Ottobre
È successo la prima volta una notte di metà ottobre del 2018. Giulia era stata uccisa da più di un mese. Ho sentito ridere uno spirito maligno e ho visto le travi del soffitto piegarsi verso di me. Sembravano le costole di una creatura che mi aveva fagocitato.
Distinguevo persino le venature del legno e mattoni deformati.
Il tempo di saltare giù dal letto, schizzare fuori di casa per mettermi in salvo, ingoiare aria, calmare l'affanno, ma poi non è andata meglio. Nessun terremoto questa era la buona notizia.
La notizia meno buona era che non avevo avuto un incubo. Per avere un incubo bisogna dormire, e quella notte non avevo ancora chiuso occhio.
Il
cliente di riguardo chiude, probabilmente, il ciclo di romanzi
dedicati a Dario Corbo, l’ex giornalista di cronaca nera, diventato
portavoce della fondazione Thomas Beckford, lavorando proprio per
quella ragazza di cui si era occupata nei suoi articoli di cronaca,
Nora Beckford.
“La
ragazza sbagliata”, come il titolo del primo romanzo: non era
lei l’assassina di Irene Calamai, la ragazza uccisa in Versilia
nell’estate del 1993, quando le bombe scoppiavano in Italia per il
ricatto portato contro lo stato dalla mafia e da quel potere opaco
che si muove nelle nostre istituzioni.
Aveva un lavoro Dario
Corbo, prima a Marina di Pietrasanta e poi a Roma, una moglie e un
figlio, Luca, giovane promessa calcistica, ma tutto questo è stato
distrutto, un pezzo alla volta.
Per colpa del lavoro, per colpa
anche di quegli articoli di cronaca scritti nel 1993 contro la
probabile assassina, Nora Beckford, figlia del famoso scultore
inglese Thomas Beckford. Per colpa anche di quella sua indagine,
quindici anni dopo, in cui Dario Corbo scoprì che Nora non era
l’assassina.
Seguendo il figlio giocare a calcio assieme a
Giulia, la moglie, Dario si sentiva ancora “Come
una famiglia”: anche il team del Valdarno, la squadra di Luca,
sembrava una famiglia. Invece no, era solo un clan, di persone
ipocrite pronte a colpirti alle spalle.
Nel terzo capitolo della
storia, Dario si ritrova all’improvviso solo: mentre il figlio è a
Roma, a dover pagare le sue colpe per quanto successo in una notte di
festeggiamenti, la moglie viene uccisa da un pirata della strada.
Dario Corbo, da tempo portavoce della fondazione di Nora, si trova ad
indagare su quella morte e a dover fare i conti con la perdita di una
persona a cui aveva voluto bene, “Senza
dirci addio”.
Quest’ultimo riprende tutte le storie
raccontate fin qui e le riannoda tutte assieme: le conseguenze della
morte della moglie e lo strascico delle indagini su quell’incidente
che non è in realtà un incidente. Il suo rapporto col figlio, che è
stato costretto a diventare adulto saltando le tappe intermedie
La morte di sua madre aveva costretto Luca a diventare un uomo senza neppure accorgersene. Ma quella maturità precoce era come un cappotto scuro, troppo largo anche per uno con le spalle quadrate come lui. Il ragazzo che sarebbe dovuto essere e che non sarebbe mai più stato, ci era sparito dentro.C’è il rapporto con Nora, una ossessione quasi che si accende ancor più quanto lei si rende inavvicinabile. Anche perché Dario Corbo è uno dei pochi a conoscere i tanti segreti di questa donna all’apparenza dura, ma fragile dentro. Una donna che deve proteggere dal clan Currè: il padre, Vincenzo, uno spregiudicato imprenditore coinvolto in una indagine su un traffico di opere d’arte rubate, legato a persone poco raccomandabili, legato a quello scavo, Case Marsi, su cui la stessa Giulia, l’ex moglie di Corbo, stava lavorando.
E
poi la figlia, Maddalena Currè, gallerista venuta su dal nulla, che
vuole a tutti costi entrare dentro la fondazione, prenderne il
controllo.
Non era rimasto vivo per fare la guerra. Ero rimasto vivo perché mio figlio aveva già perso sua madre. Su questo non avevo dubbi. A differenza della banda di tagliagole e agli ordini di Vincenzo Currè, Luca il suo debito con la giustizia lo stava già pagando.
Inizialmente Dario è restio ad aiutare i carabinieri del comando Tutela Patrimonio Artistico, TPC, il colonnello Mazzocchi e il maresciallo Donati. C’è il peso dei cinquant’anni, il peso di quel pezzo di famiglia che rimane, Luca, il genero. Ma poi succede qualcosa che gli fa cambiare idea: sui canali che si occupano di arte viene annunciata la notizia del ritrovamento di un quadro di Thomas Beckford, di cui è in possesso proprio MadArt, la società di Maddalena Currè. Che si rende disponibile a donarlo alla fondazione Beckford, a Nora, in cambio di un accordo tra le due società per l’esposizione del quadro.
Due minuti dopo Nora backford era davanti a noi, sul tavolino centrale, catturata da poche linee morbide e precise che riempivano lo spazio vuoto con la materia plastica dell'immaginazione. La prima sensazione è stata quella di un istantanea, un disegno di getto, nitido ed essenziale come una visione che scomparirà in pochi secondi. I colori sfumavano dal nero al grigio fumo al blu spento. Nora era ritratta di spalle, dal caschetto di capelli spuntava l'accenno del profilo, guancia, naso e sopracciglio, e sembrava nell'atto di girarsi verso l'osservatore. Avrei guardato quei pochi segni per ore, proprio sperando che la Nora di qualche anno prima si voltasse verso di me.
Il
titolo del quadro, che sembra autentico anche a giudizio dell’esperto
che lavora per la fondazione, è “And then you’re gone”:
ritrae Nora che decide di accettare l’offerta di Maddalena Currè,
sebbene questa convinca poco Dario Corbo.
Timeo Danaos et
dona ferentes – si trova a pensare Dario Corbo: temo i
greci anche quando offrono regali. Teme cioè che dietro questa
offerta, il quadro, l’accordo, si nascondano altre mire più
sottili contro Nora, contro la Scuda, la sede della fondazione
Beckford.
Comincia così una partita a poker di Dario Corbo, con
i carabinieri da una parte, interessati a mettere spalle al muro
Vincenzo Currè e scoprire chi sta dietro di lui, e Currè stesso. Un
doppio gioco sottile come la lama di un coltello affilato in cui
Dario rischia di perdere tutto: rovinare per sempre il fragile legame
con Nora, che Dario vuole proteggere, ma anche mettere in pericolo la
sua stessa vita e quella di Luca.
In
questa indagine spunta una vecchia sfinge di origine etrusca, uno dei
reperti sottratti dallo scavo di “Case Marsi” che diventa anche
oggetto di scambio per quella pericolosa trattativa messa in piedi
dall’ex giornalista.
Cos’ha di speciale questa donna,
scavata dalla “pietra fetida” il cui sguardo enigmatico ha ancora
quella forza attrattiva nonostante i duemila anni di età?
È
una storia di ossessioni, questa: quella di Dario per Nora, per cui è
disposto a tutto, anche a mettere a rischio la propria vita, anche ad
allontanarsi da lei, pur di salvarla.
Ma c’è anche qualcun
altro che è ossessionato, proprio da quella sfinge, da quella
testimone del passato, finita dentro una tomba per omaggiare nei
secoli la memoria di una persona importante, che aveva così timore
della morte da doversi portare dietro un’opera come quella, la
sfinge appunto.
Chi
è questo “cliente di riguardo” che sembra stare dietro tutta
questa storia, una persona talmente pericolosa che nessuno, nemmeno
nel clan Currè, vuole nominare?
Si riallaccia tutto, tutti i
fili delle storie passate, nel finale di questo romanzo che, capitolo
dopo capitolo, si trasforma in un giallo teso: le bombe del 1993,
quelle riunioni in Versilia in cui i capi di cosa nostra
pianificavano la loro strategia eversiva contro le istituzioni e il
bene artistico del nostro paese, quella villa che Dario Corbo
conosceva bene, in via dei Rosai…
Consegnarmi alla morte senza un solo, autentico, guizzo di vita, pur velleitario che fosse, ecco cosa non avevo alcuna intenzione di fare.
Arriverà,
alla fine di tutto, il momento delle “Epifanie”, i momenti in cui
tutto diventa chiaro, si mettono assieme i tanti pezzetti di una
storia e ti appare tutto il disegno. In cui ti appaiono chiari tutti
gli errori del passato, come quegli articoli scritti su Nora Beckford
anni prima, una ragazza di cui non conosceva nulla.
E,
soprattutto, ti diventa chiaro cosa devi fare adesso, per consegnare
a questo paese una speranza di futuro, per tuo figlio: in fondo,
questi quattro romanzi si possono leggere come un unico
racconto-confessione di un padre col figlio.
La
scheda del libro sul sito di Sellerio
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