02 giugno 2022

Un volo per Sara, di Maurizio De Giovanni

 

Quando il motore di sinistra si spense il comandante Stefano Tomassi stava pensando a Maria. Non era un fatto da poco considerato che aveva ormai 57 anni e, come mormoravano i colleghi, nel suo turbolento passato aveva accumulato più relazioni che ore di volo. L'ambiente d'altronde era quello che era, e un pilota di linea di bell'aspetto, dallo sguardo da adorabile canaglia e la voce calda e suadente, risultava irresistibile.

Romanzo che fa da intermezzo, tra un prima e un dopo, con un finale che lascia in sospeso tante cose, in preparazione del prossimo romanzo della serie con Sara e la sua nuova famiglia.
Avevamo lasciato Sara Morozzi, ex agente di un’unità speciale dei servizi nata a cavallo tra prima e seconda repubblica col compito di seguire indagini particolari,  intercettando, osservando politici, imprenditori o anche potenziali minacce per lo stato. Usando anche le particolari capacità dei suoi membri nel leggere quei messaggi lanciati dal corpo, dal volto. Oppure di sentire i minimi fruscii, captare anche le parti
meno facilmente udibili da un orecchio normale.

Doti che ancora adesso accompagnano Sara e Andrea, la Mora e il “cieco”, due ex membri di questa unità oggi in pensione: sarà proprio quest’ultimo a scorgere, ascoltando un servizio del telegiornale su un incidente ad un aereo privato, una voce dal passato.

A un certo punto avvertì qualcosa che gli fece saltare un battito. Agguantò il telecomando. Stop, rewind. Play. Stop, rewind, play. Non poteva essere. Di nuovo stop. Rewind, play. Restò al buio, il sangue che gli martellava le tempie. Poteva mai essere? La memorie di cieco gli consentiva cose impensabili per gli altri, ma stavolta sembrava assurdo anche a lui. Si alzò, avanzò verso un enorme armadio, lo apri e percorse col dito quasi li vedesse i dorsi di plastica di migliaia di audiocassette...

Cosa è successo? Un areo privato è caduto, mentre era in volo, nel mar Tirreno: sull’areo viaggiava un imprenditore molto noto alle cronache, per le sue sparate contro la politica, nonostante i tanti agganci con uomini potenti in Italia. L’incidente, anche per la notorietà di questo personaggio diventa subito la notizia principale nelle notizie. Ma Andrea Catapano, che ha perso sì la vista, ma è stato capace di colmare questa lacuna con gli altri sensi, nel servizio del TG ha colto un’altra voce, di una donna che accompagnava l’imprenditore nel volto. Una voce che viene dal passato.
Una frase pronunciata da una donna: «No, grazie, la tengo con me». Parole di un uomo indistinte poi ancora «La porto con me in cabina, grazie» Tono più deciso.

Da dove arriva questa voce? Da una delle prime indagine fatte nel 1993 dall’Unità, dove Sara era una giovane agente di polizia, chiamata per le sue capacità di leggere i messaggi del corpo delle persone interessate da quelle indagini particolari. Dalle indagini sui mafiosi, sui terroristi, su agenti dei servizi stranieri, l’unità si era dovuta occupare, in quel passaggio tra prima e seconda repubblica, dopo la caduta del Muro di Berlino, si un nuovo filone

In quella primavera del 1993, tuttavia, le cose stavano cambiando in fretta. Le relazioni tra imprenditoria e politica erano diventate il fulcro dell'impegno di ogni procura, e pareva che una ragnatela fluorescente, fino ad allora invisibile, fosse comparsa la vista e avviluppasse il paese in una morsa. Tamburi aveva dovuto assegnare a quelle indagini la totalità degli addetti..

Quella voce era della segretaria di un imprenditore, “Bombardiere”, che aveva forti rapporti con politici e che l’unità aveva seguito e intercettato nei suoi incontri, molto riservati, anche troppo per l’importanza di questo personaggio aveva, almeno all’apparenza. Un’indagine che, secondo Sara, prometteva sviluppi interessanti e che purtroppo, per ordini superiori, aveva dovuto abbandonare.

L’indagine su Biancaneve, questo il nome in codice della segretaria, e Bombardiere “era come la prima canzone o la prima gita al mare o il primo viaggio in scooter per la gente normale”. E ora dopo tanti anni ritorna fuori: una coincidenza? Sara, la “mora” come veniva chiamata nell’unità, sa che le coincidenze non esistono o, almeno, nel loro lavoro sono molto rare. Cosa ci faceva quella donna su quel volo? Che legami aveva con Ribaudo? Cosa aveva fatto in tutti questi anni? E che fine aveva fatto Bombardiere?

Una nuova indagine, dunque, in cui Sara e Andrea coinvolgono l’ispettore Pardo e Viola, la madre del piccolo Massimiliano, suo nipote, che si chiama come il grande amore della vita di Sara, Massimiliano Tamburi, il capo dell’Unità, l’uomo per cui aveva abbandonato un marito e un figlio, Giorgio. Il ragazzo di Giulia.
Ma per portare avanti questa indagine, complicata e anche rischiosa, serve l’aiuto di un’altra persona: Teresa, la “Bionda” dell’unità, di cui ancora fa parte, nonostante i mezzi e anche il fine siano cambiati. A lei si rivolgono per avere quelle informazioni
riservate sull’incidente e sulle indagini della polizia a cui non avrebbero altrimenti accesso.
Perché l’Unità, anche nella sezione periferica di Napoli, esiste ancora: se da una parte la tecnologia ha dato una mano nella raccolta delle informazioni (e i social, con tutte le informazioni che lasciamo, fanno il resto), rendendo inutili oggi persone come Sara e Andrea, questa unità speciale si occupa ancora dello scavare nelle storie o gli scandali che coinvolgono politici, imprenditori vicini alla politica. Cercando di andare oltre il racconto di facciata che si fa solitamente, per non svelare i tanti altarini della classe dirigente di questo paese.


Teresa si rabbuiò. «Già, ma sei sole in realtà. Siamo soli tutti. Io tu Andrea. Siamo soli perché sappiamo quello che succede davvero, che non va sui giornali, nei sui libri di storia. Siamo gli unici ad aver assistito al backstage, mentre gli altri si sono goduti il film che hanno voluto fargli vedere. Siamo soli, Mora. A meno che non stiamo insieme. Quello è l'unico momento in cui non lo siamo. Perciò ti ho cercata.»

Quell’indagine diventa improvvisamente importante: per Sara, per chiudere quel vecchio caso abbandonato, per Andrea, per dimostrare di valere ancora qualcosa, nonostante la cecità, finalmente tornare operativo. E per Teresa, per sfogare la sua rabbia, per come la politica ha ridotto il suo lavoro, che non ha più il fine di cercare la verità.
Ma dovranno stare attenti: perché anche qualcun altro sta seguendo quel caso. Persone abituate a muoversi dentro la zona grigia delle istituzioni, capaci di sopravvivere a tutte le stagioni politiche, magari cambiando pelle, come l’iguana. Persone che devono la loro fortuna, la loro situazione di potere, alle relazioni che hanno costruito nel passato, consapevoli di come possa bastare poco, un’indagine su tangenti, uno scandalo pilotato, qualcuno che dopo anni decide di passare all’incasso per tutti i segreti di cui è a conoscenza e con cui può dare fastidio.

È la repubblica dei ricatti e dei segreti, che ogni tanto, anche nelle notizia di cronaca, fa capolino nella cronaca e i cui contorni si intuiscono in questo romanzo di De Giovanni.

La storia ambientata nell’oggi, con questa indagine pericolosa su segreti e ricatti, si alterna con le pagine del passato, nei tanti flashback in cui Mora rivive quei mesi del 1993. La scoperta di un sentimento nuovo, l’amore nei confronti del suo capo e, dall’altra parte, l’impossibilità di dover continuare a convivere con la sua vita di moglie e madre. Con chi parlarne di questo suo dolore? Con l’amica di allora, dentro l’Unità, Teresa la “Bionda”, stringendo un rapporto come tra sorelle, per tutta la vita

«Ascoltami bene moretta perché quello che dirò adesso è l'apertura di una parentesi all'interno della quale scriveremo la nostra intera vita. Tu e io staremo sempre insieme, qualsiasi cosa accada. Non sei sola. Ci sono io e ci sarò sempre, con tutti i difetti che ho e con tutti quelli che hai tu. E tu ci sarai per me se ne avrò bisogno. Siamo sorelle noi due, d'accordo? ».
L'abbracciò e la tenne stretta fin quando i singhiozzi si calmarono..

La scheda del libro sul sito dell'editore Rizzoli

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