26 agosto 2017

La ragazza sbagliata di Giampaolo Simi

Ventitré anni fa
La Costa, 9 luglio 1993
DICIOTTENNE SCOMPARSA NEL NULLA, RICERCHE A TAPPETO

Marina di Pietrasanta – Si chiama Irene Calamai ed è originaria di Prato la diciottenne che da due giorni non dà più notizie di sé.
[..]
Dal 9 luglio 1993 la Versilia si installò sulle prime pagine dei giornali e dei tg dell'ora di punta come non succedeva da tempo. Ma certo qui spariscono le ragazze non era il messaggio promozionale che ogni albergatore avrebbe desiderato. E nelle due settimane seguenti il tenore si fece ancora più cupo. Nel buio che avvolse il destino di Irene presero a muoversi sagome sfuggenti di uomini visti di spalle, automobili a fari spenti e sconosciuti sospetti dentro cabine telefoniche. Gli inviati delle tv lanciavano i servizi dalle terrazze panoramiche di qualche albergo e poi venivano da me, giovane cronista indigeno, a cercare di sfilarmi il nome di una talpa in Procura, il numero di un maresciallo sensibile a qualche extra …

Dario Corbo è stato, fino ad un recente passato, un giornalista.
Prima sulla carta stampata, come cronista di nera su La Costa, quotidiano locale della Versilia, poi a Roma, nella capitale.
Prima in un quotidiano, poi nel settimanale di “indagini e misteri” del gruppo editoriale, “Chi è stato?”.
Tanta cronaca nera, tanto sangue, andando ad inseguire i desideri della gente:
Nessuno vuole essere informato, nessuno. Vogliamo essere rassicurati, vogliamo leggere solo quello che conferma le nostre convinzioni, perché non abbiamo alcuna voglia di verificarle.

La scomparsa di Irene Calamai è stato il suo primo caso di cronaca, 23 anni fa.
Fu il caso che portò la Versilia agli onori della cronaca e per lui un biglietto a Roma, lasciandosi alle spalle una fidanzata e tanti ricordi di estati passate.
Come l'estate del 1993.
L'estate della scomparsa di Irene, una brava ragazza, una secchiona a scuola, che non dava problemi ai genitori che, per i suoi diciotto anni le avevano regalato uno scooter.
Scomparsa lei e pure il suo scooter, una notte in cui fu vista per l'ultima volta alla Scuda, la villa castello dell'artista inglese Thomas Beckford che qui lavorava e viveva assieme alla figlia ventenne, Nora.
Proprio su quest'ultima si concentrarono i sospetti degli inquirenti, corroborati anche dagli articoli e dalle interviste di Corbo ad un testimone, un coltivatore che lavorava presso la villa dell'artista.
Testimone che aveva parlato di una lite a causa del fidanzato di Irene, su cui anche Nora aveva messo gli occhi.
Questa era stata la tesi dell'accusa al processo contro Nora Beckford, nata in Inghilterra ma cresciuta in Italia.

23 anni dopo, Dario Corbo è costretto a ritornare sul caso Calamai.
Dopo aver perso il lavoro e bruciato parte dei risparmi nel tentativo di far ripartire il settimanale di cronaca con altri finanziatori.
Dopo aver bruciato la sua vita e quella della sua famiglia. Un moglie che lo ha lasciato e un figlio, promessa del calcio giovanile della Roma.

Un ritorno a quella serie di articoli e a quella estate del 1993:
.. l'anno in cui Internet e Mani pulite facevano presagire l'alba di una nuova era. Pensavamo che presto l'Europa sarebbe stata unita e forte, non a caso mezzo mondo ballava la disco music prodotta in Italia, in Germania o in Svezia. La realtà era diversa. Noi ballavamo sulla spiaggia, e intanto sotto i nostri piedi si riassestavano faglie profonde, facendo tremare l'Italia da Roma a Firenze a Milano.Oggi mi è chiaro: sotto la minaccia che tutto crollasse, niente cambiò nel senso che avevamo sperato.

In una settimana, da lunedì a domenica, la vita di Dario Corbo cambia per sempre, con la proposta di scrivere un libro sul caso Calamai lo riporta in Versilia.
Dietro non c'è solo una questione di soldi, con cui riparare i danni della sua vita, precipitata troppo in fretta senza che lui se ne sia accorto.
C'è anche la voglia di rimettersi in gioco, la curiosità del giornalista.
Certo, dietro c'è anche l'interesse che il caso ha suscitato e tutte le polemiche che arriveranno, alla notizia che proprio alla Scuda, Nora Beckford, scontati i 15 anni di pena per l'omicidio di Irene, sta allestendo una mostra delle opere del padre.

Anche grazie all'aiuto del magistrato che aveva seguito Nora in carcere, Lavinia Monforti (che gli permette di visionare le carte dell'inchiesta), Dario si convince che la storia del delitto Calamai deve ancora essere scritta.
E anche che a riscrivere la storia di quell'estate del 1993 non può che essere lui.
Dovessi riassumere in poche righe la Versilia, direi che il mare è la coperta e la spiaggia il risvolto morbido del lenzuolo. E se le Alpi Apuane sono la testata del letto, le colline coperte di ulivi e castagni sembrano cuscini per appoggiare la testa.

L'inchiesta prende corpo, seguendo altre piste diverse da quella di Nora: che dal piccolo paese della Versilia, dalle sue spiagge, dai suoi alberghi, si allarga a quello che stava succedendo in Italia in quei mesi della primavera estate del 1993.

Avvenimenti e fatti di cui Dario non si era reso conto: la morte dei magistrati siciliani Falcone Borsellino con le loro scorte.
La guerra della mafia allo Stato, dopo la sentenza del maxi processo, il ricatto alle istituzioni per piegare lo stato verso nuovi accordi.
La bomba lasciata nei giardini di Boboli a Firenze, rivendicata dalla mafia ma, per colpa del dialetto siciliano della persona al telefono, non compresa fin da subito.
La bomba messa a Firenze che fece crollare la torre dei Pulci, vicino agli Uffizi, che uccise tra gli altri anche una bambina di pochi mesi.

E, infine, le bombe di Milano e di Roma.
Rimozione. Io cosa ricordo di quei giorni del 1993? Ricordo di non vedere l'ora che fosse mattina per rileggere il mio articolo sul giornale come se non lo avessi scritto io. Ricordo arrivare sempre per primo alle conferenze stampa. Ricordo le bombe della mafia a Roma e a Milano. Ricordo un'estate interrotta. Ricordo non cenare mai a casa. Ricordo l'ultimo giro di telefonate questura-carabinieri-ospedale che toccava sempre al praticante nerista, cioè a me. Ricordo s'è sparato Gardini.
Ricordo pomeriggi senza fine e niente mare. Ricordo un avviso di garanzia a Prodi, una notizia che fece il giro della redazioni per qualche giorno, ma non venne mai data perché era una bufala, cioè una di quelle cose che oggi verrebbero sparate direttamente su internet. Ricordo che il giorno dopo la scomparsa di Irene andai per la prima volta ad una festa con il teledrin. Lo ostentavo alla cintura con orgoglio, devo dire...

Dietro la morte di Irene c'è un segreto ben più grande di una storia di gelosia tra ragazze, come era stata raccontata 23 anni prima.
Un segreto che fa paura e che tocca molto da vicino i personaggi di questa storia.
Il ricatto della mafia allo stato.
Un piano di eversione per cambiare tutto, nelle istituzioni, nel paese, senza cambiare niente.
La verità, dunque: la voglia di andare a cercare la verità, unico faro per il giornalista che è rimasto in Dario Corbo.
O forse no. Forse ci sono storie e segreti che è meglio lasciar stare, a meno di non voler rischiare tutto: c'è un passaggio nel libro, che merita di essere citato
Dove sta scritto che la verità è la salvezza? La verità è il peggior fantasma che può incrociare i tuoi passi”.

Ecco, mi ha ricordato un altra frase, di un altro romanzo importante della nostra storia: Il contesto di Leonardo Sciascia, che parlava dell'Italia dei tentativi di colpi di stato, del potere nascosto che il povero ispettore Rogas non riesce a scalfire:

- Ma la ragion di Partito.. Voi... La menzogna, la verità: insomma... - Cusan quasi balbettava.
- Siamo realisti signor Cusan, non potevamo correre il rischio che scoppiasse una rivoluzione – E aggiunse - Non in questo momento.
 
- Capisco – disse Cusan. - Non in questo momento.

Finale che Francesco Rosi, nel film che ne ha tratto (“Cadaveri eccellenti”), ha modificato per renderlo più incisivo e lapidario:
“La verità non è sempre rivoluzionaria”
Il romanzo, che si muove sul ritmo di un noir, ha dentro dei dettagli storici veri che danno profondità alla storia: De Andrè e Ivano Fossati sono veramente stati in quel ristorante sulle alpi Apuane per preparare il loro album “Anime salve”.
Quentin Tarantino è stato veramente a Viareggio dove si teneva un festival del noir.
E i fratelli Graviano hanno passato veramente l'estate del 1993 in Versilia, a prepare le stragi nel continente.

La scheda del libro sul sito di Sellerio editore
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