28 febbraio 2024

Betty la nera, di Walter Mosley


 

Erano in piedi sotto una violenta luce gialla nel vicolo sul retro del bar di John. Bruno Ingram detto “Big Hand” era grande e forte, e sapeva muoversi con ritmo baldanzoso anche quando stava immobile. Per un pelo non caddi dalla sfraio sulla veranda. Poi mi ricordai di quanto faceva caldo, in casa..

Se non avete mai letto niente di Walter Mosley, beh questa è l’occasione giusta per recuperare: la casa editrice 21 lettere sta ripubblicando i suoi noir, la serie con protagonista l’investigatore di colore Ezechiel “Easy” Rawlins precedentemente pubblicati da Mursia.

Quest’ultimo è ambientato a Los Angeles nel 1961, negli anni del sogno americano e della nuova frontiera di Kennedy, quando si immaginava (e si lottava) per un’America diversa, con meno tensioni razziali, con meno disuguaglianze..

Le cose non andarono proprio così – se ancora oggi ci sono persone che scendono in piazza gridando “black lives matters”: leggendo le pagine di questo romanzo comprenderemo però quale fosse il clima di quell’America, dove il sogno americano aveva anche un lato nero.

Pedagogia del ghetto “Papà?”

Sì?”

Perché gli uomini di colore si uccidono sempre fra di loro?”

(Lunga pausa) “Si esercitano”.

In una mattinata che si annuncia già calda, nella sua casa si presenta un ometto che gli offre un lavoro: deve ritrovare una donna di colore che lavorava presso una signora, in una di quelle ville a Beverly Hills, dove è difficile entrare per un nero senza dare troppo nell’occhio. Da qualche tempo è andata via e la signora la vuole ritrovare.

Easy avrebbe tanta voglia di mandarlo via, ha già abbastanza problemi, ci sono quei due figli da crescere: Jesus, il maschietto, un ragazzino con un brutto passato che ha deciso che non vuole parlare; e Feather, la bambina, che la mattina gli si stringe felice. Non sono veramente figli suoi, ma è come se lo fossero, avendoli strappati ad un brutto destino.
L’amico Mouse è in carcere e ogni notte, compreso questa, Easy sogna quando l’amico sparò a Bruno. Anche Martin, amico da una vita, stava lentamente morendo di un brutto male..

Ma quella Betty non è una donna di colore qualunque: il nome di questa donna che gli da il signor Lynx, un uomo piccolo il cui naso “era la sola cosa grande che avesse” fa tornare a galla vecchi, e piacevoli, ricordi

Ha mai sentito parlare di una donna che si chiama Elizabeth Eady?” chiese. Quel nome fece vibrare nella mia mente una corda dolorosa.

Elizabeth, Betty, era di una bellezza che non passava inosservata, aveva qualcosa che faceva uscire pazzi gli uomini, compreso il piccolo Eazy, che di Betty era diventato quasi un amico, innamorandosene.
Inizia così, con una foto di una donna da ricercare, la nuova indagine di Easy: si rivolge all’amico Odell, pure lui la conosceva: un giorno dalla loro casa era passato il fratello di Betty, uno a cui piaceva scommettere su tutto, a Odell e alla moglie aveva detto che presto avrebbe lasciato la città.
La pista delle scommesse lo porta a prendersi un pugno in faccia da un certo Terry Tyler.

Più promettente la pista che, con l’aiuto di una bibliotecaria lo porta alla casa dove abitava Marlon: non trova nessuno in casa, eccetto dei pantaloni di Marlon con dentro un assegno da 5000 dollari e del sangue. Sangue umano.

Quell’assegno è un’altra pista: sopra sta scritto il nome Sarah Cain, forse la signora da cui lavorava Betty.

Noi poveri siamo sempre pronti a morire. Ci aspettiamo sempre che là fuori ci sia qualcuno che vuole ucciderci.
Per questo non mi sono mai stupito del fatto che un bianco tiri fuori una pistola, quando vede un negro. In America è così che vanno le cose.

Dietro la scomparsa di Betty c’è qualcosa che non torna, qualcuno sta mentendo: Easy lo capisce subito, dopo aver parlato con la signora Cain nella sua bella villa, dove vive assieme al figlio e ad una domestica di colore. Ma lo capisce ancora meglio quando viene arrestato dalla polizia che inizia a chiedergli cosa sappia della morte del signor Cain.

Cosa c’entra la morte del padre di Sarah Cain e cosa potrebbe sapere Betty di questa storia?
E, poi, come mai se ne è andata, come se stesse sfuggendo da qualcosa, senza dir niente a nessuno?
Non sono solo le botte della polizia, perché un nero non ha gli stessi diritti dei bianchi. C’è anche una coltellata presa mentre perlustra una casa.

Nella testa di Easy c’è un secondo problema: ha fatto diversi investimenti in proprietà immobiliari ma un giorno scopre che la sua amica Clovis lo sta fregando, su un terreno che avevano comprato e su cui il comune ha bloccato il suo progetto.

Infine deve preoccuparsi di Mouse che, uscito di prigione, ha deciso di vendicarsi, deve ritrovare chi l’ha denunciato alla polizia con una telefonata anonima quella sera in cui ha sparato a Bruno.

Easy deve fare qualcosa per fermare quella che potrebbe diventare una carneficina:

Mi era più vicino di un amico e mi aveva salvato la vita più volte di quante dovrebbe servire a un uomo. Mouse era l’oscurità della parte nascosta della luna.

Arriverà molto vicino a vedere la morte, quella pallottola con su scritto il proprio nome, perché sono in tanti ad essere interessati a trovare Betty, non tutti con buone intenzioni.

È il perché sta tutto dentro i segreti della famiglia Cain e il loro patrimonio: una vicenda che mette assieme avidità e razzismo. Il razzismo di quei bianchi che consideravano gli altri, i neri, i messicani, i giapponesi, come esseri inferiori, destinati a lavorare nei campi sotto il sole, donne e bambini, perché quello era il loro destino

In alcuni dei lunghi corridoi ombrosi, lavoravano uomini, donne e bambini in abiti bianchi che li rendevano simili a fantasmi. Erano quasi tutti messicani con qualche negro e pochi giapponesi.

C’è un passaggio in cui Easy se li trova di fronte, questi schiavi (negli anni sessanta non nell’800), e chiede conto ad una ragazza, anche lei di colore, abituata a queste scene, perché in fondo si era sempre fatto così in famiglia

E quei bambini?” Indicai un viale semibuio oltre il suo naso. “Non credi che quei bambini dovrebbero essere a scuola?” [..]
“Quei bambini laggiù. È contro la legge far lavorare i bambini in quel modo”.
“Stanno solo aiutando i loro genitori. Non è che siano pagati”.

Betty la nera è un noir di quelli belli tosti da digerire, non solo per la complessità dell’intreccio del racconto (che solo alla fine verrà svelato), ma per come racconta quella società americana, dal punto di vista dei neri, costretti sempre a difendersi, a doversi proteggere dai bianchi, dai poliziotti

I criminali erano soltanto una banda di farabutti che viveva del guadagno delle persone oneste e dei ricchi. Anche i poliziotti erano dei farabutti; pagati dai proprietari per tenere a bada gli altri farabutti.

Ma, a volte, anche da altri neri come loro:

Sapevo che la vita era dura, però speravo che se qualcuno mi rubava qualcosa lo facesse perché aveva fame o perché ne aveva bisogno. Ma se uno ti tira giù, lo fa solo per vederti cadere.

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La scheda del libro sul sito dell’editore 21 lettere

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