07 maggio 2017

Il meglio del meno peggio

Anche oggi, l'elettore di sinistra (francese) si troverà di fronte alla stessa domanda: al ballottaggio per le presidenziali mi turo il naso e voto il meno peggio (Macron) o me ne sto a casa?
In Italia siamo esperti di votare il meno peggio: è dai tempi dell'Unione quando si votò Prodi, il meno peggio, per battere Berlusconi. Quando ancora Berlusconi era il nemico per il centro sinistra, tanti anni fa.

A furia di votare il meno peggio l'impressione è che il baricentro politico si sia spostato a destra.
Lasciamo perdere le piccole bagatelle di oggi, tra decreto Minniti e legittima difesa.
Vedere un partito che si dice di sinistra che delega al singolo la sua tutela, della sua famiglia, legittimando comportamenti da far west (“la difesa è sempre legittima”, dicono, altro che il pane e le rose), fa molta. impressione
C'è una legittima difesa che manca, contro quelli che ci mettono le mani in tasca, contro quelli che ci fanno pagare tasse per coprire buchi nati da politiche sbagliate.
Tipo quei miliardi di euro che il governo metterà in MPS per salvare la banca (privata) perché l'operazione di mercato (quella voluta dallo stesso governo di sinistra etc etc...) è fallita (e gli altri "favori" alle banche)

Ma questo spostamento a sinistra lo si comprende bene alzando la testa dalle prime pagine e vedendo come sono cambiate le leggi, come è cambiato il rapporto degli italiani con alcuni temi.
Il lavoro prima di tutto. Una volta, quando si incontrava una persona, si chiedeva “che lavoro fai?”.
Oggi si arriva a chiedere hai un lavoro? Per quanti mesi?

Lo spostamento a destra ha trasformato parole ed espressioni come “sindacati”, “professori”, “posto fisso”, “politicamente corretto”, “buonismo” in parolacce.
Flessibilità, riformismo, dinamicità, produttività, velocità.
Nessuno sguardo oltre il presente a cui siamo inchiodati.
Nessuno scontro ideologico, abbasso le ideologie ti dicono le persone fortemente aggrappate alle loro ideologie di destra.
La politica diventa uno scontro tra tifosi, pro o contro.

E così i fan italiani dicono “beati i francesi che stasera sanno chi vincerà le elezioni” (torniamo sempre al ballottaggio Macron Le Pen): cambierà qualcosa per i francesi sapere subito il vincitore ma rimanere ancora all'oscuro del futuro che li aspetta.
Che maggioranza cercherà Macron, se dovesse vincere? Che politiche economiche, sul lavoro porterà avanti l'ex banchiere?
Conoscere il nome non vuol dire niente.
E, dall'altra parte, se dovesse vincere Le Pen porterà avanti veramente le sue ricette? O dovrà fare come Trump, rimangiarsi parte delle promesse?


“Qua una volta era tutta sinistra”: ieri sera Blob nella lunga carrellata del sabato, ci ha mostrato volti e parole dei leader della sinistra, vincitori e vinti, a partire da Benigni partito sul palco a fianco di Berlinguer e finito a fianco di Renzi in America.
Se fossi francese sarei molto confuso oggi.
Ma forse, senza andare troppo lontano, sarei confuso anche se si dovesse votare oggi in Italia.
“Vorrai mica far vincere i populisti? Vorrai mica che arrivino le destre?”




Ecco, l'impressione è che le destre, queste destre che oggi si muovono sempre più a loro agio (con troppe impunità), siano funzionali a questo meno peggio che siamo costretti a votare.
E alle loro ricette economiche che non puntano alla ridistribuzione del redditi, per dire una cosa di sinistra.

Che non puntano a tutelare le fasce più deboli, per dirne un'altra.

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