Conversazione dalla torre di controllo di Grosseto:
voce
1 - qui poi, il governo, quando SO' AMERICANI... MA TU, CHE
CASCASSE......
voce 2 - E' ESPLOSO IN VOLO.
Conversazione
alla torre di controllo di Marsala al momento della scomparsa del DC9
dai radar:
voce
- stai a vedere che quello dietro mette la freccia e sorpassa.. ( chi
mette la freccia e sorpassa? un altro aereo? e dietro cosa? dietro al
DC9 ?
Mi sono appassionato alla storia di Ustica o, come l’ha voluta
raccontare Marco
Paolini, del volo dell’I-TIGI, dopo aver letto il libro dei
giornalisti Daria Lucca, Paolo Miggiano e Andrea Purgatori A
un passo dalla guerra (libro oggi introvabile).
Gli
autori avevano seguito le inchieste sull’aereo dell’Itavia
esploso in volo sui cieli del Tirreno la notte del 27 luglio 1980 e
usando il meccanismo del romanzo, raccontano la vicenda attraverso le
indagini personali del presidente del Consiglio di un governo tecnico
che si ritrova tra le mani questa rogna. Gli americani che premono
per non ridare alla Libia i resti del Mig 23 sulla Sila, gli
ufficiali dell’aviazione che danno l’impressione di non volergli
raccontare tutta la verità. E infine, la sconvolgente scoperta dello
scenario
di guerra che, 42 anni fa, costò la vita ad 81 persone. Gli 81
passeggeri del volo IH-870 che si sono ritrovati in una battaglia tra
aerei della Nato, aerei libici..
Nel libro, alternate alle pagine di questa indagine sull’areo esploso (e non esploso per una bomba, o per cedimento strutturale, come per anni si è raccontato), ci sono intermezzi in cui gli autori raccontano del contesto geopolitico di quegli anni.
Erano gli anni dell’Italia con la moglie americana e dell’amante libica, anni in cui la Libia di Gheddafi era un nostro partner commerciale importante, anni in cui il mondo era ancora diviso in due e dove le tensioni tra questi sembravano crescere inesorabilmente.
L’invasione in Afghanistan dei russi, l’assalto all’ambasciata americana a Teheran, le tensioni tra Gheddafi e la Francia (per la storia dei diamanti di Bokassa), e tra Gheddafi e l’Egitto.. Carter che cercava dalla politica estera quello spunto per vincere le elezioni prossime (e che avrebbe perso contro Reagan), magari anche portando avanti piani contro il dittatore libico.
Cosa c’entra un
aereo civile con tutto questo?
Sia il libro dei tre giornalisti
(che consiglio di leggere, sempre che riusciate a trovarne una
copia), che il racconto di Paolini (Racconto per Ustica) ci riportano
in quel
contesto geopolitico, anni in cui si viveva ai bordi di un
burrone, con la corsa agli armamenti, coi missili americani puntati
verso oriente e viceversa.
Ma si parla anche di quella notte:
delle telefonate tra i centri radar, nei momenti successivi la
tragedia, dei nastri radar dei centri militari spariti, della scarsa
collaborazione dell’aeronautica militare (che ha sempre negato la
presenza di aerei militari sui cieli del Tirreno, circostanza poi
smentita dalla stessa Nato). Per l’aeronautica l’aereo sarebbe
esploso così, senza motivo apparente.
Eppure c’era caos sui cieli del Tirreno quella sera, in cui erano in volo caccia italiani (un F104 coi due istruttori Naldini e Nutarelli, che avevano anche lanciato un allarme generale, mentre col loro aereo incrociarono l’aereo civile italiano, come mai?), aerei francesi decollati dalla base di Solenzara (lo testimonia un ex ufficiale dei carabinieri Nicolò Bozzo). Tracce radar ricavate dai consulenti del giudice Priore dal tracciata di Marsala rivelano aerei in volo che “razzolano” da mare, probabilmente decollati da una portaerei (la Saratoga, che secondo il giornale di bordo era in porto a Napoli?).
Ci sono le voci dei radaristi di Ciampino, che mentre chiamano l’ambasciata americana dicono “è caduto un Phantom” e quelle degli ufficiali della torre di controllo di Grosseto, “ma tu che cascasse? E’ scoppiato in volo..”
A Grosseto, al radar militare, lavorava il radarista Alberto Mario Dettori: dopo quella notte del 27 giugno, in cui era al lavoro, iniziò a stare male, per qualcosa che aveva visto e che non lo lasciava in pace.
“Siamo stati ad un passo dalla guerra” confessò alla cognata, prima di suicidarsi.
Ecco perché questa storia, la storia di 81 persone morte (e anche altri strani suicidi) mi ha sempre interessato: perché è anche la storia di questo paese, delle sue ambiguità politiche, di una democrazia a sovranità limitata e dell’impossibilità del liberarsi di questo peso, nonostante siano passati tanti anni..
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