha prodotto tutti i
disastri in Inghilterra, negli ospedali: la vulnerabilità era nota,
ma la NSA si è tenuta il segreto, così poi qualcuno ha rubato il
codice di questo strumento di spionaggio e lo ha usato per fare un
attacco.
Sembra che le agenzie di spionaggio
vogliano una rete debole per attaccare meglio gli avversari.
In America e anche nella Russia di
Putin: qui gli hacker sono assoldati dai servizi di intelligence,per
attaccare il partito democratico e passare poi i dati a Wikileaks.
La Cia colleziona sw con vulnerabilità
prodotti in Russa, da lasciare in giro come impronte digitali.
La Russa invece è accusata di far
circolare le bufale che hanno condizionato le recenti campagne
elettorali: come quelle pro Trump (i cui elettori sono più
facilmente condizionabili).
Report è andata nello studio di Russia
Today: gli esperti della tv russa sono personaggi improponibili, come
la signora, che lavorava nella banca mondiale che sostiene che il
Vaticano è controllato da una specie particolare di uomo, homo
capensis …
L'Europa e anche l'Italia intendono
combattere le bufale con strumenti di controllo.
Ma chi controlla queste agenzie?
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