Quello che sembrava un caso banale divenne il più grande scandalo della storia americana: fu raccontato da due reporter del Washington Post, Bob Woodward e Carl Bernstein. I loro articoli partirono da un numero di telefono scritto su un blocco di una di queste persone oper arrivare dentro la casa bianca.
Seguirono poi la pista dei soldi che portò ai fondi neri dentro il comitato per la rielezione di Nixon: fondi usati per sabotare la campagna elettorale dei democratici.
Spionaggio delle azioni dei democratici, lettere finte per screditarne l'immagine .. intrafottere era l'espressione usata da uno degli avvocati coinvolti nello scandalo.
C'è un bel film che racconta questa storia: "Tutti gli uomini del presidente" di Alan J. Pakula.
Racconta delle difficoltà dei due giornalisti per trovare delle fonti che confermassero le loro notizie, degli attachi al Post da parte dell'amministrazione Nixon.
Ma anche di come il giornale e il suo direttore fecero quadrato:
"In questa storia non c'è niente in gioco a parte il primo emendamento della Costituzione, la libertà di stampa e forse il futuro di questo paese. .".Sono le parole che il direttore del Washington Post Ben Bradlee.
Perché è questo il giornalismo, bellezza, e tu non puoi farci niente.
Un servizio per il paese, per il cittadino che deve essere informato, non per il potente di turno.
Ecco, approfitto della ricorrenza del Watergate, per citare un episodio tutto italiano che riguarda il mondo della politica italiana e il suo rapporto con l'informazione.
Lo racconta Fabrizio Gatti su l'Espresso, parlando dell'ex sindaco di Seregno
Lunedì sera Mariani, a fine mandato come sindaco di Seregno e fresco di rielezione per la Lega, riceve i sostenitori in una sala del Comune. E fa gli auguri al suo successore e alleato, Edoardo Mazza, Forza Italia, appena uscito vincitore dal ballottaggio di domenica contro il candidato del Pd. È presente anche Fabrizio Sala, assessore regionale a Expo 2015.Altra storia, certo, nulla in confronto allo scandalo Watergate.
Poco dopo Mariani, abbracciato al nuovo sindaco, parla davanti alla telecamera di un'emittente locale: «Spero che il sito anonimo che è andato via questa sera muoia perché se lo merita», dice riferendosi a Infonodo e al collaboratore Michele Costa, che si era appena allontanato. Risuonano applausi e grida: «Bravo». «La città di Seregno ha dimostrato che non ha bisogno di falsità, di cattiverie, di atti anonimi... Basta con le cattiverie, spero che le opposizioni la smettano di rifarsi a siti anonimi gestiti da animali, da banditi, da ladri e da schifosi».
Ancora applausi e grida dei leghisti e degli elettori del centrodestra presenti: «Bravo». «Perché queste persone devono morire», insiste Giacinto Mariani: «Queste persone non sono degne di essere chiamate persone». La Brianza che l'ha votato, in sottofondo, è in delirio: «Giacinto, Giacinto, Giacinto...».
Ma racconta di quanto sia duro fare il giornalista, non solo al sud ma anche qui nel profondo nord.
C'è una certa insofferenza nelle critiche, in una informazione scomoda, che fa le pulci al potente di turno, c'è una gran voglia di bavaglio da parte di chi sta nei posti di comando. E una poca voglia di essere informati da parte nostra: pretendere trasparenza, condannare certi atteggiamenti minacciosi.
Sempre in tema di giornalismo libero e indipendente (l'unico giornalismo che possiamo accettare), esce domani il film "La regola del gioco" tratto dal libro del giornalista americano Gary Webb: nei suoi articoli raccontò del traffico illegale di droga dal Salvador, in cambio dei finanziamento ai Contras, in funzione antisovietica.
Si suicidò, dopo che ebbe raggiunto la celebrità per questi scoop, non riuscendo più a lavorare nei grossi giornali.
Forse nemmeno l'America è la patria dell'informazione scomoda ..
Nessun commento:
Posta un commento