Evidentemente ha smesso di fidarsi del partito che lo ha candidato e piazzato a Roma: è lo stesso partito che fino a dicembre gli chiedeva un rimpasto (o anche di fare un passo indietro). Poi, dopo il primo filone dell'inchiesta mafia capitale aveva fatto quadrato. Marino non si tocca!
E ora, siamo al #marinostaisereno, se sei capace di governare bene, perché come ha spiegato il ministro per i rapporti col parlamento, l'onestà non basta.
Serve qualcosa d'altro. Forse per governare Roma devi dimostrare di essere fedele al partito, di accettare le sue regole non scritte e magari di essere pure ricattabile.
E ora è arrivato il momento dei mezzi ricatti:
“Quando stavamo cambiando i Cda delle municipalizzate mi chiamò il mio predecessore Gianni Alemanno per dirmi che aveva ‘due nomi da segnalarmi’. Io non capii, pensai che volesse presentarmi dei curriculum, e lui disse: ‘Ma il Pd non ti ha detto niente?”.Alemanno ha sporto querela, accusando il sindaco di parlare di telefonate inesistenti. Vedremo.
Ora, Marino ha solo una possibilità: andare in procura e raccontare tutto quello che sa. Altrimenti rimarrà anche lui invischiato in questi giochi di mezzi ricatti, mezze bugie e mezze verità ..
Strano partito, il suo: sembra che soffra di una sorta di labirintite nei confronti dei propri eletti/candidati. De Luca impresentabile è stato difeso come un sol uomo, dopo le il presidente della commissione Antimafia Bindi l'aveva messo in lista nera.
Liste di proscrizione.
E ora che è stato eletto, ma non può governare (e dunque chi governa la Campania?), tutti zitti.
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