L'inchiesta alimentare di Sabrina
Giannini si è occupata dei pomodori, il nostro oro rosso:
dimenticatevi i San Marzano, ora si producono pomodori di qualità
Heinz, e degli altri marchi dell'industria dei semi dei pomodori.
Pomodori che crescono con qualunque
clima, piovoso o con siccità, belli rossi e resistenti agli urti.
L'industria produce il pomodoro con
buccia resistente, i consorzi impongono di fatto certe piantine che
provengono da certe industrie sementiere.
Così i pomodori sanno di niente.
Anche se seguono standard prevedibili:
standard difesi dalle leggi dei nostri paesi, nelle cui liste
troviamo quasi solo semi ibridi.
Il cibo segue la logica commerciale,
anche nei confronti dei paesi del terzo mondo costretti a pagare a
caro prezzo alle multinazionali del seme, che hanno e mantengono un
monopolio.
L'associazione Seed vicius cerca di
abbattere questo monopolio usando il baratto.
E resistono poche specie in deroga, in
poche regioni italiane: tra queste il San Marzano in Campania. Una
regione che difende le biodiversità e il diritto dell'agricoltore di
regalare modiche quantità di semi al vicino.
Certo, il San Marzano non si può
lavorare nelle pelatrici industriali, non si presta allo
sfruttamento, al profitto ora e adesso. Ma il sapore è diverso: gli
ibridi,incrocio dopo incrocio, hanno perso tutto il sapore e questo
lo dicono gli studi finanziati dall'Unione europea.
E le piantine ibride non sono nemmeno
resistenti alle malattie: il vero affare è nei pesticidi (e i
maturanti), prodotte dalle stesse aziende che producono i semi.
Il consorzio che segue la produzione di
pomodori in Lombardia e Veneto sta dalla parte dell'industria e non
dalla parte dei produttori: così raccontava un contadino, che ha
scelto l'anonimato, nemmeno parlassimo di una banda criminale.
Se si parla si perde il posto nel
consorzio: chi ci guadagna sono le aziende che vendono pesticidi.
Volete mangiare pomodori? Lavateli
tanto e a lungo.
E vale per tutte le verdure.
Poste italiane: Poste futuro certo di Alberto Nerazzini
Poste italiane: oggi a consegnare le
poste spesso c'è una società diversa, quando si è liberalizzato il
mercato Poste Italiane ha scelto altre strade.
Quando Renzi ha deciso di mettere sul
mercato parte delle azioni, si sono interessati i fondi di
investimento, ingolositi dai quasi 500miliardi di risparmio che
gestisce.
Il bilancio di Poste, presentato da
Caio quest'anno, è positivo: la caravella PI naviga veloce, e il
tesoro che ha in pancia fa gola a molti.
I piccoli azionisti sono delusi, forse,
ma la signora Kung, rappresentante dei grandi fondi, era soddisfatta:
Poste ha degli indirizzi strategici interessanti, ci sono
opportunità, dice..
Quali sono?
Caio e Luisa Todini hanno declinato
l'intervista.
Chi parla è Passera, ex AD di Poste,
oggi contrario alla quotazione, alla spinta verso il profitto a
breve.
Cosa fa poste: Gaetano Bellavia
racconta che gran parte dei guadagni arriva dalla finanza. 20
miliardi di ricavi arriva da polizze, la consegna delle poste porta
al 10% solo dei ricavi.
Il 90% di dipendenti è dedicato alla
consegna delle poste, per un costo di 1 miliardo, di cui 260ml
arrivano dallo Stato.
Poste, dice Caio, non è in grado più
di consegnare le poste, di garantire il servizio universale: il
sottosegretario Giacomelli invece racconta un'altra storia, di
inefficienze, di costi superiori.
Anche AGCOM, autorità di vigilanza,
parla di controllo dei costi: da quest'anno il mercato privato arriva
anche nelle comunicazioni giudiziarie.
Abbiamo troppe licenze e troppi
consorzi, aggiunge il responsabile di AGCOM: come a Vicenza dove
Poste deve fare concorrenza ad una miriade di piccole società come
Inbox.
Dove il postino di Inbox si porta la
posta a casa e la smista: lavora da 10 anni con un contratto a
chiamata, con pagamento ad ore.
Un altro lavoratore ha portato al
giornalista le sue buste paga: lavora a cottimo, alla faccia del
contratto, anche nei week end. Per guadagnare 500 euro al mese, senza
nessun rimborso spese, anche se è costretto ad usare la sua
macchina.
Senza ferie, senza permessi, senza
rimborsi.
Smistare la posta a casa non sarebbe
legale, come anche avere buste paga false.
L'imprenditore ha accettato qualche
domanda, ma dopo pochi minuti si è spazientito: “perché devo dare
retta a lei?”.
Nessun controllo, nessuna trasparenza e
il solito ricatto del posto del lavoro: ti lamenti? E allora perdiamo
il lavoro, che anche se sono 500 euro ..
Inbox è controllata da Hibripost: è
questa a vincere l'appalto. Questo far west era noto ad Agcom e al
dottor Lorenzi?
“Per noi il problema deriva da questa
frammentazione.. che rende difficile il controllo”.
E chi ci tutela dalle truffe, allora?
In Sicilia c'è stata una truffa, per
mano della Servizi Postali di Monreale, che riscuoteva anche i
pagamenti dei bollettini, che anziché essere riscossi venivano
intascati.
L'imprenditore Giangrande scarica le
colpe su Poste Italiane e ha scelto di non rilasciare alcuna
intervista.
I dirigenti di Poste italiane, poi
licenziati, dicono che Giangrande è una persona perbene.
L'ispettore che ha scoperto la truffa è
stato allontanato dalla struttura ispettiva: per un anno intero non
ha fatto niente, poi spostato in un call center.
Anche se servirebbero molti ispettori
in più: questo avrebbe evitato le multe prese dalla Guardia di
Finanza.
Il mercato deve essere libero, ma il
controllo deve esserci e deve essere deciso: ad indagare in AGCOM ci
sono una decina di funzionari soltanto.
Nel 1998 Passera è stato chiamato per
salvare Poste Italiane: ha investito nella logistica e nei servizi,
con l'acquisto di SDA, migliorando i conti.
Trasformandola in uno strumento di
“banco posta”, la più grande banca che non fa la banca con una
grande rete in Italia.
L'idea era di diventare il leader nella
consegna dei pacchi: Sarmi, AD fino al 2014, aveva invece un'altra
idea.
Non ha investito nella gestione dei
pacchi, anche se in tempi di e-commerce è il futuro.
Poste potrebbe diventare una grande
Amazon, per la consegna di pacchi nell'ultimo miglio: avremmo potuto
farlo, ammette Sarmi ..
C'è poi la storia dell'accordo tra
Poste e Mediolanum, alla faccia del conflitto di interesse tra
l'azienda pubblica di servizi, diventata sportello bancario e la
banca dell'ex presidente del Consiglio.
Oggi Poste vende polizze e altri
prodotti finanziari: Poste è stata usata anche dalla criminalità
organizzata per il riciclaggio, visto la gran mole di denaro contante
per quelli che agli sportelli pagano i bollettini.
Parliamo di decine di migliaia di
sportelli e controllarli tutti quanti è difficile, per la famosa
polverizzazione di cui si è parlato prima: esistono strutture
antiriclaggio a livello gerarchico, ma non sempre hanno funzionato.
Nell'inchiesta Aemilia, è coinvolta
anche una ex direttrice di una agenzia, che ha denunciato i rapporti
di un boss Floro Vito con una agenzia.
Nonostante le segnalazioni e le
telefonate alla filiale, alla centrale antiriciclaggio, ha avuto come
risposta che non poteva rifiutarsi di far girare quei soldi.
Le segnalazioni che potevano anticipare
le indagini venivano cancellate da qualcuno in altro: la GDF contesta
alla società mancate segnalazioni per 133 ml.
Nel napoletano due imprenditori vicini
alla Camorra prelevano dai loro conti postali: per poste italiane
andava tutto bene, è dovuta intervenire la polizia ferroviaria.
Il direttore della filiale, Armanno, è
stato licenziato: il problema sta sopra al direttore, ai vertici che
hanno obbligo di vigilare.
Il tema dell'antiriciclaggio è così
importante che alla Leopolda per gli sportellisti, insegnano a
cantare.
E allo sportello trovi una persona che
sa consegnarti il prodotto di risparmio migliore: come i prodotti
assicurativi che, assicura, danno ottimi rendimenti, come Poste Vita.
Che però garantisce lo zero.
Poste Vita investe nei titoli di stato
dell'area euro: ma nascosto c'è scritto anche di derivati, ha un
costo ogni anno di 0.90 del rendimento.
C'è un costo per il caricamento del
capitale all'ingresso, non è nemmeno a costo zero.
Insomma, ci si fida dello sportellista
perché non sembra di trovarsi in banca, ma non sempre è un
professionista di investimenti.
Consob ha sanzionato Poste perché
rifilava prodotti non profilati correttamente al cliente (non compilando sempre correttamente il questionario MIFID): è stata
multata con 60mila euro.
Oggi Poste è una grande rete
commerciale, dove gli sportellisti si lamentano, in anonimo per paura
delle ritorsioni, degli obiettivi difficili, stipendi bassi e un
grande stress per vendere prodotti assicurativi.
20 miliardi di euro la raccolta premi
di PI l'anno scorso: in dieci anni siamo a +400%, un risultato che
nemmeno le assicurazioni vere e proprie.
Un altro paese: il Canada.
Qui esiste ancora un servizio postale
che offre servizi anche nelle piccole comunità rurali del paese.
Trudeau ha rafforzato il mandato
pubblico di Canada Poste: offre servizi per poste e pacchi, nessun
prodotto finanziario, fa meno utili, ha meno dipendenti.
L'obiettivo non è fare utili ma
inseguire un servizio sociale: non si privatizza un servizio
pubblico, ma si deve mantenere un sistema coi conti in pari.
Il sindacato si è battuto per questo:
ora l'idea è trasformarla in una banca sociale, un'idea che sa tanto
di utopia.
Anche una banca può avere una funzione
sociale, se è in grado di dare servizi anche nelle zone più
distanti dalle grandi città.
Karin Trudel, parlando dei grandi fondi
di investimento nelle Poste, ha le idee chiare: puntano solo al
profitto senza occuparsi del servizio o delle persone.
In Francia le Poste fanno anche
servizio per occuparsi delle persone anziane.
In Germania le Poste usano mezzi
elettrici per lo più, inquinando di meno.
Il Canada deve decidere quale missione
seguire: di questo dovrebbe occuparsi anche la nostra Poste italiane.
Dare assistenza a chi ha bisogno, dare
energia pulita.
E invece Poste ha bruciato soldi per il
fondo per le banche in difficoltà.
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