LAB
REPORT: GAZA. LA PACE DEL GAS
Di
Nancy Porsia
Dopo
la firma del piano di pace di Donald Trump, Gaza viene nuovamente
bombardata, come mostrano le immagini girate nella Striscia
all’indomani dell’accordo. L’inchiesta di Report segue gli
effetti del piano tra Stati Uniti, Cisgiordania e Israele,
ricostruendo pressioni religiose e politiche, l’avanzare delle
annessioni, le tensioni sul gas offshore conteso e il ruolo dell’ENI
nelle partnership energetiche con Israele. Le testimonianze di
esperti, giuristi e analisti delineano i rischi geopolitici ed
economici del dossier Gaza Marine, mentre la storia della
diciassettenne Shireen Abu Al-Kas riporta alle conseguenze umane del
conflitto.
Le nuove tecnocrazie all'assalto della democrazia
Siamo
spiati, conoscono i nostri dati personali, i nostri gusti, quello che
pensiamo, dove stiamo andando, cosa consumiamo e riescono ad
anticipare i nostro desideri.
Non
è il mondo distopico immaginato da Orwell o lo scenario raccontato
nel film “Minority Report”: è come le big tech che controllano
internet stanno plasmando il mondo. Che ci piaccia o meno hanno in
mano i nostri dati, glieli abbiamo dati noi, e li usano per
addestrare l’algoritmo. Per fare cosa?
I
rapporti tra Elon Musk, il proprietario di X (o Twitter) e Donald
Trump sono noti, come sono noti anche i buoni rapporti col governo
sovranista di Giorgia Meloni: si sono conosciuti poco dopo
l’insediamento del governo, ad intermediare il
primo incontro è stato un ex hacker romano che oggi lavora con
Musk, Andrea Stroppa. A contattare palazzo Chigi è stato il
giornalista di Rete 4 Nicola Porro.
Da
questi buoni rapporti – la comune visione di destra del mondo –
sarebbe nato l’accordo non ancora definito per usare i satelliti di
Musk per le trasmissioni in chiave degli organi di Difesa e
intelligence (che finirebbero nelle mani di un privato..).
Ma
– racconta il servizio di Report – un altro miliardario ha
preferito rimanere nell’ombra: Peter Thiel, amico e cofondatore con
Musk di Paypal, oggi è uno dei miliardari più influenti negli Stati
Uniti, coi suoi fondi di investimento ha contribuito a lanciare sul
mercato startup come Facebook, AirBNB, Linkedin e il nucleo originaio
di Open AI, produttore di ChatGPT. Tutte startup diventati giganti
nel settore tecnologico. In questi primi mesi dell’amministrazione
Trump per alcuni dei dossier più delicati, come il monitoraggio
delle proteste nelle università e la gestione delle deportazioni di
massa si è affidata ad una delle compagnie più controverse di Peter
Thiel, Palantir.

“E’
qualcosa che va oltre la letteratura distopica o film come Minority
Report o Blade Runner, Palantir aiuta i governi e le aziende private
a sfruttare al massimo tutti i dati che mettiamo online o che sono
conservati nei database governativi, sia che lo scopo sia quello di
guadagnarci di più, che sorvegliarci” racconta a Giorgio Mottola
l’ex dipendente di Palantir Juan
Sebastian Pinto.
Non solo decidono cosa dobbiamo leggere sui
social, censurando o nascondendo contenuti ostili al governo (o ad
esempio su quanto sta facendo a Gaza il governo di Israele), ma i big
di internet riescono a influire sull’opinione delle persone, ad
influenzare le elezioni (è già successo con facebook e il
referendum sulla Brexit, non è complottismo).
La
tecnologia non è agnostica. È sta prevalendo sulla politica.
Palantir
è ovunque – racconta a Report Sophie in T Veld europarlamentare di
Renew Europe – in tutti i paesi europei, viene usato in tutti i
sistemi critici come la sanità, i dati degli ospedali e dei pazienti
o servizi di polizia e di intelligence. Palantir è stata assunta
anche dagli ucraini per fare intelligence sul campo di battaglia.
In
Europa grandi clienti di Palantir sono aziende come Deutsche Telecom
e le industrie chimiche Enkel e Basf. In Italia fino allo scorso
anno aveva sottoscritto una partnership con la Ferrari: il pilota
Leclerc aveva pure preso parte allo sport per pubblicizzare la
società americana. La famiglia Elkann ha da anni ottimi rapporti con
Peter Thiel e nel 2022 Palantir ha sottoscritto un accordo con
Stellantis per ottimizzare le prestazioni dei propri veicoli
attraverso l’invio dei dati di guida raccolti dalla casa madre
tramite WiFi dalle milioni di autovetture Stellantis in circolazione.
“Ciò
che è più preoccupante di questa collaborazione delle industrie
automobilistiche” continua Juan Sebastian Pinto “è l’enorme
quantità di dati che queste aziende hanno a disposizione. Oggi nelle
nuove automobili quasi ogni componente è tracciato..”
Finora
l’economia di internet si è basata sul principio “il prodotto
sei tu” (come titolava un vecchio servizio del 2011 di Report): da
anni sappiamo che ogni nostra attività online viene tracciata e
profilata. Abbiamo poi scoperto che con l’utilizzo di orologi e di
bracciali ed elettrodomestici connessi alla rete le aziende private
ricevono dati in tempo reale sulla nostra salute, sulle nostre
abitudini di vita e grazie ai robot pulisci pavimenti persino la
piantina dettagliata delle nostre case.
Fino
a questo momento, però – racconta nel servizio Giorgio Mottola –
eravamo convinti che l’utilizzo di questi dati avesse
esclusivamente finalità commerciali, venderci altri prodotti.
Con
Palantir siamo invece entrati in una nuova era: dal prodotto sei tu
all’obiettivo sei tu. Quei dati che forniamo navigando in rete o
usando oggetti connessi ad internet possono essere usati infatti da
governi e soggetti privati per monitorarci, reprimerci e
sorvegliarci. E, nei casi estremi come abbiamo visto a Gaza,
ucciderci con precisione millimetrica nelle nostre case. Sebbene al
momento nel vecchio continente abbiamo regole più restrittive per i
giganti tecnologici anche l’Europa è diventata da tempo terreno di
caccia per Palantir.
“In
questo modo l’Europa si è legata ad un uomo che non ama la
democrazia non ama la libertà e soprattutto non ama l’Unione
Europea” ha commentato l’europarlamentare Sophie in ‘T Veld.
Ecco
spiegati gli attacchi all’Europa decadente di Trump. È un attacco
ai principi della nostra democrazia.
Welcome
to Favelas è una pagina Facebook creata inizialmente da Massimiliano
Zossolo, “in un periodo in cui ero ristretto ai domiciliari”
perché – come racconta a Report - nel 2011 aveva partecipato alla
manifestazione degli “indignados” e fu arrestato per gli scontri
con le forze dell’ordine. Oggi, per una ironia della sorte, come si
vede alla festa di Gioventù Nazionale (i giovani
di fratelli d’Italia che ogni tanto cantano qualche canzoncina
fascista), oggi Zossolo è un idolo dei giovani di destra. E Welcome
to favelas è diventata una macchina da click con centinaia di
migliaia di visualizzazioni quotidiane e si sta proponendo come
principale organo di giornalismo partecipativo e di denuncia del
nostro paese.
Anche
se inizialmente su quelle pagine si pubblicavano inizialmente
contenuti inappropriati: foto di ex fidanzate, foto rubate per
strada, anche se su gruppi privati. Non erano solo foto di incidenti
stradali (che comunque anche se pubblicate in modo privato,
costituiscono un problema se poi girano in rete): anche foto di
revenge porn e porno scaricati da altri siti.
Era
poca roba rispetto al totale del materiale caricato – ha provato a
giustificarsi così Zossolo ma Report ha analizzato i contenuti da
marzo ad ottobre 2025 tramite l’esperto di propaganda online Alex
Orlowski: sono immagini di sparatorie, donne picchiate, ubriaco al
volante, “botte tra maranza”. I contenuti che funzionano di più
sulle pagine sono quelli ad alto contenuto di violenza dove non è
chiaro se le persone ritratte dalle immagini abbiano dato il permesso
alla pubblicazione su internet.
Come
racconterà il servizio di Report,
emissari di Elon Musk hanno contattato gli organizzatori di
questa pagina “per contribuire a creare una rete di media
alternativi con l’obiettivo di esportare in Europa il verbo
politico del fondatore del Ceo di Tesla. E in effetti come abbiamo
visto nel caso del Regno Unito, è anche con il sostegno a personaggi
di internet e influencer che Musk si muove per promuovere la sua
agenda in Europa.”
Un
altro tassello della macchina della propaganda di questa destra
insofferente alle regole della democrazia, che vengono bypassate
raccontando la loro “verità alternativa”.
La
violenza colpa dell’immigrazione incontrollata, che la sinistra ha
lasciato entrare nel nostro paese senza mettere paletti.
La
scheda del servizio: LA TECNODESTRA ALL’ASSALTO DELL’EUROPA
di
Giorgio Mottola
Collaborazione
Greta Orsi
Dal
documento ufficiale sulla strategia nazionale di sicurezza pubblicato
dalla Casa Bianca qualche giorno fa, emerge sempre più nitido il
progetto di Donald Trump per indebolire l’Unione Europea.
L’obiettivo è condiviso dai colossi della Silicon Valley che
vedono con il fumo negli occhi i rigidi regolamenti europei sul
monopolio e sulla protezione dei dati. Da mesi Elon Musk, l’uomo
più ricco del mondo, ha iniziato a sostenere pubblicamente i partiti
del Vecchio Continente più critici con Bruxelles. In particolare ha
costruito in Italia un rapporto preferenziale con la presidente del
consiglio italiano Giorgia Meloni. Per la prima volta, l’emissario
in Italia di Elon Musk, Andrea Stroppa, racconta davanti alle
telecamere come è nata questa relazione speciale e quali sono state
le implicazioni politiche e commerciali del filo diretto tra Musk e
Meloni. Nella strategia di influenza americana sulla democrazia
europea un ruolo fondamentale lo sta giocando un altro miliardario
della Silicon Valley, Peter Thiel, ex socio di Musk e fondatore di
Palantir, una della più misteriose e discusse società tecnologiche
del settore della difesa che potrebbe rischiare di far sembrare il
Grande Fratello di Orwell una favola per bambini. Giorgio Mottola ha
intervistato l’ideologo di riferimento di Peter Thiel e della
cosiddetta tecnodestra americana, Curtis Yarvin. Ingegnere
informatico e filosofo autodidatta è una delle figure più
controverse del panorama intellettuale statunitense per via delle sue
posizioni delle sue posizioni estreme sul razzismo e sulla
democrazia, che però hanno fatto presa su alcune figure cruciali
dell’amministrazione Trump.
La
ricostruzione dell’Ucraina
La
chiamano la pace di Trump, ma si tratta sempre di business as usual:
smettiamola con questa guerra, diamo a Putin quello che vuole perché
dobbiamo riprendere gli affari con la Russia.
E
tra gli affari che attirano gli appetiti di tanti avvoltoi, il
business della ricostruzione: nonostante la guerra sia ancora in
corso l’Europa sta già pensando alla sua ricostruzione e l’Italia
ha voluto avere sin da subito un ruolo da protagonista, organizzando
eventi e incontri per attrarre investimenti. L’ultimo la scorsa
estate a Roma, dove la presidente Meloni si è incontrata con
Zelenski e altri 15 capi di governo.
“Investire
in Ucraina è un investimento su noi stessi perché piaccia o no
quello che accade in Ucraina riguarda ciascuno di noi” raccontava
alla platea la stessa Meloni: in quell’evento si sono raccolti 10
miliardi di euro. La maggior parte dei nostri sforzi si
concentreranno nell’area di Odessa dove sono in arrivo circa 47 ml
di euro di fondi pubblici italiani di cui 32ml per il restauro e la
conservazione del patrimonio culturale. A firmare gli accordi per la
ricostruzione c’era anche l’ex sindaco di Odessa Trukhanov, che
negli ultimi anni è stato di casa nelle istituzioni italiane
incontrando politici e ministri di ogni sorta per favorire la
cooperazione tra i due paesi e attrarre gli investimenti per la sua
città.
“Roma
per me è come casa” spiegava al giornalista di Report: secondo il
rapporto della polizia si sarebbe stabilito a Roma negli anni ‘90
ottenendo un permesso di soggiorno per motivi familiari, grazie ad un
matrimonio fittizio con una donna italiana. Lo SCO, il servizio
centrale della polizia che indaga sulla criminalità organizzata lo
aveva inserito ai vertici della mafia ucraina, un’organizzazione
criminale nata ad Odessa e dedita ad estorsioni, pianificazioni di
omicidi di politici e oppositori, ma soprattutto al traffico di
petrolio e dell’immenso armamento russo che dopo la caduta
dell’Unione Sovietica veniva smerciato in tutto il mondo.
Ma
il sistema Italia è pronto a fare la differenza – rassicura la
presidente Meloni – per la ricostruzione dell’Ucraina, strade,
scuole, ponti, ospedali e chiese. In particolare ad Odessa – la
città italiana secondo il ministro Tajani – per la tutela del
patrimonio artistico. Ma di strade, ponti e ospedali ricostruiti
dall’Italia ad Odessa non c’è traccia fino ad oggi: solo pochi
metri quadri del tetto di una cattedrale ortodossa distrutta da un
bombardamento su cui si sono concentrati la maggior parte dei nostri
sforzi.
Ma
l’Italia aveva promesso di voler ricostruire interamente la
cattedrale – racconta a Report il priore della cattedrale Myroslav
Vdovodych – “il vicepremier Tajani aveva detto che avrebbero
iniziato la ricostruzione di Odessa partendo proprio dalla
cattedrale. L’Italia due anni fa ha stanziato 500mila euro e con
questi soldi sono stati ricostruti 110 metri quadrati del tetto.
Tutti gli altri 3000 metri quadrati li ha pagati la diocesi e come si
può vedere c’è ancora moltissimo lavoro da fare. I fondi non sono
arrivati direttamente alla cattedrale, ma all’Unesco che ha svolto
i lavori nella cattedrale. Non fatemi parlare dell’Unesco perché
avrei cose molto interessanti da dire su come lavorano ..”
Chi
ha svolto materialmente i lavori? LA Stikon, un’impresa di Odessa
citata in una indagine anti corruzione su presunti favori edilizi in
cambio di immobili e già beneficiaria di appalti pubblici poco
trasparenti anche se mai condannata in via definitiva. L’Unesco
l’ha incaricata con un affidamento diretto. L’Unesco ha fatto un
controllo su come ha lavorato questa impresa?
Il
capo ufficio Unesco in Ucraina Chiara Bardeschi ha spiegato come si
sia fatta una due diligence nei limiti delle loro possibilità e nei
limiti della loro procedura.
Il
giornalista di Report ha anche chiesto conto del ruolo di un
cittadino italiano, Attilio Malliani che era a capo del dipartimento
Urban Plan and Restoration di Odessa: è un advisor del sindaco ma
non è stata l’unica persona coinvolta nei lavori.
La
scheda del servizio: ODESSA CONNECTION
di
Sacha Biazzo
Collaborazione
Samuele Damilano
Report
ricostruisce il ruolo dell’Italia nei progetti di ricostruzione
dell’Ucraina, in particolare i 47 milioni di fondi pubblici
destinati all’area di Odessa, seguendo i rapporti tra le
istituzioni italiane, l’ex sindaco della città Gennadiy Trukhanov
e il suo consigliere per la cooperazione internazionale Attilio
Malliani. L’inchiesta, basata su atti giudiziari, rapporti di
polizia e testimonianze, documenta i procedimenti anticorruzione che
riguardano Trukhanov, i lavori sulla cattedrale di Odessa finanziati
tramite l’UNESCO e alcuni casi di gestione dei fondi umanitari,
anche mettendoli a confronto con il modello anticorruzione adottato
dalla Danimarca a Mykolaiv.
La
tutela dell’ambiente
La Repubblica
italiana – sancisce la nostra Costituzione nell’articolo 9 –
“Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche
nell’interesse delle future generazioni. ”
Ma questo vale sulla
carta: nella realtà colate di cemento ricoprono porzioni sempre più
estese del nostro paese, anche in zone con rischio idrogeologico
(alla faccia dell’interesse delle future generazioni), anche in
zone dall’alto valore simbolico, come le Dolomiti.
Dove
sorgono casette per turisti facoltosi senza autorizzazione. Tanto poi
ci pensa la politica a sfornare la legge per rendere lecito ciò che
lecito non era.
La
scheda del servizio: STARLIGHT ROOMS
di
Lucina Paternesi
Dormire
sotto la volta celeste nel cuore delle Dolomiti, a 700 euro a notte.
È l'idea che ha avuto un noto imprenditore di Cortina D'Ampezzo che
qualche anno fa ha realizzato le Starlight rooms, stanze panoramiche
che ruotano fino a 360 gradi posizionate a 2.055 metri di quota e
rivestite di legno e vetro per permettere, appunto, di osservare le
stelle durante la notte. Ma chi le ha realizzate - e ha ospitato
anche cantanti e attori famosi - non avesse le autorizzazioni per
farlo, dal momento che la legge regionale del Veneto sul turismo
prevede il divieto di costruire sopra i 1.600 metri, ad eccezione di
rifugi e bivacchi. A sanare le casette dell'imprenditore ampezzano è
stata la passata giunta presieduta da Luca Zaia che ha modificato la
norma e ora ogni comune montano potrà dotarsi di almeno due stanze
panoramiche anche sopra i 1600 metri d'altitudine.
Le
anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate
sulla pagina FB o
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della trasmissione.