L’accusa –associazione per delinquere per un crac da 500 milioni –è tra le più pesanti in questa storia che tocca uno dei luoghi più dolenti della storia italiana, la Congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza, che affonda le radici nel più grande manicomio d’Italia, quello di Bisceglie.NON MANCANO PROVVISTE transitate nelloIor, in fiduciarie italiane, infine scudate proprio dalle suore dell’istituto. Ma il bilancio dell’ente versava nel dissesto totale. Bisognava tamponare le perdite, eludere il pagamento dei debiti,ed ecco che a salvare la “baracca”si presenta lui, Azzollini, che da presidente della commissione Bilancio al Senato, è in grado di fare il “miracolo”. Può per esempio introdurre una norma che aiuta la congregazione a sospendere il pagamento degli oneri erariali e previdenziali.
E lo fa quando l’ente è ormai in amministra-zione straordinaria. Ad ammetterlo, lo stesso amministratore straordinario Bartolomeo Cozzoli: “Il senatore Azzol-lini è il... il padre di quella norma che... ha consentito alla Congregazione di andare avanti nonostante i ri-sultati di gestione fossero pessimi, cioè la sospensione degli oneri erariali e pre-videnziali... ha avuto la funzione di... di drogare quella condizione fino a farla diventare esplosiva”. Il punto, secondo l’accusa –sostenuta dal pm Silvia Curione, l’aggiunto Francesco Giannella e il procuratore Carlo Maria Capristo –è che Azzollini, di fatto, diventa il vero amministratore dell’Ente dal luglio 2009 e viene accusato di “dissipazione delle ricchezze, occultamento di ingenti somme di denaro, assunzioni clientelari di personale inutile o incompetente, falsificazione delle scrit-ture contabili, pagamenti preferenziali, erogazione di compensi esagerati a consulenti e for-nitori”. In sostanza: contribuiva “al depaupe-ramento delle risorse dell’Ente, sino alla ine-vitabile decozione”. Tra le assunzioni, anche quella di Silvia Di Gioia –84 mila euro netti l’anno a partire dal 2008 –figlia di Raffaele,deputato del Psi: entrambi sono indagati sia per falso ideologico sia per reati legati al dissesto dell’ente.
Per controllare la Casa della Provvidenza, poi,imponeva “agli organi di vertice la presenza di Angelo Belsito e Rocco Di Terlizzi”, prevaricando le altre suore del Consiglio generale. Quindi imponeva “assunzioni di personale” e “fornitori a lui graditi” per “assicurarsi un si-curo bacino di consenso politico-personale”. “In cambio –sostiene l’accusa –offriva la sua attivazione per assicurare alla Congregazione la proroga legislativa della sospensione degli obblighi fiscali e contributivi, più volte prorogata proprio grazie all’intervento del politico”, e grazie alla quale “garantiva un’indebita moratoria fiscale finalizzata a ritardare l’emersione dello stato di dissesto e neutralizzare la richiesta di fallimento avanzata dalla Procura di Trani”. [Antonio Massari per il Fatto Quotidiano]Assunzioni clientelari, necessarie per garantirsi un bacino di voti sufficiente per le elezioni.
E mentre venivano assunte persone con lauti stipendi o venivano stipulati contratti di consulenza (non necessari), altri dipendenti venivano lasciati a casa.
Le casse dell'ente Divina Provvidenza di Bisceglie (che doveva occuparsi delle persone con disagio mentale) che venivano prosciugate da questa gestione clientelare e anche criminale. 500 ml di buco nei bilanci (falsificati), 350 ml di debiti con lo stato.
Questo dicono le carte dell'inchiesta Ora pro nobis che ha coinvolto il presidente della commissione bilancio al Senato, Azzollini.
Ma ci sono anche le minacce alle suore, le Ancelle della Divina Provvidenza.
Un linguaggio che racconta il livello etico di questa persona.
Da quanti anni parliamo di inchieste su casi di corruzione, sperpero o cattiva gestione di denaro pubblico, di aziende fatte fallire per una cattiva amministrazione dove compare la manina di qualche potente che piazza i suoi amici?
La luce in fondo al tunnel (i posti di lavoro che crescono grazie agli incentivi, i decimali di crescita del PIL) è spenta da episodi come questi: mafia capitale, lo scandalo sull'accoglienza dei migranti (e per l'emergenza abitativa), l'appalto cucito su misura per il Cara di Mineo (che coinvolte un compagno di partito dell'NCD, nonché sottosegretario).
E non pensiamo che sia una questione solo meridionale: gli scandali su Expo e sul Mose (come anche le inchieste sulle rimborsopoli, sulla sanità lombarda, sulla radicazione della ndrangheta
Finché il livello della classe politica sarà questo, è impensabile pensare ad una ripresa, ad intravedere la fine della crisi.
Poi, per carità, possiamo anche prendercela con gli immigrati (prima di italiani, ospitali a casa tua, non ci sono soldi ...).
Così possiamo continuare a dare il voto a certi personaggi, sperando nella loro clemenza una volta eletti, e sentirci il cuore in pace.
Perché è anche colpa nostra.
Perché se l'importante è vincere, anche grazie a questi signori che assicurano pacchetti di voti, questi sono i risultati.
Perché se il problema sono la Bindi e la sua presunta lista di proscrizione (come la chiamano i garantisti per convenienza) e non la selezione della classe politica, poi succede che queste persone prendono il comando e fanno leggi, decidono l'allocazione di fondi, promuovono persone e ne affondano altre.
Perché se succede che si minimizza quello che stiamo registrando, contribuiamo a coltivare la malattia, ne diventiamo complici.
"Ti brucio il negozio”,“ti taglio in due”,“se non paghi ti sfascio la macchina, dillo ai tuoi figli”.
Così minacciavano gli imprenditori i signori di mafia capitale.
Ma non è mafia, per certi giornalisti. Dove sono i morti, le coppole, le lupare e i fichi d'india?
Continuiamo così. Nascondendoci dietro i Cantone e dietro le poche norme approvate.
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