IL RITORNO AL MONDO DEI PUFF di Antonella Cignarale
Le
sigarette usa e getta hanno gusti diversi, colori accattivanti, sono
per tutti i palati, piacciono molto ai ragazzi e anche agli adulti
che vogliono smettere: sono aromi che sono proibiti nelle sigarette a
base di tabacco e che si sono spostate su queste sigarette.
Danno
dipendenza ai ragazzi, quelli nella fascia 14-17: le aziende che
importano queste sigarette o che li producono avrebbero dovuto
spiegare come hanno creato questi aromi, così Report è andata
all’istituto Mario Negri per studiare il contenuto di queste
sigarette.
Gli aromi servono per mascherare la sensazione di
bruciato, ad oggi non è ben regolamentato né il contenuto degli
aromi e nemmeno la vaporizzazione dei metalli pesanti che si inalano
mentre si fuma.
In
una sigaretta da 3000 tira Luciano Ruggia, direttore
dell’associazione Svizzera per il tabagismo ha fatto lui una sua
analisi sui vapori, in assenza di studi a lungo termine da parte dei
ministeri e dell’Unione Europea.
Alcuni paesi hanno proibito
degli aromi, come i Paesi Bassi, in Inghilterra sono preoccupati per
la diffusione di queste sigarette tra i ragazzi, in Francia si pensa
di vietarle.
La
direttiva europea non ha messo limiti sui metalli pesanti: così
nessuno li controlla a cominciare dal ministero della Salute, come ha
ammesso alla giornalista la stessa direttrice del ministero Daniela
Galeone.
Anche il ministero dell’Economia e delle Finanze (e
l’agenzia delle Dogane) ha scelto di non fare controlli sui
metalli: così ancora una volta è stata Report ad analizzare
l’aerosol emesso, trovando Alluminio,
Cromo, Zinco, Nichel,
Arsenico e Piombo, confrontandoli con i limiti per legge dell’acqua.
Tutti questi residui di metalli sono inalati tutti assieme nel corpo, dunque esiste un rischio potenziale per il consumatore: è corretto che le persone non sappiamo quali siano i rischi a lungo andare usando queste sigarette?
Report
ha inviato questi risultati alle aziende, alcune delle quali hanno
anche risposto, spiegando che i metalli trovati, sono bassi, ma non
esistono limiti per legge.
In
Italia si possono anche acquistare Puff che contengono nicotina
passando per internet, dove non viene chiesto nemmeno il documento:
Amazon ha ritirato il prodotto, ma rimangono altri siti da cui
comprare puff con dosi non legali, una cosa che non è ammissibile
per dei ragazzi di 13 anni.
Altro
problema è quello della raccolta: dove si buttano le puff? Sono RAE
al pari di un cellulare, toccherebbe ai produttori gestire lo
smaltimento, ma delle sigarette del 2022 non sappiamo ancora quante
ne siano state raccolte, perché lo smaltimento oggi avviene in modo
non corretto. Molti pensano di poterle gettare
nell’indifferenziata.
Nei negozi di tabacchi c’è molta
confusione, non danno agli acquirenti indicazioni corrette.
Oltre a questo le aziende importatrici non sono iscritte al registro nazionale A.E.E, alcune si sono iscritte ma solo dopo l’inchiesta di Report.
Dopo l’accordo col ministero, oggi queste sigarette possono essere anche raccolte dai tabaccai, ma quanti consumatori lo sanno?
L’Oca è fuori di Michele Buono
Nel Sulcis le ex miniere di carbone sono state chiuse, creando un problema sociale: Report ha aiutato queste persone a trovare una soluzione per tenere attive queste miniere.
È
l’idea dell’oca, come si fa a tirarla fuori dalla bottiglia?
L’idea era venuta a Report nel servizio sulle reti di energia dove
si scambia in modo intelligente energia, quella prodotta in modo
pulito dall’aria o dal sole, come avviene nei paesi del nord
dell’Europa.
In
Svizzera il sistema di accumulo dell’energia avviene spostando
blocchi in alto e in basso su enormi gru, quando scendono producono
energia, senza perdere carica.
Nelle miniere del Sulcis questi pesi anziché andare verso l’alto, andranno verso il basso, verso il profondo delle miniere: alla Carbo Sulcis Report ha proposto l’uso di questa tecnologia di accumulo di energia che arriva dalla Svizzera.
Le miniere oggi verranno usate per stoccare energia rinnovabile: la Energy Vault ha contattato la Carbo Sulcis, stringendo un accordo importante: i pesi da spostare potrebbero essere l’acqua, quella che inonderebbe le gallerie e che va rimossa, oppure terreno o residui delle estrazioni di carbone.
In questo impianto si possono stoccare energia per centinaia di MgW/ora: questa energia potrebbe essere messa a disposizione delle aziende che intendono insediarsi in questo territorio, l’impianto diventerebbe un polo di attrazione per creare nuovi posti di lavoro.
La miniera genererà energia da esportate in Sardegna e poi in tutto il continente.
SCOPERTA ELETTRIZZANTE – Green Hypochrisy di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella
Mentre
in Europa c’è una cosa all’elettrico, non ci si rende conto che
dall’altra parte del mondo c’è qualcuno che sta pagando il
nostro conto elettrico.
Tutte le città stanno vietando
l’ingresso ai mezzi che inquinano, la stessa Europa ha imposto
entro il 2035 il passaggio alla produzione di sole auto elettriche.
Ma come la mettiamo con i proprietari di auto vecchie, non tutti hanno i soldi per passare ad auto moderne (e più costose)? C’è l’inquinamento, ma c’è anche una marea di persone che ancora usano auto euro 0 o poco oltre. E c’è anche la carenza di mezzi pubblici.
A Roma è nato un comitato No ZTL, che spiega che i dati dell’Arpa sono in via di miglioramento, non sarebbe necessario imporre dei blocchi, con tanto di multe.
Per cui oggi è un problema per comprare auto elettriche, ma è un problema anche trovare auto usate.
Oggi
l’Europa
non sta finanziando la produzione di batterie elettriche, sono invece
spesi in tanti rivoli, come per esempio il progetto italiano per
trasformare auto a benzina in auto ibride, si
tratta del
progetto
della Mecaprom,
a cui sta lavorando anche il CNR.
Un
ricercatore di Napoli è stato vittima di un incidente, dentro questo
modello di ibrido sperimentale che ha preso fuoco mentre era in
strada.
Fulvio Filace, il ricercatore, è morto così, col sogno di finire a lavorare nella Ferrari: il progetto nasce dentro le stanze dell’ateneo di Salerno, che ha ottenuto i fondi europei.
Cosa
ha provocato questo incidente? Ci sono comunicazioni tra ricercatori,
con la dottoressa Prati del CNR, da cui emergono problemi sui
prototipi su cui stavano lavorando, fili scollegati, timori sulla
temperatura interna.
Nel prototipo erano presenti due
bombole, una contenente del gas propano: secondo il CNR non sono loro
la causa dell’incidente, l’odore acre sentito nell’aria era
dovuto alla batteria.
Ci sarà un audit interno da parte del CNR che ha stretto un contratto con la società del professor Rizzo, che ha inventato questo modello di auto.
Nessuno vuol parlare dei finanziamenti pubblici, né alla Mecaprom, nemmeno al Mise: solo dopo l’annuncio del servizio di Report sarebbe stata generata una rendicontazione, come richiesto dall’Europa.
Qual
è il prezzo della transizione ecologica?
Secondo il new green deal europeo, nel 2035 tutti i furgoni e auto in
Europa dovranno essere green,
basta auto a benzina.
Ma la Corte dei Conti europea si è
dimostrata scettica, perché per produrre le batterie servono
minerali importanti dall’estero.
Dipenderemo
dagli Stati Uniti o dalla Cina: infatti Stellantis
oggi sta stringendo accordi coi cinesi, col rischio che gli
stabilimenti verranno spostati in quel continente.
A
rischio c’è tutta la filiera dell’automobile europea e anche la
stabilità sociale: conclude
Annie Tortelboom “ricordiamoci
che in Europa 3,5 milioni di persone lavorano nell’industria
automobilistica, in Italia sono circa 200mila, puoi spingere sulla
neutralità climatica ma bisogna vedere se vogliamo raggiungere
l’obiettivo solo importando dalla Cina.”
Il prezzo di un’auto elettrica dipende dalla batteria: dentro troviamo materiali come Nichel, Cobalto, Manganese. Ad oggi non sappiamo ancora come riciclare queste batterie, ma il problema vero sono le materie prime, che arrivano da fuori dall’Europa.
Report si è messo sulle tracce del Nichel dentro le batterie più performanti: il nichel arriva dall’Indonesia, paese il cui PIL è trainato proprio dalla produzione del Nichel.
Nel
distretto dell’Imip, in partnership con una azienda cinese, si
lavora il nichel che poi finisce nelle batterie vendute a Stellantis
ma anche a marchi cinesi.
Per costruire questo impianto sono
stati disboscati pezzi della foresta, distruggendo la biodiversità
del paese: gli affari vanno a gonfie vele, racconta a Report la
segretaria dell’associazione che estrae Nichel, consapevole
dell’inquinamento ambientale e della grande ipocrisia attorno alle
auto elettriche. Per non inquinare in Europa, stiamo distruggendo
l’ambiente in Indonesia.
Ogni tonnellata di Nichel emette 58
tonnellate di biossido di carbonio: un controsenso, perché in questo
paese hanno solo carbone per produrre energia per gli impianti di
estrazione e lavorazione.
Ci
sono problemi di respirazione per le persone, ma finora nessuna vuole
fare uno studio sugli impianti, per non bloccare la produzione e
dunque il profitto.
Questi impianti inquinano l’aria,
inquinano le acque, producono rifiuti tossici che al momento sono
ancora stoccati a terra, col rischio di dispersione nell’aria o
nell’acqua.
I
rifiuti tossici sono depositati in un’area a cielo aperto copre 600
ettari: questi rifiuti hanno inaridito il mare, hanno ucciso la sua
flora e la fauna, Report ha documentato come le acque siano diventate
rosse mentre solo pochi anni fa erano blu cristallino. Anche le acque
dei fiumi, lontano dall’oceano,
sono di un rosso intenso.
La barriera corallina è sparita dopo il boom del nichel: la sabbia rossa ricopre i fondali e i coralli sono morti.
Report ha incontrato i dirigenti di Imip (e delle aziende cinesi in partneship con Imip) a Londra: il dirigente dell’azienda con cui Report ha parlato ha negato tutti i problemi, i due impianti in Indonesia sono attivi da anni e non hanno avuto mai problemi.
Tutta la ricchezza del nichel non sta portando benessere agli operai della Imip, ai pescatori dell’isola: le condizioni lavorative, secondo le testimonianze raccolte, sono difficili, mancano protocolli di sicurezza.
Imip spia i lavoratori, per evitare che parlino coi giornalisti, per evitare che escano fuori immagini delle cattive condizioni di lavoro: il governo indonesiano, pur di attrarre capitali esteri, ha tolto le leggi sulla sicurezza sul lavoro.
La filiera del nichel, parte dall’Indonesia e arriva ai grandi marchi europei: ma il marketing è stato bravo a costruire l’immagine green dell’auto elettrica.
Altro che i terroristi di ultima generazione, che questo governo ha preso di mira: tutti i produttori europei sanno come si lavora in Indonesia, sanno come si estrae il nichel in Indonesia.
Il marketing verde è molto ipocrita, "C’mon, this is business…" dice la segretaria dell'associazione mineraria, ridendo in faccia a Giulio Valesini.
Secondo il nuovo regolamento europeo i costruttori europei dell’auto potranno pagare le entità di certificazione (gli enti notificati) che dovranno vigilare poi i processi di produzione e di acquisizione delle materie prime: le batterie dovranno indicare quanto inquinano, ma non è indicata la soglia massima.
Così raggiungeremo gli obiettivi del green deal, ma chiudendo gli occhi su quello che succede nel resto del mondo, come in Indonesia.
È una sottile forma di colonialismo, dove noi europei siamo molto esperti.
Per produrre auto elettriche abbiamo poche possibilità: comprare batterie da Cina o Stati Uniti, oppure iniziare a scavare nel nostro sottosuolo per trovare qualcuno di questi minerali.
Il
ministro dello sviluppo economico Urso ha lanciato un ambizioso
progetto per un piano minerario nazionale con decine di siti da
rilanciare, sparsi su tutto il territorio, ma specialmente nel centro
e nel nord-ovest, per estrarre alcuni dei minerali critici di cui
l’industria dell’elettrico ne avrebbe bisogno.
Il più
grande giacimento in Italia si trova in un parco naturale in Liguria
– racconta il ministro del made in Italy: si tratta di un
giacimento di titanio (e
non di Litio) che
si trova in un angolo della Liguria di straordinaria bellezza, l’area
protetta del Beigua,
tra Genova e Savona. Dal 2015 è un parco protetto dall’Unesco: si
parla di 400 miliardi di euro di risorse, così vede la questione Ada
Benedetto consigliera della compagnia europea Titanio, come si tutela
l’ambiente con l’interesse economico?
“Non saprei come
rispondere”, la risposta purtroppo la dice lunga.
Non
sappiamo come gestire gli scarti, che contengono anche amianto:
l’Europa concederà i permessi in modo “speciale”, in tempi
brevi e non ci sarà modo di opporsi, perché c’è di mezzo la
ragione di stato, del titanio che serve alla transizione ecologica e
serve anche all’azienda militare.
Uno
studio dell’università di Genova ha messo in luce i rischi per
l’estrazione del Titanio: da una parte ci sono questi 400 miliardi
euro, dall’altra le aziende che hanno chiesto l’autorizzazione
per l’estrazione non sanno come gestire in modo sicuro la miniera.
Il governo è pronto a fare leggi speciali, per un nuovo piano minerario, in mano allo stato: tutto questo per togliere alla Cina il monopolio su questi minerali.
Ma al momento il progetto in Liguria è bloccato per l’opposizione della popolazione.
Anche il progetto della Tesla in Germania ha creato dei problemi alla popolazione: lo stabilimento è stato costruito in un’area di protezione dell’acqua potabile , l’impianto ha bisogno di molta acqua che viene tolta dai bisogni della popolazione. L’azienda non è poi trasparente sugli incidenti che potrebbero inquinare le falde.
Elon Musk ride alle domande della giornalista, ma il land ha iniziato a razionare l’uso dell’acqua per l’uso civile.
Purtroppo nessuno può fermare Tesla, che ha deciso di espandere l’impianto, nonostante i tanti incidenti registrati e la scarsa trasparenza dell’azienda americana.
Ma ci sono i posti di lavoro, c’è l’economia che deve crescere, racconta il ministro dell’economia del land di Brandeburgo, un po’ come in Indonesia.
Report ha raccontato anche del dramma del Congo, a Kolwezi, per la miniera di Cobalto: Amnesty International ha denunciato le violenze contro la popolazione locale, sfollata e minacciata perché si trova sopra un parco minerario.
Altro minerale raro è il Litio, che viene estratto in maggior parte dal Cile: da qui arriva il Litio per le batterie di Tesla. Le miniera stanno assorbendo tutta l’acqua che veniva precedente usato dagli allevatori, che dovranno andare via.
La società di estrazione del Litio è in mano ad un parente del dittatore Pinochet, si chiama SQM, ha stretti legami con la politica, con cui ha potuto aumentare l’estrazione di metallo, causando la protesta della popolazione cilena.
Stiamo barattando un mondo più pulito nel nord globale, col mancato rispetto dei diritti civili nel sud del mondo, con l’impoverimento di quelle persone, con la distruzione dell’ambiente, contaminazione di acqua e aria, sgombero di villaggi, operai bruciati vivi.
Tutto
questo per diventare il primo continente elettrificato.
Forse
dovremo iniziare a rivedere i nostri consumi e le nostre abitudini.
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