L’infinito ponte sullo Stretto, il grande progetto da sempre promesso dai governi italiani come foglia di fico per nascondere le vergogne e le mancate promesso per il sud.
Se ne parla da 50 anni, non hanno mai costruito nulla, però ci è già costato centinaia di milioni.
Poi a seguire un servizio sullo Spid (e sulla presunta digitalizzazione del paese) e soliti furbi che hanno approfittato delle falle del sistema.
Infine un servizio sugli eterni Gattopardi in Sicilia, dove non si rinnega nulla, una condanna per favoreggiamento della mafia o una parentela con un boss.
Nella puntata si racconterà degli interessi in conflitto dell’ex ministro Gasparri (il servizio "lungo" andrà in onda domenica prossima).
Gli interessi di Gasparri
L’ex
vice presidente del Senato si è segnalato recentemente per i suoi
attacchi contro la tramissione Report e il conduttore Ranucci: dietro
questo atteggiamento ci sono le domande che i suoi giornalisti hanno
iniziato a fare su un’azienda nel settore della cybersecurity di
cui Gasparri è presidente e di cui non ha fatto menzione quando è
stato nominato al Senato.
Ne
da una anticipazione Gianluca
Roselli sul Fatto Quotidiano
Gasparri, il lobbista della cybersicurezza
OMISSIONI - Non dichiarò l’incarico, rischia la decadenza
Andrà in onda domani sera su Report “una corposa anticipazione” dell’inchiesta su Maurizio Gasparri, che sarà trasmessa integralmente domenica 3 dicembre. Il senatore forzista (fino a 3 giorni fa vicepresidente del Senato e ora passato a capogruppo azzurro anche per non coinvolgere l’istituzione di Palazzo Madama nelle sue vicende) al momento della sua rielezione, nel settembre 2022, ha tenuto nascosto l’incarico di presidente di Cyberealm, società di cybersecurity con sede a Milano, che opera direttamente e indirettamente con enti della PA e con lo Stato italiano. Come racconta il quotidiano La Notizia, Gasparri non l’ha dichiarato, cosa che potrebbe farlo decadere da senatore, visto che i parlamentari sono obbligati a rivelare tutti i loro incarichi, al fine di evitare possibili conflitti d’interessi. Che in questo caso esistono eccome, dato che il forzista, oltre che in Vigilanza Rai, siede in commissione Esteri e Difesa a Palazzo Madama e si occupa proprio dei temi relativi alla sicurezza digitale e attacchi informatici.
Tra
il 2001 e il 2005 Gasparri è stato ministro delle Telecomunicazioni
nel governo Berlusconi, sono gli anni in cui lo Stato cede un suo
asset strategico, Telit. Gasparri, finito al termine del mandato da
ministro entrò nel CDA di Telit per qualche tempo.
“Questa
domanda non era prevista” – questo è stato l’atteggiamento del
senatore di fronte alle domande di Report, che denota qual è la
visione del giornalismo da parte di questa destra e di Gasparri. Le
domande devono essere condivise con l’intervistato.
Peccato,
perché sulla storia di Telit c’è l’interesse pubblico, con
questa azienda il senatore stringe i contatti con le persone che oggi
lo hanno voluto in Cyberealm, una scatola societaria che contiene
quote di altre aziende specializzate nel campo della sicurezza
informatica.
Gasparri è entrato in questa società perché
conosceva le persone dentro questa società, per competenza dunque:
chi sono queste persone? Gasparri non li nomina, ma Report ha fatto
il lavoro di ricerca per noi: il titolare non è un imprenditore
qualsiasi, si chiama Leone Ouzana, a lungo direttore della relazioni
istituzionali di Telit e che oggi svolge attività di interesse
nazionale nel suo paese.
L’AD di Cyberealm ha accettato l’intervista con Report, spiegando quale sia il suo lavoro, molto importante e delicato per Israele.
Ma
c’è una altro imprenditore discusso in questa società, molto
legato a Ouzana, si tratta di Ouzi Cats, numero uno di Telit fino al
2017, quando fu travolto da uno scandalo: negli anni 90, quando
viveva negli Stati Uniti sotto un’altra identità, Cats era finito
sotto indagine dall’FBI.
La storia era stata raccontata
nell’agosto
2017 da Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano, intervistato anche
nel corso del servizio.
Dunque oggi Gasparri è presidente di
una società che ha direttamente o indirettamente relazioni con lo
Stato ma questa carica non è stata dichiarata al Parlamento: “non
ho nessun ruolo operativo” si difende Gasparri “il presidente da
dei pareri, dei consigli su quelle che possono essere le scelte
strategiche”. Ma questa azienda ha relazioni anche con la politica,
anche col Gasparri ex vicepresidente del Senato, dunque? “Potrebbe
capitare” ha ammesso a Report.
Perché la carica non è stata
menzionata? “La legge prevede che siano da indicare funzioni da
amministratore o di sindaco, io non sono né sindaco né svolgo
funzioni da amministratore.. ”
Fino alla settimana scorsa era vice presidente del Senato: da questa settimana il suo ruolo è stato ceduto a Licia Ronzulli e lui è diventato capo gruppo di Forza Italia, per non mettere in imbarazzo un’istituzione della Repubblica.
Ma Gasparri è membro anche della commissione Difesa e della Vigilanza Rai dove si è spesso lamentato delle inchieste di Report, culminate con la convocazione del conduttore Sigfrido Ranucci in commissione il 7 novembre scorso, quando era già a conoscenza dell’inchiesta da 20 giorni. Convocazione in cui si è lanciato nella scenetta della carota e del cordiale.
Sul Fatto Quotidiano di oggi è uscita una seconda anticipazione:
Cybersicurezza, Gasparri mandò lo 007 israeliano all’Agenzia delle Dogane
L’AFFARISTA DI FI IN SENATO - Stasera a “Report”. Da vicepresidente di Palazzo Madama è a capo di una società di sicurezza informatica, ma non l’ha dichiarato
DI ALESSANDRO MANTOVANILo scorso 12 luglio all’Agenzia delle Dogane si sono presentati due israeliani che volevano vendere un software per catalogare le merci. L’affare poi non si è concluso. L’appuntamento era stato procurato da Maurizio Gasparri, ex ministro e fino a qualche giorno fa vicepresidente del Senato, nella sua qualità di presidente della società Cyberealm che si occupa di sicurezza informatica, con delega tra l’altro ai “rapporti istituzionali” che poi vuol dire lobb. Uno dei due israeliani si chiama Arik Ben Haim. Secondo Report, che stasera su Raitre manda in onda un’anticipazione della sua inchiesta su Gasparri, Arik Ben Haim è un ex dirigente dei Servizi segreti israeliani. Da quando è in pensione fa l’imprenditore della cybersicurezza ma al momento è tornato operativo nella guerra contro Hamas.
Il ponte sullo Stretto – quello che non ci dicono
Dopo cinquant’anni di chiacchiere questo consiglio dei ministri approva il ponte che unisce la Sicilia al resto d’Italia e all’Europa.
Con queste parole il ministro dei trasporti annuncia l’approvazione e la partenza (l’ennesima) dei lavori per la costruzione della grande opera, sempre nel cuore dei governi di centro destra (compreso il governo Renzi). Grande opera sempre data per pronta, qualche pezzo di cemento è stato addirittura inaugurato, in rete si trovano centinaia di rendering su questo progetto di ponte a campata unica.
Il
ponte sullo stretto è un favore agli italiani
– prosegue il ministro – che lo aspettano da 50 anni e finalmente
grazie a questo governo passeranno dalle parole ai fatti.
Come
nel 2002 con Berlusconi e il suo fantasmagorico piano per le grandi
opere.
O come anche nel 2004, sempre col governo Berlusconi
(dove la Lega era pure presente, a proposito di promesse
mancate).
Nel mezzo il governo Prodi, nel 2006, secondo cui
magari prima si fanno le strade e poi vediamo.
Cacciato Prodi,
col ritorno del cavaliere si torna a parlare di ponte nel 2009, nel
2010 annunciava solenne che “entro dicembre sarà pronto il
progetto esecutivo del ponte sullo stretto ..”. Si, ma quale
dicembre?
Renzi inizialmente, dall’opposizione, era tra i
contrari al ponte (prima veniva l’emergenza edilizia scolastica, in
Sicilia e nel resto d’Italia): ma nel 2016, al governo, era tutta
un’altra musica “realizzeremo l’alta velocità Napoli Palermo
che conterrà ovviamente il ponte sullo stretto.”
Berlusconi
non si era rassegnato: il progetto doveva essere rimesso in vita,
sosteneva nel 2017.
Poi però vennero i governi Conte I e II, il
covid, altre emergenze, “non ci sono i presupposti per realizzare
il ponte” era l’opinione dell’ex presidente Conte.
Ma
non preoccupatevi: la destra non ha dimenticato questa grande opera,
la stessa Meloni nel 2021 lo considerava opera strategica, e così,
nel 2022, dimenticata l’emergenza covid, l’emergenza scolastica,
si è tornati a parlare del ponte. “Il ponte lo famo” annuncia
Meloni sorridente di fronte a Vespa, che sta già preparando un bel
plastico.
Da quanti anni sentite parlare del ponte sullo
stretto di Messina? Report aveva dedicato un servizio nel lontano
2002, ma già all’unità di Italia si è iniziato a discutere di
come unire le due regioni. C’è voluto un secolo quando, nel 1968
Anas e FS bandirono un concorso di idee internazionale. Nel 1971 si
arrivò ad una legge che definì il ponte opera di interesse
nazionale.
Ma
non se ne fece nulla fino al 1981 quando nasce la “Stretto di
Messina Spa” concessionaria di Stato, con dentro IRI, Anas e le due
regioni Sicilia e Calabria.
La società dimostra che il progetto
è fattibile e questo parte nel 1985 col governo Craxi: ma quale
ponte? Eni sponsorizza il ponte sommerso, trattenuto da dei tiranti
in fondo al mare, ma alla fine passò il principio del ponte sospeso
a campata unica. Si arriva a dicembre 1992 quando il presidente
Calarco consegnò il progetto di massima al governo, ma da allora
passeranno altri dieci anni di controlli e commissioni.
Nel 2002
Calarco, giornalista della Gazzetta del sud viene sostituito da
Zamberletti, il governo Berlusconi inserì l’opera tra quelle
strategiche, quelle da realizzare con procedura accelerata.
“Il
ponte si fa” annunciava trionfante ai giornalisti.
Nel
servizio di Report del 2002 Aurelio Misiti, allora presidente del
consiglio dei lavori pubblici, spiegava che i lavori erano già
partiti, ma in realtà si era ancora fermi al progetto
preliminare.
Pietro Ciucci, che è ancora AD della società
concessionaria, era sicuro: la prima pietra è prevista per l’inizio
del 2005. Ma stiamo ancora aspettando..
Salvini ha oggi
riesumato la società “Stretto di Messina SPA”, messa in
liquidazione da Monti nel 2013: la società, per non fare nulla, c’è
costata fino ad oggi 342 ml di euro.
Per la verità una cosa era stata fatta: è stata posata la prima pietra ovvero la variante di Cannitello, spostando la ferrovia, per far spazio ad un pilone del ponte, mai costruito.
Il cubo di cemento realizzato è stato definito da molti un ecomostro, avrebbero dovuto mascherarlo con una collinetta verde, ma è rimasto tale e quale.
Ecco
perché i sindaci della zona, come la sindaca di Villa San Giovanni,
non si fidano delle promesse: vogliono tempi certi e progetti certi.
Come opera compensativa al cubo di cemento avrebbero dovuto rifare i
marciapiedi e le ringhiere di tutto il lungo mare, ma ne hanno fatto
solo un km su tre, dopo anni. “Su questo li abbiamo sfidati, questo
abbiamo detto a RFI” racconta a Report Giuseppina Caminiti “lo
abbiamo detto al ministro Salvini, che per essere credibili quando
vengono a Villa San Giovanni e ci parlano del ponte sullo stretto,
dovrebbero capire che qui ci sono 50 anni di opere incompiute, 50
anni di ritardi.”
Non
ci sono solo gli occhi di Salvini e di parte della politica italiana
sul ponte: ci sono anche gli occhi della mafia, come dicono le
informative della Dia. Sorprende dunque (o forse no) la reazione del
ministro alle parole di don Ciotti, un prete che la mafia, con la
sua associazione Libera, la conosce molto bene vivendo sotto scorta
da anni: “il ponte più che due coste unirà due cosche”, ovvero
cosa nostra e ndrangheta.
La reazione aggressiva, scomposta,
contro don Ciotti (definito signore in tonaca), ha pure sollevato
qualche applauso tra gli imprenditori alla convention dell’Italia
del si: “una ignoranza senza confini” è il giudizio di Salvini
alle parole del fondatore di Libera.
“Mi ha preoccupato più
l’applauso di chi stava in prima fila” – ha commentato don
Ciotti – “un modo di fare politica per cui chi si permette di
fare osservazioni deve essere spazzato via”.
Perché questa
violenza?
“Questa volgarità che non fa onore a chi
rappresenta, con un ruolo molto importante, la politica e il governo
di un paese. Io ho detto quello che penso, perché non ci siano solo
degli annunci, delle promesse, proclami, la Dia stessa ha richiamato,
segnalato, l’attenzione che ci deve essere su tutto questo. È una
minoranza non degna di rappresentare le nostre
istituzioni”.
L’allarme sulle infiltrazioni mafiose era stato lanciato anche dalla diplomazia americana: se ne sappiamo qualcosa è grazie ai cablo che Wikileaks di Julian Assange ha pubblicato tra il 2008 e il 2009:
In alcuni cablo tra il 2008 e il 2009 i diplomatici americani scrivono che la mafia potrebbe essere "tra i principali beneficiari" della costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, che comunque "servirà a poco senza massicci investimenti in strade e ferrovie" in Sicilia e Calabria. Ne abbiamo parlato con la giornalista Stefania Maurizi: "Per loro la Sicilia è una regione cruciale, e lo scrivono nei cablo, è la sede di una importantissima base, la base di Sigonella, che poi è diventata il cuore della guerra dei droni. È importantissima anche perché sono stati scoperti importanti giacimenti di gas naturale e perché ci sono strutture di intelligence cruciali, come i cavi sottomarini a fibra ottica che non sono di proprietà diretta americana, ma che sono nei loro programmi di sorveglianza di massa della NSA, come abbiamo scoperto grazie a Snowden. Quindi per loro la Sicilia è una regione cruciale. Dobbiamo capire che queste corrispondenze devono essere lette da Washington, cioè da chi fa la politica estera degli Stati Uniti, che deve avere una rappresentazione fattuale della situazione in un certo paese. Quindi non sono parole in libertà. "
L’operazione
di Salvini a sostegno del ponte sembra un’operazione nostalgia: per
il ruolo di amministratore ha richiamato Pietro Ciucci, proprio l’AD
scelto da Berlusconi, colui che parlò di prima pietra del ponte nel
2005. Ma il nome di Ciucci sarebbe stato indicato a Salvini dall’ex
ministro Lunardi, lo conferma un tecnico del ministero che ha
partecipato alle prime riunioni con Salvini ministro.
A che
titolo un ex ministro ha partecipato a queste riunioni? Non ne vuole
parlare Ciucci, sebbene si stia parlando di un’opera che costa
miliardi in un momento in cui il governo Meloni ha scelto di non
potenziare la sanità pubblica.
Report
ha cercato di porre la domanda a Lunardi: dal suo studio è stato
visto uscire il professor Prestininzi, coordinatore del comitato
tecnico voluto da Salvini che dovrà valutare il progetto del
ponte.
“Io non partecipo alle riunioni del ponte [..] il
professor Prestininzi è un amico di famiglia, io siccome so che vi
eravate preoccupati su come mai avessi incontrato Salvini, io ero
obbligato, essendo stato ministro ed avendo lanciato il ponte, adesso
dovevo fare il passaggio di testimone..”
Ma a Report un
tecnico del ministero ha raccontato altro: che Lunardi avrebbe
organizzato un tavolo nel ministero con ingegneri, quindi qualcosa di
più di un passaggio di consegne.
Lunardi a Report nega queste
ricostruzioni: nessun tavolo, nessun suggerimento del nome di Ciucci,
“mi hanno chiesto dei consigli ma a livello, ma io non ho mai fatto
riunioni per carità”. Nessun incontro nemmeno coi consulenti
legali di Webuild, “io non entro in quelle cose”.
Anni fa
aveva suscitato polemiche (ma solo per il tempo di un orgasmo) la
frase dell’allora ministro “con la mafia bisogna convivere”:
Lunardi ha tenuto a precisare la frase detta “anche se saremo
obbligati a convivere con la mafia le opere le faremo lo
stesso..”
Nella frase originale Lunardi diceva questo: “Mafia
e camorra sono fenomeni che ci sono sempre stati e sempre ci saranno
[..] Purtroppo ci sono, dovremo convivere con queste realtà. Noi
andiamo avanti a fare le opere che dobbiamo fare”. Ognuno si faccia la sua opinione..
La scheda del servizio: L’UOMO DEL PONTE di Danilo Procaccianti
collaborazione Andrea Tornago
Da più di 70 anni si parla di Ponte sullo Stretto. Non si è mai costruito nulla ma ci è costato già centinaia di milioni di euro. Nel 2013 dopo la liquidazione definitiva della società Stretto di Messina SpA decisa dal Governo Monti sembrava un capitolo chiuso per il nostro Paese. Ha riaperto i giochi il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini che ha rimesso in piedi la società e riavviato tutte le procedure per la costruzione del ponte. Il bando di gara era stato vinto per un appalto da 4 miliardi, oggi in Legge di Bilancio ne sono previsti 11,6 ma non si capisce in base a quale progetto visto che l'unico progetto definitivo esistente risale al 2012. Dietro l'operazione Ponte sono tornate vecchie conoscenze di berlusconiana memoria.
Il Gattopardo
La scheda del servizio: TOTO CAMBIA di Claudia Di Pasquale
collaborazione Raffaella Notariale
Totò Cuffaro è tornato e con lui è tornata la Democrazia Cristiana. Tra i nuovi volti della Dc c'è quello di Nuccia Albano, primo medico legale donna della Sicilia e oggi assessora regionale alla Famiglia. Alcune settimane fa Report ha scoperto che è anche figlia dello storico boss di Borgetto, Domenico Albano, deceduto negli anni '60. L'Assessora ha dichiarato che non rinnega il padre, ma che il suo stile di vita è distante dalla mafia e all'insegna della legalità. Il fratello, Giovanni Albano, è a sua volta il presidente della Fondazione Istituto G. Giglio, che gestisce l'ospedale di Cefalù. Che ruolo ha avuto l'ospedale nella campagna elettorale della sorella? E che ruolo ha oggi la Fondazione Giglio nel contesto della sanità siciliana?
Lo spid e la nostra identità digitale
La scheda del servizio: UNO, NESSUNO E CENTOMILA SPID di Lucina Paternesi
Collaborazione Giulia Sabella
Tra il 2021 e il 2023 in alcune città italiane, tra cui Siena, Ancona e altre in Friuli-Venezia Giulia, molti degli studenti che avevano diritto al Bonus Cultura 18App si sono visti azzerare il proprio plafond senza aver fatto accesso alla piattaforma del Ministero della Cultura né aver speso soldi in qualche libreria o acquistando i biglietti per una mostra o un concerto. Ad oggi i casi sono più di 600 e la truffa si aggira sui 300 mila euro. Chi ha sottratto i soldi che i neo 18anni avrebbero potuto spendere in manifestazioni culturali o testi universitari? Mentre il Governo ha deciso di non rifinanziare il bonus, sostituendolo con una Carta del Merito e una Carta cultura giovani in base all’Isee, qualcuno si è approfittato delle falle nel sistema di autenticazione utilizzato per accedere al Bonus 18App, lo Spid.
Ma come, se l’identità digitale di ciascuno di noi prevede l’autenticazione del richiedente? Tra finti librai che incassano buoni mai spesi in assenza di controlli e doppioni delle identità digitali, quanto siamo pronti alla sfida del ‘Wallet europeo’ con cui potremo acquistare un biglietto aereo o autenticarci durante un controllo delle forze dell’ordine?
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
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