Strada Provinciale 1.
Sulla sinistra il torrente Stabina, un affluente del fiume Brembo, scorreva ai piedi del pendio erboso vicino alla carreggiata, con la massa di vegetazione lussureggiante che occupava la sponda opposta. [..] Sullo sfondo, a chiudere la conca dove sorgeva Piazzatorre, con la sua cima a punta di freccia incensata dal riverbero rosato del tramonto imminente, il Monte Secco torreggiava
Non è facile scrivere un romanzo giallo che ha dentro un’anima legata al mistero, che richiama antiche ritualità vecchie di secoli. Un giallo ambientato nei boschi della val Brembana, una delle zone più selvagge delle nostre Alpi, che può apparire splendida e lucente di giorno, ma che di notte, nel buio e con le voci del bosco, può fare paura. Ma forse non sono le forze della natura quelle che devono spaventarci..
Proprio nei
boschi millenari sopra Piazzatore viene trovato il corpo di una
ragazza adagiata su un masso erratico: è stata prima strozzata e
affogata nell’acqua per poi essere stata adagiata su quel masso,
nuda e lavata, coi polsi tagliati per far sgorgare il sangue per
terra. Come se fosse rituale antico, forse. Di sicuro un omicidio su
cui devono indagare i carabinieri di Piazza Brembana, guidati dal
capitano Pavone, appena arrivato in caserma in sostituzione del
vecchio comandante:
Poco oltre videro un masso più levigato e dalla cima piatta, su cui era adagiato il corpo della donna. Aveva le braccia a penzoloni lungo i fianchi, le gambe chiuse e i piedi dritti all’insù, completamente nuda.
I carabinieri, coadiuvati dai colleghi della Forestale, trovano anche una tenda poco lontano con dentro una piccola scarpa da bambino, un album da disegno ma senza alcun effetto della ragazza morta. Oltre alla ragazza morta c’è anche un ragazzino scomparso? Forse si tratta solo di un falso allarme, perché la ragazza – di cui solo in seguito si scoprirà il nome – aveva comprato scarpine e album da disegno per farne dono al figlio di una migrante.
Non era mai successo nulla di simile in quella valle, un posto dove tutti conoscono tutti ma dove, almeno inizialmente, nessuno sembra aver mai visto quella ragazza (che pure non doveva essere caduta dal cielo): il capitano Pavone, coadiuvato dai forestali e dal giovane brigadiere Stefano Milesi, inizia ad informarsi su fatti di sangue avvenuti nel passato. Viene invitato a consultarsi col vecchio Bottazzi, ultimo esponente di una famiglia di costruttori arrivata in valle a fine ottocento e che, fino a poco tempo prima, erano i padroni di tutto.
«Qualcosa non va?» chiese. La dottoressa piegò la testa. «Non so perché, ma la delicatezza con cui è stato trattato il corpo dopo il decesso... la compostezza. Non so, mi ricorda certe pratiche con cui nell’antichità si preparavano i defunti per il loro viaggio nell’oltretomba.
L’indagine su questo strano omicidio – rituale ci viene
raccontata attraverso gli occhi dei due protagonisti: da una parte il
capitano Pavone, che inizia una sua indagine proprio su questo strano
personaggio, Marzio Bottazzi, esperto della storia della valle, che
vive in una casa che sembra un museo per i tanti cimeli del passato
(fascista ma non solo) di cui si sente l’ultimo testimone.
Ma
c’è anche una seconda indagine, meno ufficiale ed è quella
seguita dal brigadiere Milesi: come mai il capitano si sta muovendo
con questa strana lentezza sulla morte della ragazza? È come se non
avesse veramente voglia di trovare l’assassino seguendo tutta
l’ufficialità del caso, il coinvolgimento del pm, del nucleo
investigativo dei Carabinieri.
.. a prescindere dalla presunta incapacità del capitano, c’erano aspetti inspiegabili. Il fatto che il caso non fosse passato al ROS e il mancato rispetto delle ordinarie procedure per indagare su un crimine del genere, tanto per cominciare. La completa estraneità della magistratura.
C’è il mistero della morte di questa ragazza – che si scoprirà essere poi una terapeuta per persone in difficoltà che aveva girato il mondo – uccisa e poi adagiata con estrema delicatezza, con rispetto quasi, su quel masso. E c’è anche un mistero sullo stesso investigatore, il capitano Pavone. Forse anche lo stesso Bottazzi nasconde un mistero dietro quel suo personale culto dello spirito “arboreo” che permane in quei boschi, capace di creare una suggestione che allo stesso tempo cattura, affascina e spaventa chi vi si avventura dentro.
«Vede, capitano, se Agnes Mittens avesse incontrato un lupo o un altro animale pericoloso sono sicuro che il suo corpo dilaniato avrebbe fatto più scalpore, invece del misterioso e offensivo silenzio che sembra avvolgere la sua morte violenta. Ora, mi chiedo cosa è peggio. Finire sbranati perché la bestia che ci troviamo di fronte agisce con brutalità per un meccanismo primordiale di paura e difesa, [..] Oppure, come nel nostro caso specifico, essere lasciati a morire a faccia in giù in un torrentello di montagna, uccisi da un altro animale con cui dovrebbe essere possibile comunicare?»
Tutto troverà una spiegazione ma solo una volta arrivati alla fine
della storia, con la rivelazione del mistero che porta ad una visione
di “giustizia”, una giustizia che necessariamente deve usare la
violenza, essere maligna, per proteggere il suo territorio.
Pecca
forse di poco ritmo nella prima parte che però cresce man mano che
si arriva fino in fondo, quando l’indagine sulla ragazza morta
diventa un’indagine sull’indagine con un cambio di contesto che
spiazza il lettore. Ho molto apprezzato la cura con cui viene
raccontato il contesto naturale, questi luoghi della Val Brembana che l’uomo ha
attraversato per secoli per collegare il nord, la Svizzera,
l’Austria, con la pianura Padana. Non lo sapevo, ma la parola taxi
nasce proprio da questi luoghi:
.. i nobili Thurn und Taxis, erano originari di Cornello dei Tasso, una frazione di Camerata Cornello, e avevano inventato e sviluppato il sistema dei corrieri postali nel Medioevo.
La scheda del libro sul sito di Tre60.
I
link per ordinare il libro su Ibs
e Amazon

Nessun commento:
Posta un commento