13 dicembre 2025

Anteprima inchieste di Report – l'assalto alle democrazie della tecnodestra, la ricostruzione di Odessa e il gas a Gaza

LAB REPORT: GAZA. LA PACE DEL GAS

Di Nancy Porsia

Dopo la firma del piano di pace di Donald Trump, Gaza viene nuovamente bombardata, come mostrano le immagini girate nella Striscia all’indomani dell’accordo. L’inchiesta di Report segue gli effetti del piano tra Stati Uniti, Cisgiordania e Israele, ricostruendo pressioni religiose e politiche, l’avanzare delle annessioni, le tensioni sul gas offshore conteso e il ruolo dell’ENI nelle partnership energetiche con Israele. Le testimonianze di esperti, giuristi e analisti delineano i rischi geopolitici ed economici del dossier Gaza Marine, mentre la storia della diciassettenne Shireen Abu Al-Kas riporta alle conseguenze umane del conflitto.

Le nuove tecnocrazie all'assalto della democrazia

Siamo spiati, conoscono i nostri dati personali, i nostri gusti, quello che pensiamo, dove stiamo andando, cosa consumiamo e riescono ad anticipare i nostro desideri.

Non è il mondo distopico immaginato da Orwell o lo scenario raccontato nel film “Minority Report”: è come le big tech che controllano internet stanno plasmando il mondo. Che ci piaccia o meno hanno in mano i nostri dati, glieli abbiamo dati noi, e li usano per addestrare l’algoritmo. Per fare cosa?

I rapporti tra Elon Musk, il proprietario di X (o Twitter) e Donald Trump sono noti, come sono noti anche i buoni rapporti col governo sovranista di Giorgia Meloni: si sono conosciuti poco dopo l’insediamento del governo, ad intermediare il primo incontro è stato un ex hacker romano che oggi lavora con Musk, Andrea Stroppa. A contattare palazzo Chigi è stato il giornalista di Rete 4 Nicola Porro.

Da questi buoni rapporti – la comune visione di destra del mondo – sarebbe nato l’accordo non ancora definito per usare i satelliti di Musk per le trasmissioni in chiave degli organi di Difesa e intelligence (che finirebbero nelle mani di un privato..).

Ma – racconta il servizio di Report – un altro miliardario ha preferito rimanere nell’ombra: Peter Thiel, amico e cofondatore con Musk di Paypal, oggi è uno dei miliardari più influenti negli Stati Uniti, coi suoi fondi di investimento ha contribuito a lanciare sul mercato startup come Facebook, AirBNB, Linkedin e il nucleo originaio di Open AI, produttore di ChatGPT. Tutte startup diventati giganti nel settore tecnologico. In questi primi mesi dell’amministrazione Trump per alcuni dei dossier più delicati, come il monitoraggio delle proteste nelle università e la gestione delle deportazioni di massa si è affidata ad una delle compagnie più controverse di Peter Thiel, Palantir.


E’ qualcosa che va oltre la letteratura distopica o film come Minority Report o Blade Runner, Palantir aiuta i governi e le aziende private a sfruttare al massimo tutti i dati che mettiamo online o che sono conservati nei database governativi, sia che lo scopo sia quello di guadagnarci di più, che sorvegliarci” racconta a Giorgio Mottola l’ex dipendente di Palantir Juan Sebastian Pinto.
Non solo decidono cosa dobbiamo leggere sui social, censurando o nascondendo contenuti ostili al governo (o ad esempio su quanto sta facendo a Gaza il governo di Israele), ma i big di internet riescono a influire sull’opinione delle persone, ad influenzare le elezioni (è già successo con facebook e il referendum sulla Brexit, non è complottismo).

La tecnologia non è agnostica. È sta prevalendo sulla politica.

Palantir è ovunque – racconta a Report Sophie in T Veld europarlamentare di Renew Europe – in tutti i paesi europei, viene usato in tutti i sistemi critici come la sanità, i dati degli ospedali e dei pazienti o servizi di polizia e di intelligence. Palantir è stata assunta anche dagli ucraini per fare intelligence sul campo di battaglia.

In Europa grandi clienti di Palantir sono aziende come Deutsche Telecom e le industrie chimiche Enkel e Basf. In Italia fino allo scorso anno aveva sottoscritto una partnership con la Ferrari: il pilota Leclerc aveva pure preso parte allo sport per pubblicizzare la società americana. La famiglia Elkann ha da anni ottimi rapporti con Peter Thiel e nel 2022 Palantir ha sottoscritto un accordo con Stellantis per ottimizzare le prestazioni dei propri veicoli attraverso l’invio dei dati di guida raccolti dalla casa madre tramite WiFi dalle milioni di autovetture Stellantis in circolazione.

Ciò che è più preoccupante di questa collaborazione delle industrie automobilistiche” continua Juan Sebastian Pinto “è l’enorme quantità di dati che queste aziende hanno a disposizione. Oggi nelle nuove automobili quasi ogni componente è tracciato..”

Finora l’economia di internet si è basata sul principio “il prodotto sei tu” (come titolava un vecchio servizio del 2011 di Report): da anni sappiamo che ogni nostra attività online viene tracciata e profilata. Abbiamo poi scoperto che con l’utilizzo di orologi e di bracciali ed elettrodomestici connessi alla rete le aziende private ricevono dati in tempo reale sulla nostra salute, sulle nostre abitudini di vita e grazie ai robot pulisci pavimenti persino la piantina dettagliata delle nostre case.

Fino a questo momento, però – racconta nel servizio Giorgio Mottola – eravamo convinti che l’utilizzo di questi dati avesse esclusivamente finalità commerciali, venderci altri prodotti.

Con Palantir siamo invece entrati in una nuova era: dal prodotto sei tu all’obiettivo sei tu. Quei dati che forniamo navigando in rete o usando oggetti connessi ad internet possono essere usati infatti da governi e soggetti privati per monitorarci, reprimerci e sorvegliarci. E, nei casi estremi come abbiamo visto a Gaza, ucciderci con precisione millimetrica nelle nostre case. Sebbene al momento nel vecchio continente abbiamo regole più restrittive per i giganti tecnologici anche l’Europa è diventata da tempo terreno di caccia per Palantir.

In questo modo l’Europa si è legata ad un uomo che non ama la democrazia non ama la libertà e soprattutto non ama l’Unione Europea” ha commentato l’europarlamentare Sophie in ‘T Veld.

Ecco spiegati gli attacchi all’Europa decadente di Trump. È un attacco ai principi della nostra democrazia.


Welcome to Favelas è una pagina Facebook creata inizialmente da Massimiliano Zossolo, “in un periodo in cui ero ristretto ai domiciliari” perché – come racconta a Report - nel 2011 aveva partecipato alla manifestazione degli “indignados” e fu arrestato per gli scontri con le forze dell’ordine. Oggi, per una ironia della sorte, come si vede alla festa di Gioventù Nazionale (i giovani di fratelli d’Italia che ogni tanto cantano qualche canzoncina fascista), oggi Zossolo è un idolo dei giovani di destra. E Welcome to favelas è diventata una macchina da click con centinaia di migliaia di visualizzazioni quotidiane e si sta proponendo come principale organo di giornalismo partecipativo e di denuncia del nostro paese.

Anche se inizialmente su quelle pagine si pubblicavano inizialmente contenuti inappropriati: foto di ex fidanzate, foto rubate per strada, anche se su gruppi privati. Non erano solo foto di incidenti stradali (che comunque anche se pubblicate in modo privato, costituiscono un problema se poi girano in rete): anche foto di revenge porn e porno scaricati da altri siti.

Era poca roba rispetto al totale del materiale caricato – ha provato a giustificarsi così Zossolo ma Report ha analizzato i contenuti da marzo ad ottobre 2025 tramite l’esperto di propaganda online Alex Orlowski: sono immagini di sparatorie, donne picchiate, ubriaco al volante, “botte tra maranza”. I contenuti che funzionano di più sulle pagine sono quelli ad alto contenuto di violenza dove non è chiaro se le persone ritratte dalle immagini abbiano dato il permesso alla pubblicazione su internet.

Come racconterà il servizio di Report, emissari di Elon Musk hanno contattato gli organizzatori di questa pagina “per contribuire a creare una rete di media alternativi con l’obiettivo di esportare in Europa il verbo politico del fondatore del Ceo di Tesla. E in effetti come abbiamo visto nel caso del Regno Unito, è anche con il sostegno a personaggi di internet e influencer che Musk si muove per promuovere la sua agenda in Europa.”

Un altro tassello della macchina della propaganda di questa destra insofferente alle regole della democrazia, che vengono bypassate raccontando la loro “verità alternativa”.

La violenza colpa dell’immigrazione incontrollata, che la sinistra ha lasciato entrare nel nostro paese senza mettere paletti.

La scheda del servizio: LA TECNODESTRA ALL’ASSALTO DELL’EUROPA

di Giorgio Mottola

Collaborazione Greta Orsi

Dal documento ufficiale sulla strategia nazionale di sicurezza pubblicato dalla Casa Bianca qualche giorno fa, emerge sempre più nitido il progetto di Donald Trump per indebolire l’Unione Europea. L’obiettivo è condiviso dai colossi della Silicon Valley che vedono con il fumo negli occhi i rigidi regolamenti europei sul monopolio e sulla protezione dei dati. Da mesi Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, ha iniziato a sostenere pubblicamente i partiti del Vecchio Continente più critici con Bruxelles. In particolare ha costruito in Italia un rapporto preferenziale con la presidente del consiglio italiano Giorgia Meloni. Per la prima volta, l’emissario in Italia di Elon Musk, Andrea Stroppa, racconta davanti alle telecamere come è nata questa relazione speciale e quali sono state le implicazioni politiche e commerciali del filo diretto tra Musk e Meloni. Nella strategia di influenza americana sulla democrazia europea un ruolo fondamentale lo sta giocando un altro miliardario della Silicon Valley, Peter Thiel, ex socio di Musk e fondatore di Palantir, una della più misteriose e discusse società tecnologiche del settore della difesa che potrebbe rischiare di far sembrare il Grande Fratello di Orwell una favola per bambini. Giorgio Mottola ha intervistato l’ideologo di riferimento di Peter Thiel e della cosiddetta tecnodestra americana, Curtis Yarvin. Ingegnere informatico e filosofo autodidatta è una delle figure più controverse del panorama intellettuale statunitense per via delle sue posizioni delle sue posizioni estreme sul razzismo e sulla democrazia, che però hanno fatto presa su alcune figure cruciali dell’amministrazione Trump.

La ricostruzione dell’Ucraina

La chiamano la pace di Trump, ma si tratta sempre di business as usual: smettiamola con questa guerra, diamo a Putin quello che vuole perché dobbiamo riprendere gli affari con la Russia.



E tra gli affari che attirano gli appetiti di tanti avvoltoi, il business della ricostruzione: nonostante la guerra sia ancora in corso l’Europa sta già pensando alla sua ricostruzione e l’Italia ha voluto avere sin da subito un ruolo da protagonista, organizzando eventi e incontri per attrarre investimenti. L’ultimo la scorsa estate a Roma, dove la presidente Meloni si è incontrata con Zelenski e altri 15 capi di governo.

Investire in Ucraina è un investimento su noi stessi perché piaccia o no quello che accade in Ucraina riguarda ciascuno di noi” raccontava alla platea la stessa Meloni: in quell’evento si sono raccolti 10 miliardi di euro. La maggior parte dei nostri sforzi si concentreranno nell’area di Odessa dove sono in arrivo circa 47 ml di euro di fondi pubblici italiani di cui 32ml per il restauro e la conservazione del patrimonio culturale. A firmare gli accordi per la ricostruzione c’era anche l’ex sindaco di Odessa Trukhanov, che negli ultimi anni è stato di casa nelle istituzioni italiane incontrando politici e ministri di ogni sorta per favorire la cooperazione tra i due paesi e attrarre gli investimenti per la sua città.

Roma per me è come casa” spiegava al giornalista di Report: secondo il rapporto della polizia si sarebbe stabilito a Roma negli anni ‘90 ottenendo un permesso di soggiorno per motivi familiari, grazie ad un matrimonio fittizio con una donna italiana. Lo SCO, il servizio centrale della polizia che indaga sulla criminalità organizzata lo aveva inserito ai vertici della mafia ucraina, un’organizzazione criminale nata ad Odessa e dedita ad estorsioni, pianificazioni di omicidi di politici e oppositori, ma soprattutto al traffico di petrolio e dell’immenso armamento russo che dopo la caduta dell’Unione Sovietica veniva smerciato in tutto il mondo.

Ma il sistema Italia è pronto a fare la differenza – rassicura la presidente Meloni – per la ricostruzione dell’Ucraina, strade, scuole, ponti, ospedali e chiese. In particolare ad Odessa – la città italiana secondo il ministro Tajani – per la tutela del patrimonio artistico. Ma di strade, ponti e ospedali ricostruiti dall’Italia ad Odessa non c’è traccia fino ad oggi: solo pochi metri quadri del tetto di una cattedrale ortodossa distrutta da un bombardamento su cui si sono concentrati la maggior parte dei nostri sforzi.

Ma l’Italia aveva promesso di voler ricostruire interamente la cattedrale – racconta a Report il priore della cattedrale Myroslav Vdovodych – “il vicepremier Tajani aveva detto che avrebbero iniziato la ricostruzione di Odessa partendo proprio dalla cattedrale. L’Italia due anni fa ha stanziato 500mila euro e con questi soldi sono stati ricostruti 110 metri quadrati del tetto. Tutti gli altri 3000 metri quadrati li ha pagati la diocesi e come si può vedere c’è ancora moltissimo lavoro da fare. I fondi non sono arrivati direttamente alla cattedrale, ma all’Unesco che ha svolto i lavori nella cattedrale. Non fatemi parlare dell’Unesco perché avrei cose molto interessanti da dire su come lavorano ..”
Chi ha svolto materialmente i lavori? LA Stikon, un’impresa di Odessa citata in una indagine anti corruzione su presunti favori edilizi in cambio di immobili e già beneficiaria di appalti pubblici poco trasparenti anche se mai condannata in via definitiva. L’Unesco l’ha incaricata con un affidamento diretto. L’Unesco ha fatto un controllo su come ha lavorato questa impresa?

Il capo ufficio Unesco in Ucraina Chiara Bardeschi ha spiegato come si sia fatta una due diligence nei limiti delle loro possibilità e nei limiti della loro procedura.

Il giornalista di Report ha anche chiesto conto del ruolo di un cittadino italiano, Attilio Malliani che era a capo del dipartimento Urban Plan and Restoration di Odessa: è un advisor del sindaco ma non è stata l’unica persona coinvolta nei lavori.

La scheda del servizio: ODESSA CONNECTION

di Sacha Biazzo

Collaborazione Samuele Damilano

Report ricostruisce il ruolo dell’Italia nei progetti di ricostruzione dell’Ucraina, in particolare i 47 milioni di fondi pubblici destinati all’area di Odessa, seguendo i rapporti tra le istituzioni italiane, l’ex sindaco della città Gennadiy Trukhanov e il suo consigliere per la cooperazione internazionale Attilio Malliani. L’inchiesta, basata su atti giudiziari, rapporti di polizia e testimonianze, documenta i procedimenti anticorruzione che riguardano Trukhanov, i lavori sulla cattedrale di Odessa finanziati tramite l’UNESCO e alcuni casi di gestione dei fondi umanitari, anche mettendoli a confronto con il modello anticorruzione adottato dalla Danimarca a Mykolaiv.

La tutela dell’ambiente

La Repubblica italiana – sancisce la nostra Costituzione nell’articolo 9 – “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. ”

Ma questo vale sulla carta: nella realtà colate di cemento ricoprono porzioni sempre più estese del nostro paese, anche in zone con rischio idrogeologico (alla faccia dell’interesse delle future generazioni), anche in zone dall’alto valore simbolico, come le Dolomiti.

Dove sorgono casette per turisti facoltosi senza autorizzazione. Tanto poi ci pensa la politica a sfornare la legge per rendere lecito ciò che lecito non era.

La scheda del servizio: STARLIGHT ROOMS

di Lucina Paternesi

Dormire sotto la volta celeste nel cuore delle Dolomiti, a 700 euro a notte. È l'idea che ha avuto un noto imprenditore di Cortina D'Ampezzo che qualche anno fa ha realizzato le Starlight rooms, stanze panoramiche che ruotano fino a 360 gradi posizionate a 2.055 metri di quota e rivestite di legno e vetro per permettere, appunto, di osservare le stelle durante la notte. Ma chi le ha realizzate - e ha ospitato anche cantanti e attori famosi - non avesse le autorizzazioni per farlo, dal momento che la legge regionale del Veneto sul turismo prevede il divieto di costruire sopra i 1.600 metri, ad eccezione di rifugi e bivacchi. A sanare le casette dell'imprenditore ampezzano è stata la passata giunta presieduta da Luca Zaia che ha modificato la norma e ora ogni comune montano potrà dotarsi di almeno due stanze panoramiche anche sopra i 1600 metri d'altitudine.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

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