03 febbraio 2024

Pesci piccoli, di Alessandro Robecchi

 

I poveri ci vuol poco a farli comparir birboni

Alessandro Manzoni – I promessi sposi

Aveva contato le banconote stropicciandole tra le mani. Sei da cinquanta, due da dieci, una vecchia consumata, lisa, così insulsa che sembrava già spesa.
«Tutto qui?»
«
Perché, manca qualcosa?»
Lui aveva avviato il motore con uno strappo della frizione, e poi via fuori da via Brivio, verso il centro con deviazioni sul percorso per raccogliere le altre.
Le 5 e mezza.
Se non avete mai visto la luce delle cinque e mezza, a Milano in primavera, non potete dire niente di questa città, e forse nemmeno di questo mondo.

La serie dei romanzi di Monterossi è arrivata a dieci anni: partito con uno stile molto vivace e ricco di houmor , romanzo dopo romanzo lo sguardo sulla città di Milano e sulle distanze sociale sempre più ampie, sulla ingiustizie dentro una città che è stata raccontata come “the land of opportunity”, dove basta rimboccarsi le maniche e i risultati arrivano, han trasformato le storie in qualcosa di più del classico giallo, con tante battute (sulla polizia con pc dell’età giurassica).

Possiamo chiamarlo giallo sociale, una delle tante vie, forse la migliore, per raccontare cosa è diventata questa città, cosa siamo diventati noi.

Certo, il punto di vista è molto particolare: protagonista delle storie è Carlo Monterossi, produttore televisivo famoso, inventore della trasmissione della diva Flora de Pisis dove si mandano in onda tutte le storie del “popolino”, quelle che piacciono alla gente e fanno audience (dunque soldi, anche se per pochi). Corna, gente che viene sedotta e abbandonata..
La grande montagna di merda, così la definisce il suo inventore, Monterossi, che pur ne gode i benefici: da una parte questo mondo di gente semplice che cerca nella televisione, anche a costo di raccontare i fatti propri (seppur “pettinati” dagli sceneggiatori televisivi), cerca il suo momento di gloria con la televisione.

Ma c’è un mondo dall’altra parte. Quello delle persone che esistono sebbene non le vediamo mai, come Teresa, una delle tante addette alla pulizia per i grandi open space e uffici della Milano che non sta mai con le mani in mano. Sveglia alle 5, due ore di lavoro per un salario, per tre ore al giorno di lavoro, pagato in nero. E pure sempre meno, perché, come hanno spiegato al capo di Teresa dalla grande azienda che progetta grandi opere in tutto il mondo:

«Contratto nuovo, venti per cento in meno. Prendere o lasciare. Erano 30.000 all'anno adesso sono 24, mi hanno detto: per trovare quattro indios che lo fanno per 20 basta fare un fischio, ma noi ci teniamo alle apparenze.»

In una sola frase il disprezzo per il lavoro altrui e un pizzico di razzismo che non fa mai male e fa tanto pendant di questi tempi.

Ma una sera, a Teresa capita un qualcosa che potrebbe cambiare la sua vita.

Al termine del giro di pulizie, mentre scorge un ladro che sta scappando dagli uffici, si imbatte in un sacchetto lasciato lungo le scale.

Però già quando in mezzo al cortile, si accorge che sembra pesante. Ci guarda dentro, ci sono tre buste chiuse, nuove, non sembra roba da buttare. Rimane davanti ai bidoni, perplessa.
Lascia il suo sacco e tiene quell'altro in mano. Poi, con un gesto deciso, come se fosse la risposta a qualche domanda che le è passata per la testa, lo infila nella sua borsa, sotto il golfino leggero che porta sempre con sé ..

Dentro ci sono una busta di soldi, dei documenti in inglese e una chiave USB. Sono tanti soldi, ottanta mesi di lavoro, 6 o 7 anni di pavimenti, polvere stracci cessi da pulire: ma sono soldi che la lasciano in una situazione di tensione, preda di due desideri opposti, da una parte denunciare all’azienda quei soldi, dall’altra tenerseli, soldi da usare per cambiare finalmente quella vita sempre uguale, sempre di corsa, sempre in lotta.

Anche il nostro Carlo Monterossi è alle prese con un bel problema: da una parte non riesce a non staccarsi dalla “grande fabbrica della merda”, dall’altra non riesce più a digerire quell’esposizione del gossip, della volgarità, cose che metterebbero in imbarazzo la gente normale.

Questa volta tocca ad un crocefisso miracoloso: in un paesino nel pavese un non prete che tutti chiamano però don Vincenzo, è diventato famoso per le sue prediche davanti a fedeli (ma dobbiamo chiamarli così), gente bisognosa di credere in qualcosa, per dimenticarsi delle grame della vita.

Il non prete si accompagna ad una ex pornostar, oggi redenta sulla retta via e ad un crocifisso che, nel corso delle sue prediche si illumina. Ci sarebbero anche testimonianze di miracoli..
Eccola la nuova storia per Flora.

Ma Carlo, con la sua “Sistemi Integrati”, è chiamata anche a risolvere il caso della IGO, la grande azienda italiana di grandi opere (dove lavora Teresa), che ha subito un furto ma non intende denunciarlo alla polizia. Meglio rivolgersi a gente discreta come questa agenzia, che non fa troppo rumore. Ma si tratta di una inchiesta strana: l’azienda sta costruendo una diga in Africa (le sue bandierine riempiono tanti paesi sulla cartina geografica), ha a che fare con ministeri, paesi stranieri, in contesti anche difficili. Eppure la sicurezza nella sede milanese sembra molto al di sotto degli standard. E poi, come mai non vuole denunciare il furto?

Carlo invece tace, sembra pensoso, addirittura distratto. La storia della IGO, delle dighe in giro per il mondo, del furto troppo facile, non gli piace per niente. Se sta lì con i suoi amici, disposto addirittura a farsi presentare come avvocato - e perché non pedofilo o satanista? - e perché quel gioco della Sistemi Integrati gli permette di guardare il mondo da un'altra angolazione. Le vite pettinate che Flora mette in scena, l’iperrealismo, la finzione grottesca della TV con cui lui stesso ha contribuito a insozzare il paese, gli danno la nausea, invece le investigazioni, le indagini, gli permettono di vedere vite e persone così come sono, vere, sporche, banali, nella loro semplicità degradata e corrotta, certo ma vera. Viva.
Ma qui, si dice ora, cosa c'è da vedere? Niente. Un gioco enorme di interessi, intrecci, soldi, ministeri, forse servizi, italiani o stranieri, appalti, accordi sopra e sottobanco. È una storia senza vite intorno, non lo entusiasma, non gli interessa.

E Ghezzi? E Carella? Che fine hanno fatto i due poliziotti da strada le cui indagini si sono spesso incrociate con quelle della banda Monterossi (l’ex poliziotta Cirrielli e Oscar Falcone)?

Sono stati messi a chiudere dei fascicoli che si sono accumulati sulla scrivania del dirigente: sono piccoli casi, denunce della brava gente che non ne può più della vicina che riceve gente strana a tutte le ore, dell’amministratore di condominio che è sparito, dell’egiziano che svuota le cantine.. storie di “pesci piccoli”, denunce senza nemmeno un vero reato a volte. Gente che, nella miseria, cerca di arrangiarsi come può: “è solo merda da spalare”, dice Ghezzi al compagno, a cui rode non doversi occupare di pesci più grandi, ma bisogna dare una risposta alle richieste di giustizia del popolo, non potendo catturare i grandi ladri, rimangono solo loro, i pesci piccoli.
pesci piccoli

«Prendiamo solo dei poveracci, questo almeno lo vedi, no? Gente che fa una vita di merda e che cerca qualche scorciatoia per uscire un po’ dal fango e si ritrova ad affondare ancora di più, hai presente? Ecco, quella gente lì»

Ma ci sono anche altri pesci piccoli: sono i consumatori della tele-pornografia che inonda l’etere con la trasmissione di Flora. Anche loro, come i pesciolini dell’acquario col mangime, si attirano in superficie con poco: un po’ di suggestione, il finto miracolo (se non il vero e proprio raggiro, come in questa storia del crocifisso magico), le pruderie dei tradimenti confidati a milioni di italiani in prima serata. Tutto per lo chef.

Il romanzo prosegue su due piani: da una parte abbiamo le indagini di Carella e Ghezzi che ci raccontano di questo mondo di povera gente, che sparisce nella coreografia della rande Milano a cui non lascia scampo per sopravvivere (signora mia, dove andremo a finire con tutti questi furti)

La cosa suonava sordida ma anche normale in modo deprimente. La signora su di sopra, col marito a letto da due anni, campavano si sa come, un po' come tanti lì dentro, sei piani di loculi messi male, freddi d'inverno, caldi d'estate pieni di vecchi, servono un sacco di perdenti per tener vivo il mito della città vincente

Dall’altra parte c’è il racconto sul furto alla Igo e l’indagine della Sistemi Integrati grazie a cui, per un caso, Carlo si trova a soccorrere proprio Teresa, la donna delle pulizie con tanta voglia di cambiare vita. Ecco, questo incontro per Carlo è una boccata d’aria, come un tornare alla vita vera, quella delle persone che faticano tutti i giorni senza poter coltivare alcuna ambizione.

Carlo vede qualcosa in questa donna, su cui dovrebbe in teoria indagare, in quanto collegata al furto: qualcosa in quegli occhi marroni che, quando lei sorride, sembrano cambiare colorealtro che crocifisso a intermittenza, ha pensato Carlo, qui abbiamo un altro miracolo”.

Dietro questa indagine troviamo, messi uno a fianco all’altro, i pesci piccoli come Teresa che pensa di poter cambiare vita con quei soldi trovati dentro un sacco (perché, i poveri non possono avere queste ambizioni?), dall’altra i grandi predatori. I ladri di stato si sarebbe detto.

Carlo Monterossi, che vuole sempre guardare le vite degli altri, si ritrova nel mezzo, con una voglia di far giustizia come il prode Lancillotto: glielo rinfaccia l’amica Bianca Ballesi, aggiungendo che è un Lancillotto un pochetto ipocrita, perché quel ruolo di salvatore di Teresa se lo può permettere per i soldi che ha fatto proprio con quella televisione lì.

Pesci piccoli è un giallo senza omicidi, senza morti, solo quel furto anomalo (i cui intrecci saranno chiari solo alla fine). C’è la società di oggi, divisa in classi chiuse e con tanta puzza sotto il naso. E anche tanta voglia di rivincita, di una vita migliore, anche passando da una forma di giustizia poco rispettosa delle leggi.

Perché c’è tanta gente disperata là fuori: “È già tanto che non vengano ad impiccarci tutti” si trova a pensare Monterossi nel calduccio del suo appartamento.

I'm going out of my mind, oh, oh
With a pain that stops and starts
Like a corkscrew to my heart
Ever since we've been apart
Bob Dylan – You’re a big girl now

La scheda del libro sul sito di Sellerio

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