Cosa Veneta di Walter Molino e Andrea Tornago
La scuola della Misericordia a Venezia
L’evento
più esclusivo del carnevale di Venezia si svolge nella scuola grande
della Misericordia, palazzo gestito dalla società che fa capo al
sindaco Brugnaro, concessione
firmata da un
dirigente del comune dove è sindaco Brugnaro stesso.
Come
consigliere della società troviamo l’onorevole
Semenzato (ex dipendente di Brugnaro) dove l’altro socio si chiama
Pietro
Mollica:
nel 2015 il tribunale per le misure di prevenzione di Roma ha
confiscato i suoi beni, è considerato un soggetto pericoloso perché
in contatto con la Camorra.
Ma né il comune né la prefettura hanno aggiornato il certificato antimafia: quando il giornalista di Report ha posto delle domande al sindaco Brugnaro su questo tema si è sentito rispondere “siete lo schifo d’Italia”.
Come
mai Brugnaro per tanto tempo è stato socio di una persona come
Mollica?
Andrea Tornago è andato fino a Messina per sentire il
collega Basso: i Mollica sono coinvolti in una indagine sulla loro
società, la SIAF, di cui ne aveva parlato il pentito Siino.
Fallita
l’esperienza con la Siaf, Mollica diventa socio di Brugnaro per la
ristrutturazione del palazzo della Misericordia: una strana
collaborazione, visto che Mollica non versava le quote della società.
Alla fine la concessione viene data alla società di Mollica e Brugnaro da un dirigente dello stesso comune: Mollica è rimasto socio anche nel 2015, dopo la confisca dei beni poi confermata e il suo arresto.
Mollica
è arrivato ad investire a Venezia grazie ai rapporti con l’ingegner
Zogner, oggi rinviato a giudizio perché secondo la procura avrebbe
aiutato Mollica ad eludere la confisca dei beni.
Chi è lo
schifo dell’Italia allora?
Il processo Eraclea
Report è partita da questa storia a Venezia per un servizio più ampio sulla presenza mafiosa nel Veneto: persino Zaia è andato a testimoniare per il processo Eraclea, in questo paese si sarebbe radicata una cellula dei casalesi, controllata dal clan Donadio. Secondo l’antimafia Donadio poteva controllare la politica locale, tanto che la sindaca Zanchin si è preoccupata dell’immagine del paese nel mondo.
Quando
è tornato dalla carcerazione, Luciano Donadio è stato accolto ad
Eraclea con dei fuochi di artificio: Walter Molino ha incontrato nel
bar del paese Prima linea sia Donadio che Raffaele Buonanno, ma non
ha voluto parlare della sua situazione.
Al processo nato
dall’indagine sulla mafia ad Eracle ci sono già stati dei
patteggiamenti di ex amministratori locali.
La relazione del prefetto di sciogliere il comune per infiltrazione mafiosa è stata rigettata dal ministero dell’Interno (allora diretto da Lamorgese): il prefetto Zappalorto non ha mai saputo perché, non è stato nemmeno ascoltato nel processo in corso.
Oggi Donadio può girare per il paese, perché l’accusa per associazione mafiosa (riconosciuta per gli accusati nel rito abbreviato) è caduta nel processo ordinario, in primo grado sono stati condannati solo per associazione criminale semplice, così possono stare tutti tranquilli, sindaco, presidente di regione, la mafia ancora non c’è in Veneto e ad Eraclea.
Secondo un ex membro della commissione antimafia, ci sarebbero state delle pressioni politiche per non procedere con lo scioglimento per mafia del comune: poteva essere il secondo comune, perché dieci anni fa Rosi Bindi aveva iniziato una verifica sul comune di Verona, anche a seguito di un servizio di Report.
A
Verona la
cosca che si è radicata è quella dei Giardino:
il servizio di Report racconta di una aggressione ad un gestore di
una sala scommesse che aveva licenziato il figlio di
Giardino.
Secondo l’antimafia Antonio Giardino, condannato in
primo grado a 30 anni per mafia, sarebbe il capo indiscusso della
locale di ndrangheta: “qua nel Veneto ce l’hanno a morte coi
calabresi” racconta per difendersi il cugino, Alfonso Giardino.
Le cosche sono molto interessate a quello che succede a Verona, la città più ricca del Veneto: Alfonso Giardino, in una intercettazione, racconta del suo appoggio all’elezione di Tosi.
L’allora sindaco Tosi, dopo la puntata di Report del 2014, aveva negato che i Giardino lo avessero appoggiato alle elezioni: invece esiste una foto di Tosi assieme al fratello di Alfonso, anche lui condannato in primo grado per mafia, foto fatta nel 2015 quando Tosi era in campagna elettorale per la regione. Solo un evento della campagna elettorale, commenta oggi l’ex sindaco che conferma di non conoscere le persone della famiglia Giardino.
In questa storia oggi si è aggiunto un nuovo tassello, si chiama Nicola Toffanin, ex militare che poi si è trasformato in investigatore privato: arrestato nel 2020, ha iniziato subito a collaborare coi magistrati a cui ha raccontato la struttura della ndrangheta in Veneto e nel veronese: “mi è stato chiesto di tenere un profilo il più basso possibile, di rimanere in una sorta di mondo di mezzo, la maglia che connette la ndrangheta con la politica, le forze dell’ordine e la massoneria. Diamo la possibilità all’organizzazione di crescere e infiltrarsi nel tessuto economico, imprenditoriale e delle amministrazioni pubbliche. Anche dalla Procura di Verona venivo a conoscenza di tante cose, proprio per questo mi hanno dato il soprannome di avvocato”.
Toffanin ha confessato di curare i rapporti tra politica, ndrangheta a imprenditoria: i suoi verbali sono secretati, le sue dichiarazioni sono state oggi riscontrate, racconta oggi il procuratore capo di Venezia.
Nelle sue indagini Toffanin si accompagna a Domenico Mercurio e Francesco Vallone, imprenditore calabrese e massone di Vibo Valentia, a capo del centro di formazione Enrico Fermi a Verona che secondo i magistrati sarebbe il diplomificio della ndrangheta.
Ascoltando le conversazioni telefoniche di Toffanin, gli investigatori si rendono conto della sua rete di relazioni e del suo potere ricattatorio nei confronti dei politici locali, come l’assessore Miglioranzi e il sindaco Tosi.
Miglioranzi è un ex estremista di destra che Tosi ha portato in politica e messo a capo della municipalizzata dei rifiuti Amia: Toffanin lo ha intrappolato nella sua rete, raccontando di tenerlo in pugno, per una mazzetta per corsi di formazione fasulli creati dalla società di Vallone.
A
Report l'ex consigliere confessa di non essersi accorto che queste persone con cui è
entrato in contatto avevano un profilo criminale: eppure dalle
dichiarazioni di Toffanin pare sia vero il contrario, Miglioranzi
sapeva chi fossero quelle persone.
Tosi aveva incaricato
Toffanin di fare delle indagini sui suoi avversati politici, come
l’esponente leghista Sboarina: oggi Tosi nemmeno si ricorda di chi
fosse questo Toffanin, che aveva conosciuto nel 2017, si sono
scambiati dei messaggi, dove lo chiama Nic.
Secondo
l’antimafia i soldi per i dossieraggi (di Toffanin) sarebbero
pagati dall’Amia di Miglioranzi, dunque si tratterebbe di un
reato.
La tela di ragno a Vicenza – l’inchiesta Isola Scaligera: Unichimica è la più importante azienda chimica nella zona, il patron è l’ex deputato leghista e imprenditore Alberto Filippi, oggi anche apprezzato cantante su youtube.
Ario
Gervasutti è un giornalista del Gazzettino: a Report racconta di
quando nel 2018 spararono alla sua casa, sarebbe stato l’ex
parlamentare della Lega ad aver ordinato quell’attentato.
Sul
giornale Gervasutti aveva pubblicato articoli sgraditi per Filippi,
che riguardavano una speculazione edilizia. È stato Domenico
Mercurio, oggi collaboratore di giustizia, a parlare di questo atto
di intimidazione contro il giornalista del Gazzettino.
Alberto
Filippi ha accettato di incontrare Report e a rispondere a delle
domande: nega tutte le accuse, il suo avvocato a presentato ai
magistrati delle registrazioni con Domenico Mercurio che proverebbero
la sua innocenza, di aver ricevuto un tentativo di estorsione da
parte del Mercurio stesso. Ma
sono registrazioni che sarebbero avvenute dopo che Mercurio aveva
iniziato la sua collaborazione.. un bel mistero.
Mercurio avrebbe avuto contatti anche con altri politici, come Casali (non indagato), a cui avrebbe garantito un pacchetto di voti.
A Report non ha risposto alle domande perché doveva partecipare ad un convegno col ministro Nordio, dove il suo partito proponeva di vietare la pubblicazione delle intercettazioni..
L’appalto per la costruzione dell’ospedale di Padova: Nicolino Grande Aracri è uno dei boss più potenti della ndrangheta, proviene da Cutro da cui ha iniziato la scalata ai vertici dell’associazione, anche al nord, prima in Emilia e poi in Veneto.
Del potere di Nicolino Grande Aracri ne parla il pentito Luigi Bonaventura, il primo ad aver parlato delle infiltrazioni della ndrangheta nel Veneto, dove si sarebbe trasformata in masso-ndrangheta.
L’ospedale di Padova è l’opera pubblica più importante del Veneto (realizzato): il reparto di Pediatria è stato vinto da una azienda di Treviso (Setten, che poi si rivolta alla Sidem) su cui è però arrivata una interdittiva dell’antimafia.
La
Sidem è la
società
che vinto il subappalto per il reparto di pediatria: il dominus
dell’azienda è il primo cugino di Grande Aracri, ma le
indagini dei carabinieri hanno stabilito i rapporti tra De Luca e
Grande Aracri
e per questo ha ricevuto l’interdittiva.
Come ha fatto a
vincere questo subappalto la Sidem? “Io
non lo so come è avvenuto,
l’ho trovata in cantiere” racconta il presidente di Setten, la
Sidem lavorava
con un fondo immobiliare, Nomiria.
Oggi
la Sidem continua a lavorare indisturbata in altri cantieri in
Veneto, in collaborazione con la Namira, la società che ha preso le
quote di Nomiria
(dopo
che la notizia dell’interdittiva è diventata pubblica).
La palma è arrivata anche al nord, come scriveva Sciascia ne Il giorno della civetta: lo stato, le istituzioni, e la ndrangheta si mescolano rendendosi irriconoscibili, lavorano assieme.
Nessun commento:
Posta un commento