I miliardi del PNRR dovrebbero essere usati anche per riqualificare le periferie, da nord a sud. È davvero così?
Poi un nuovo capitolo del servizio sul senatore La Russa.
L’anteprima è dedicata alle sigarette elettroniche
La scheda del servizio: IL MONDO DEI PUFF
di Antonella Cignarale
Colorate come pennarelli, invisibili in un palmo di mano, sono le sigarette elettroniche usa e getta. Ci sono con o senza nicotina, ma nel 2022 in Italia su 30 milioni di pezzi più di 29 milioni contenevano nicotina. Variegate e dall’aspetto accattivante le sigarette elettroniche usa e getta, anche dette PUFF, si trovano al gusto di tabacco ma anche di frutta, bevande gassate, gelato e anche al gusto di zucchero filato o popcorn. Usate da chi vuole ridurre il danno delle sigarette di tabacco però si trovano anche in mano ai minori. Si mimetizzano tra i loro evidenziatori di scuola, non puzzano di fumo e il più delle volte sono invisibili a genitori e docenti. Ma quanto sappiamo di questo mondo?
La dinastia La Russa – secondo capitolo
Nel servizio di ottobre Giorgio Mottola aveva raccontato delle origini della famiglia dell’attuale presidente del senato, Ignazio La Russa: l’arrivo a Milano del padre, senatore del MSI, l’incontro con un raider della finanza, Michelangelo Virgillito, anche lui originario di Paternò, che negli anni sessanta gli affida delle importanti società della finanza italiana.
L’origine
“misteriosa” delle fortune di Virgillito (che era stato
soprannominato il corsaro, uno dei primi finanzieri d’assalto),
l’incontro con Ligresti
La rete clientelare costruita piano
piano in Sicilia, la storia del call center di Paternò che lavorava
per la regione Lombardia.
Giorgio
Mottola ha intervistato nuovamente Filippo Condorelli, ex dirigente
di AN a Paternò: l’onorevole Santanché nei primi anni della sua
carriera politica veniva ospitata dalla famiglia La Russa nella villa
di Ragalna, paese della loro villeggiatura estiva, ed è qui che
Santanché inizia a fare pratica come amministratore pubblico nel
settore del turismo, il suo mandato dura meno di un anno, ma riesce
comunque a lasciare il segno.
Lo racconta l’ex assessore al turismo del piccolo comune nel catanese: Santanché realizzò un piccolo progetto per un villaggio vacanza, “Villaggio delle stelle”, “un camping con dei bungalow a cielo aperto, con una vetrata che potesse far vedere le stelle, posizionato intorno ai duemila metri sull’Etna ..”. Un mega campeggio di lusso sul dorso del vulcano, ancora oggi in piena attività eruttiva: il Twiga in versione piroclastica non raccoglie reazioni entusiastiche e il progetto rimane nel cassetto del comune di Ragalna.
Fabio Granata all’epoca, nel 2004, era assessore regionale: la proposta non arrivò mai al suo ufficio, ma ora che Santanché da assessore è stata promossa ministra al turismo, è tornata a proporre l’idea del campeggio di lusso sull’Etna che nel linguaggio moderno del marketing si chiama gampling.
“In
America facciamo la fila per vedere i vulcani finti” racconta la
ministra durante un evento “qua ne abbiamo uno vero e non sappiamo
metterlo a reddito. Mi sono chiesta, ma sull’Etna, dove c’è una
natura meravigliosa ma è possibile che un imprenditore italiano non
vada lì, e io lo aiuterei in tutti i modi, a fare un glamping e a
studiare come portare i turisti da tutto il mondo su un vulcano
vero..”.
Geniale, no? Abbiamo l’Etna abbiamo il Vesuvio,
perché non costruirci sopra un bel villaggio turistico?
Il
servizio si occuperà poi dei rapporti tra il senatore La Russa e
Berlusconi: il loro rapporto rimane stretto anche dopo lo
scioglimento del Popolo della liberà e la rifondazione di Forza
Italia, quando il presidente del Senato assieme a Crosetto e Meloni
fonda Fratelli d’Italia nel 2012. L’ex cavaliere gioca un ruolo
dietro le quinte, finanziando il partito per 750mila euro –
racconta l’ex deputato Fabio Granata – soldi che vengono
registrati nel bilancio di FI del 2013.
A che titolo? Mottola ha
provato a chiederlo al segretario Tajani “ne parliamo.. fate una
bella inchiesta così leggendo le carte ne saprai tutto..”. In
assenza di risposte ufficiali dai politici (quelli che poi si
lamentano dei servizi giornalistici, almeno rispondessero alle
domande), dobbiamo fidarci di quanto racconta ancora Granata: “fu
una strategia di fondo di Berlusconi, pensava che far nascere un
partito che avesse una sua identità legata alla destra italiana
togliesse spazio a Fini e al nostro gruppo.”
In questa
strategia ha avuto un ruolo anche La Russa?
“Io credo di si
perché i rapporti tra La Russa e Berlusconi andassero oltre la
politica.”
Un anno dopo il finanziamento di Forza Italia, il
figlio di Ignazio La Russa, Geronimo, tifosissimo dell’Inter come
il padre, entra
nei cda di tre società collegate alla squadra di calcio del Milan,
quando ancora era di proprietà di Berlusconi. Geronimo La Russa ne
esce solo nel 2017 quando il Milan viene ceduto alla cordata cinese
capeggiata da mister Li.
Ma Geronimo riesce a rimanere nei cda
di altre società del gruppo Berlusconi: la Holding quattordicesima,
la vecchia holding dei figli di Berlusconi e la H14 (sembra che
abbia lo stesso nome ma ha una struttura diversa), queste due società
rappresentano la cassaforte dei figli di Berlusconi.
È infatti
attraverso la Holding quattordicesima che gli ultimi tre figli
detengono il 22% di Fininvest, mentre H14 è lo strumento con cui i
tre figli dell’ex presidente del Consiglio fanno i loro
investimenti finanziari in fondi e aziende.
Nel cda delle due
holding siede un alto dirigente di
Mediolanum, Furio Pietribiasi e, accanto a lui, Geronimo La Russa.
Nel consiglio di queste due Holding – spiega il consulente di
Report Gaetano Bellavia – ci sono solo due estranei alla famiglia,
“Geronimo e un grande manager di Mediolanum, quello che si occupa
degli investimenti esteri, comunque interno al mondo Fininvest”.
Sul
Fatto Quotidiano, Davide
Milosa riporta un’altra anticipazione del servizio di questa
sera:
La Russa è smentito sul padre: “Voleva candidare Sindona”
SCOOP - Il cognato e il manager vicino ai clan
DI DAVIDE MILOSA
Gaetano Raspagliesi, cognato del presidente del Senato Ignazio La Russa, in affari con un imprenditore legato alla ‘ndrangheta del clan Bellocco. Le parole inedite di Tomaso Staiti di Cuddia delle Chiuse, già esponente di primo piano del Msi a Milano, che svela la volontà di Antonino La Russa, padre di Ignazio, di candidare in Parlamento il banchiere della mafia, Michele Sindona.
La scheda del servizio: LA RUSSA DYNASTY 2
di Giorgio Mottola con la collaborazione di Greta Orsi
Dopo le dure polemiche del presidente del Senato contro l’inchiesta andata in onda un mese fa, Report ritorna sull’argomento con un’intervista inedita a un ex parlamentare e dirigente nazionale dell’Msi che conferma i rapporti della famiglia La Russa con alcuni finanzieri opachi, uno dei quali ha fatto fortuna grazie alle leggi razziali contro gli ebrei, e con il banchiere della mafia e della P2 Michele Sindona. Nel corso della puntata sarà trasmessa anche l’intervista esclusiva a uno degli ex militanti neofascisti condannati per l’omicidio del poliziotto Antonio Marino che rivelerà particolari inediti legati agli scontri e ai risarcimenti di quel 12 aprile 1973, noto come il giovedì nero di Milano. Report ricostruirà inoltre la genesi delle relazioni tra il presidente del Senato e Silvio Berlusconi, attraverso la testimonianza di un ex parlamentare di Alleanza Nazionale e del Popolo della libertà, e l’origine della frattura tra Fini e Berlusconi. Infine, Report rivelerà le dinamiche riguardanti il cognato di Ignazio La Russa, Gaetano Raspagliesi, per l’acquisto di un altro call center, questa volta in Lombardia.
Come useremo i fondi del PNRR
Da
occasione per cambiare la faccia del nostro paese, i fondi del PNRR
sono diventati poi un impiccio, quando si è capito che non avevamo
le competenze nella pubblica amministrazione per gestirli, ad una
questione secondaria, sparita dall’agenda di questo governo.
Per
colmare il bilancio si fa prima a tagliare la spesa pubblica (come
prima si è tagliato nel personale della pubblica amministrazione,
col risultato di non avere le competenze per fare bandi per il PNRR).
Uno
dei progetti che verranno realizzati sarà l’abbattimento delle tre
vele di Scampia e la costruzione di nuovi alloggi, con una spesa
totale di 152 ml di euro.
Speriamo che lo stato sappia gestire
meglio le nuove costruzioni: Bernardo Iovene è entrato dentro le
“vele”, per abbattere la prima vela abbiamo speso 160 miliardi
delle vecchie lire dal 1997, che aveva perfino resistito alle prime
cariche esplosive.
Sarà
Danilo Coppe ad occuparsi della demolizione delle ultime “vele”
rimaste in piedi: per i calcoli del cemento armati lo stato allora si
affidò a Morandi (il progettista dell’omonimo ponte a Genova), “ha
preso tutti i coefficienti di sicurezza tutti assieme, come se in un
giorno venisse il tornado, il terremoto, il bradisismo e il Vesuvio
che eruttava e il risultato è che questi edifici erano in grado di
resistere ad un terremoto del 9 grado Richter, erano acciaio
intonacato. Quindi ho concepito [l’abbattimento] col ribaltamento
..”
Queste vele potevano reggere a tutto tranne che
all’incuria dell’uomo.
Per l’abbattimento di queste vele e la costruzione di nuovi alloggi si spenderanno circa 152ml di euro (fondi PNRR e fondi integrativi), ma qui complessivamente vivono circa 500 famiglie ancora. Dove andranno nel frattempo che si costruiranno i nuovi alloggi?
93 milioni di euro è invece la cifra che il comune di Venezia ha chiesto ai fondi del PNRR non per ristrutturare le case sfitte ma per il progetto “bosco dello sport”, che costerà complessivamente 300 ml: è stato previsto uno stadio, un palasport per 10mila posti, una nuova viabilità, ma la Commissione Europea ha bocciato il progetto e i 93 ml si sono persi.
Iovene
ha intervistato Michele Boato, responsabile eco-istituto del Veneto
Alex Langer, chiedendo se in questi progetti anche il sindaco avesse
interessi personali: “certo, è il padrone della società di
pallacanestro che così avrebbe il suo regno, il suo castello
..”
Continua il consigliere comunale Gianfranco Bettin del
gruppo verde progressista “se ci sarà un nuovo palasport la Reyer
lo utilizzerà, è chiaro che lui ha interesse che si faccia il
palasport.”
Questa estate, mentre il ministro Fitto metteva in
discussione i finanziamenti del PNRR per la rigenerazione delle
periferie delle nostre città proponendo di stralciare dal programma
16 miliardi di euro, dall’altro lato è arrivato il decreto che
stanziava 93 ml di fondi statali per il nuovo palasport di Venezia.
Una sorta di vendetta nei confronti dell’Europa, il commento di
Boato.
Venezia continua a perdere abitanti perché mancano le
case destinate agli abitanti, pochi mesi c’è stato il sorpasso con
le case per i turisti che hanno superato quelle per gli abitanti che
oggi si trasferiscono sulla terraferma. Un fenomeno che a Venezia è
sempre esistito, non a caso nel 1908 il comune con Cassa di Risparmio
già provvedeva a costruire quartieri destinati ai ceti meno
abbienti: nel suo viaggio dentro le calle, Iovene è stato
accompagnato da Orazio Alberti, fondatore dell’osservatorio civico
sulla casa e sulla residenza: “qui cominciamo a vedere gli alloggi
sfitti, la cosa che fa veramente male è trovare queste abitazioni
murate, per evitare che ci siano occupazioni..”
Sono case che avrebbero bisogno di manutenzione, l’umidità che sale sgretola gli intonaci. All’altra estremità ad ovest c’è l’isola di Sacca Fisola, un quartiere con case del comune dell’ATER, abbastanza recenti, l’osservatorio, insieme alla consulta per la casa ha censito tutti e 500 gli alloggi popolari: tra comune ed Ater hanno trovato qui 69 alloggi sfitti tra cui alcuni proprio recenti ma completamente murati sempre per evitare che siano occupati abusivamente.
Tra
comune ed Ater, abbiamo calcolato che tra Venezia e Mestre il comune
ha circa 2000 case non occupate, ristrutturale tutte costerebbe 90
ml, secondo un calcolo di Ater a livello provinciale.
Da
Venezia a Roma: per Tor Bella Monaca sono previsti 125 ml di euro,
per mettere il cappotto esterno a tutti gli edifici, una nuova
costruzione dove saranno trasferite 32 famiglie a fronte delle 112
che saranno sgomberate dal piano terra e primo piano, dovranno far
posto a negozi e servizi, un progetto strategico per un maggior
controllo del territorio. Ma chi abita al primo piano non sa nulla,
“io non ci credo” risponde uno degli inquilini a Iovene, nessuno
è andato a consultarsi con queste famiglie che sono scettiche anche
sull’arrivo di negozi “ma chi è quel deficiente che viene ad
investire i soldi ad un primo piano a Tor Bella Monaca? A me ‘ndo
me manni che so 40 anni che so assegnatario qui? Incominciassero a
sturare le fogne e i tubi che pisciano acqua ..”
Report ha
intervistato il nuovo presidente del minicipio Nicola Franco, di
centrodestra, che conosce bene il quartiere essendo nato qua: la sua
scrivania è piena di riconoscimenti, nonostante sia da poco
presidente, sono le associazioni dei cittadini che riconoscono il mio
lavoro – ha risposto a Iovene. Ma dall’esterno arrivano solo
brutte notizie: “le brutte notizie ci sono sempre state, qui
abbiamo a che fare con 14 clan mafiosi, quando perdi il posto di
lavoro, quando ti arrestano papà,al ragazzino che ha 15 anni gli
dicono questi sono 500 euro a settimana e ci mangi tu e mamma ma ti
metti qui e fai la vedetta.. ”
Nei palazzi di Tor Bella Monaca
ci sono 1267 alloggi e solo il 20% sono assegnati regolarmente poi
per gli appartamenti occupati c’è stata una sanatoria, ma c’è
ancora un 20% di appartamenti non censiti.
Risponde il presidente: “innanzitutto i lavori da cronoprogramma dovevano iniziare a luglio 2023, ancora non si vede luce, siamo fermi ancora al censimento, lì c’è una città sommersa, ci vive gente, oltre ai locali dove ci fanno spaccio della droga, parliamo della piazza di spaccio più grande d’Europa. Gli dicono, ti faremo casa nuova, però nel frattempo tu occupante abusivo senza titolo, che hai pagato, perché c’è anche il racket , adesso esci, perché tra due anni ti ridò casa nuova, ma chi ci crede?”.
La scheda del servizio: PERIFERIE D’AUTORE
di Bernardo Iovene, con la collaborazione di Lidia Galeazzo, Greta Orsi
Saranno demolite le ultime vele di Scampia. Anche le stecche del Bronx di San Giovanni a Teduccio e i Bipiani di amianto di Ponticelli saranno abbattuti per costruire nuovi quartieri con i finanziamenti del PNRR. A Roma invece il serpentone di Corviale e l’R5 di Tor Bella Monaca, quartieri simbolo del degrado della periferia romana, saranno ristrutturati. Sono progetti già avviati con i PUI, Piani Urbani Integrati, che rischiano il blocco perché il governo ha proposto lo stralcio alla Commissione Europea, promettendo ai comuni che hanno protestato finanziamenti da altri fondi nazionali con una scadenza più lunga. Complessivamente sono a rischio 13 dei 16 miliardi di euro previsti. Bernardo Iovene ha girato in ognuno di questi quartieri per documentare le condizioni di vita entrando nel merito dei singoli progetti che, oltre all’intervento edilizio, prevedono programmi di inclusione attraverso la creazione di servizi e spazi per le attività commerciali. Molte le analogie trovate con i progetti di oltre 40 anni fa che da Scampia a Corviale non hanno funzionato. Anche il comune di Venezia ha più di 2000 case pubbliche sfitte da ristrutturare, ma nel Piano Urbano Integrato ha richiesto 93 milioni di euro dai fondi PNRR per costruire il nuovo Palasport. Dopo la bocciatura della Commissione europea, a sorpresa il nostro governo, con un decreto, il 4 luglio è intervenuto con un finanziamento di 93,5 milioni di euro provenienti da fondi nazionali a favore del nuovo Palasport.
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
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