19 giugno 2022

I 50 anni dal Watergate, la trasparenza della democrazia e il caso Assange oggi

Curioso: oggi Repubblica dedica il suo inserto all’inchiesta del Washington Post sul caso Watergate, gli articoli che, partendo dalle cimici nella sede dei democratici, arrivano a scoprire il potere segreto, ben oltre i limiti della legge, del presidente Nixon e dei suoi “uomini”.

Lo stesso giornale non dedica nemmeno una riga ad Assange, che potrà essere estradato in America per essere processato in base ad una legge del 1917, l’Espionage Act.

I detrattori di Assange gli imputano il fatto di essere un hacker, non un giornalista, perché i giornalisti non rubano documenti segreti, non violano i pc.

Forse non lo sanno, i giornalisti di Repubblica, de Il Foglio e di altre testate che il NY Times e il Post, assieme ad altri giornali americani, nel 1971 sfidò il presidente Nixon pubblicando i Pentagon Papers, documenti segreti del Pentagono, con le analisi sulla disfatta di quella guerra, che dimostravano quanto Nixon e altri presidenti avessero mentito al paese.

Gli stessi Woodward e Bernstein, per i loro articoli fecero uso di documenti segreti, non pubblici, come l’elenco dei membri del comitato per la rielezione del presidente, oltre alle rivelazioni di “gola profonda”.

Le rivelazioni di Assange hanno svelato i crimini di guerra occidentali nelle loro guerre per esportare la democrazia, quella democrazia che, alla luce di questi documenti, si rivela ostaggio del potere segreto dentro cui, come scrive Stefania Maurizi, troviamo l’industria bellica e tutto il sistema militare e di intelligence.

La stampa serve chi è governato, non di chi governa - sancì la suprema corte quando rigettò l’atto dell’amministrazione Nixon che voleva censurare e bloccare gli articoli sul Pentagon Papers.

Una lezione che oggi, anche in Italia, si è dimenticata.

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