“vorrei tanto che qualcuno mi spiegasse perché tutte le volte che provo ad essere sincero finisco per fare la parte dello stronzo, e quando gli altri sono sinceri con me devo anche ringraziarli”.
Due relazioni serie alle spalle, la
prima con Nives, da cui si è separato, la seconda con una collega,
Alessandra. E una relazione attiva con una donna sposata che, però,
ha il pregio di non fare domande.
Sono un uomo fortunato. Sul serio. Di tutte le donne con cui mi sia capitato di avere una relazione, Viola è l'unica che non mi abbia mai chiesto niente.
Relazioni che gli hanno lasciato due
figli, Alagia e Alfredo.
Cosa aggiungere della vita di Vincenzo
Malinconico: uno studio in comune con un ragioniere commercialista,
Espedito Lanza, con tanto di segretaria, Gloria.
Una specie di segretaria anche lei, che
passa più il tempo a messaggiare con Whatsapp che a lavorare.
Tante amicizie, tante storie alle
spalle, una carriera poco brillante: conduce una vita complicata il
nostro Malinconico, una vita che scopriremo man mano leggendo questo
libro perché sarà lui stesso a raccontarcela, con la sua viva voce.
Cominciando dalla causa civile che vede
Olivieri Carmine (lo zio Mick) contro “Non solo coffee
bar, Tabacchi e scommesse di Galloppo Lucia Santa”.
Parentesi che si
apre (in questo libro, ce ne saranno tante): dovete sapere che zio
Mick non è proprio uno zio di Vincenzo: era uno zio acquisito, in
quelle famiglie allargate che c'erano al sud negli anni 50-60:
La mia inchiesta mi ha portato alla conclusione che nelle famiglie dell'epoca, quando in casa giravano zii che non erano zii, garantito che si trombavano qualcuno.
In pratica una storia di una nasata
dello zio Mick contro la vetrata del bar, le porte automatiche che
non si sono aperte e il proprietario (quello vero, non l'intestatario
su carta) che rassicura che “non si preoccupi, tanto poi paga
l'assicurazione”, per poi rimangiarsi la parola.
Ed ora eccoci qua, di fronte al giudice
di pace Pestalocchi, detto “La merda”.
Eh si, una definizione che è proprio
calzante per questo giudice (non magistrato), che gode nel gestire la
sua dose di potere nei confronti degli avvocati: nemmeno un aguzzino
delle SS, “avrebbe il profilo del chiudivagone: il verme per
capirci, che fatta la conta dei deportati chiudeva lo sportello del
treno ..”.
Ma se il titolo del romanzo (il terzo
di De Silva con il protagonista Malinconico) si chiama “Divorziare
con stile” un motivo ci sarà: il motivo si chiama Veronica
Starace Tarallo, moglie bellissima del noto avvocato Ugo Starace
Tarallo.
Imparo ad apprezzare l'acutezza e lo stile di questa donna abituata alla bella vita ma per niente altezzosa, che si muove e parla senza approfittare del suo corpo: non lo sfoggia, non lo spende, non lo usa per governare il dialogo, ma al contrario cerca fra le cose che ascolta quella che le stimoli un pensiero che valga la pena d'essere espresso.
Chissà perché una donna bellissima, e
pure consapevole del fascino che suscita nei maschietti, si è
rivolta proprio all'avvocato Malinconico, non proprio uno tra i più
noti e famosi del foro napoletano, per la causa di divorzio col
marito?
Chi è stato a consigliare a Veronica
proprio Malinconico e non altri, più famosi?
La causa della lite tra i signori
Starace Tarallo, tra l'altro, è molto particolare: dietro c'è un
tradimento, solo virtuale, di Veronica, che il marito ha ricostruito
spiando la sua corrispondenza elettronica.
Obiettivo di Veronica è evitare la
misera liquidazione che probabilmente le verrà proposta dal marito
(più per una questione di principio, essendo ricca di famiglia,
oltre che bella e intelligente..).
Un incarico impegnativo per Malinconico
che è si divorziato, ma non esperto della materia e nemmeno
dell'ambiente in cui vivono questi Starace Tarallo. A queste
difficoltà si aggiunge anche il tentativo di seduzione di
Veronica, quasi una sfida per lei, abituata a sottomettere tutti gli
uomini e che dunque non accetta l'atteggiamento di Vincenzo, quasi
distaccato.
Ma come avrà fatto una donna così
bella e colta a sposarsi un parvenù come l'avvocato Ugo (Starace
Tarallo)? Un altro mistero che troverà poi spiegazione.
Questi sono le due cause seguite da
Malinconico: la nasata dello zio Mick e “la guerra dei Roses” dei
coniugi Starace Tarallo: ma attorno, una miriade di altre storie, un
caleidoscopio di personaggi.
La guerriglia di Vincenzo contro “La
merda”, combattuta a fianco di Benny Lacalamita, altro avvocato,
che però il suo studio legale lo ha ereditato.
La vita dentro il “Diciamo Loft”,
con la targa Maliconico e Lanza (sottotitolo “si riceve nei
giorni dispari per appuntamento”), dove scopriamo che Gloria è
stata assunta da Espe, ma lo stipendio lo paga il suo fidanzato,
amico di Espe, che la fa lavorare in quella specie di loft arredato
da Ikea, per tenersela lontano e portare altri guai nello studio (ma
anche questo lo vedremo poi).
Il matrimonio della figlia Alagia, poco
più che ventenne, con un ricercatore che sta pure antipatico al
nostro Vincenzo.
L'invito a Roma da parte dell'altro
figlio, Alfredo, per festeggiare l'inizio degli studi, nella nuova
casa assieme a quel coinquilino ..
L'incontro coi vecchi compagni di
scuola, alcuni dei quali scomparsi da anni dalla sua vita: un
incontro che si rivelerà disastroso sotto certi versi, per il
deflagrare di antichi odi, del non detto tra ex studenti, ora persone
adulte o quasi.
C'è il compagno diventato dentista che
si sta separando dalla moglie per colpa della sua passione per le
sottane.
C'è quell'altro che vorrebbe scrivere
libri e che per questo manda messaggi vocali a Malinconico, per avere
un suo giudizio.
Infine il secchione, quello che era già
vecchio sui banchi di scuola, che si riscopre essere la migliore
scoperta della serata.
Oltre alla professione di avvocato,
Vincenzo è anche un filosofo, abituato a discutere di tanti
argomenti, anche se nessuno glielo ha chiesto: il rapporto tra musica
e l'immaginario sentimentale delle persone (“Altro che la musica
rock..”).
Come le persone vivono il loro rapporto
coi treni dell'Alta velocità:
Sarà una mia impressione, ma tutte
le volte che prendo un Alta Velocità noto la gente che, quando
scende la treno, tende a comportarsi da manager.
Il suo rapporto con
le donne (e compare in un breve cameo anche il commissario Ricciardi
di Maurizio De Giovanni):
“C'è chi si siede davanti ai cadaveri e vede la dinamica dei delitti (come quel vecchio telefilm, Millenium), o chi, come il famoso commissario napoletano degli anni Trenta, sente le voci dei morti nell'ultimo istante di vita: io vedo le madri, e il più delle volte sono addirittura vive. Le uniche donne che mi attirano sono quelle che non hanno le madri in controluce”.
Mille pensieri, mille divagazioni,
mille parentesi aperte in un discorso e tutto questo mentre prende il
treno, mentre passeggia, sotto la doccia, al lavoro.
Come andranno a finire tutte le storie,
il matrimonio della figlia, la causa per la separazione, la vita nel
loft, la causa di zio Mick?
Si ride molto in questo romanzo, si
ride anche in modo amaro, seguendo la vita dell'avvocato Malinconico,
le sue battute, le sue divagazioni, le sue infelicità: che sono
tante ma che di certo, non riescono a buttarlo giù
“penso che non mi è mai successo, ma proprio mai, che una delle mille sceneggiature di felicità che mi sono scritto nella testa mi abbia mai dato la soddisfazione di avverarsi, anche una sola volta”.
La scheda sul sito di Einaudi
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