23 maggio 1992, 25 anni fa: un'era geologica dal punto di vista politico, specie in un paese come il nostro che ha una memoria corta che si ferma all'altro ieri.
Chi oggi si ricorda veramente chi era il giudice Giovanni Falcone, delle polemiche di quei mesi su Gladio, sullo scontro tra politica e magistratura (le nomine alla Superprocura), le picconate del presidente Cossiga..
Avevano altre facce i politici di allora: Andreotti, Martelli, Craxi, Forlani, Occhetto.
Di quei partiti, è rimasta solo la Lega Nord, chi l'avrebbe mai detto.
Perché allora ostinarsi a ricordare questi magistrati, Falcone e Borsellino (e tutte le altre vittime della mafia), l'anniversario della strage?
Per tirar giù dal piedistallo della retorica e dell'eroismo queste persone, che eroi non lo volevano diventare.
Per evitare il rischio di dimenticarsi chi fossero i veri nemici di Falcone: non solo la mafia ma anche persone all'interno della stessa magistratura.
Falcone è stato ucciso non perché cercava il martirio, ma per il suo lavoro: per il suo lavoro di magistrato al pool antimafia e poi a Roma.
Perché aveva capito quanto fosse importante tenere distinti i due piani, quello giudiziario e quello politico: inutile aprire fascicoli su amministratori col rischio di non arrivare ad archiviazioni e sollevare solo polemiche.
Perché aveva capito l'importanza della specializzazione, nella lotta alla mafia: un giudice non deve sapersi occupare di tutto e perdere tempo dietro ai ladri di polli.
La specializzazione e la condivisione delle informazioni tra magistrati e tra organi di polizia: per questo la super procura e la Dia.
E così che arrivarono le polemiche: dai magistrati, più per pregiudizi che per questioni di merito.
Dalla politica, che prima lo accusava di essere di sinistra quando indagava sulla DC, poi di essere diventato socialista (quasndo andò a lavorare a Roma, alla direzione dell'Ufficio Affari Penali).
Falcone faceva paura perché era una persona intelligente.
Sapeva comprendere la mutazione della mafia, che a fine anni 80 era entrata nella finanza, dopo aver messo le mani sugli affari del cemento, sul traffico di droga.
Dobbiamo ricordare Falcone perché le sue idee sono ancora valide e perché la mafia non è stata sconfitta.
La mafia è un fenomeno umano, diceva il magistrato: per vedere la fine di questo fenomeno non bisogna dimenticare e non ci si deve nemmeno illudere che ora la mafia sia meno potente.
Solo perché uccide di meno o non mette le bombe.
PS: in uno di quei giochi crudeli del destino, proprio oggi, nei 25 anni dell'attentatuni, dobbiamo nuovamente piangere altre vittime innocenti del terrorismo dei fondamentalisti islamici, a Manchester.
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