04 agosto 2017

Fahrenheit 451, di Ray Bradbury


Era una gioia appiccare il fuoco.Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d'orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia. Col suo elmetto simbolicamente numerato 451 sulla solida testa, con gli occhi tutta una fiamma arancione al pensiero di quanto sarebbe accaduto la prossima volta, l'uomo premette il bottone dell'accensione, e la casa sussultò in una fiammata divorante che prese ad arroventare il cielo vespertino, poi a ingiallirlo e infine ad annerirlo. Egli camminava dentro una folata di lucciole. Voleva soprattutto, come nell’antico scherzo, spingere un’altea su un bastone dentro la fornace, mentre i libri, sbatacchiando le ali di piccione, morivano sulla veranda e nel giardinetto della casa, salivano in vortici sfavillanti e svolazzavano via portati da un vento fatto nero dall’incendio.Montag ebbe il sorriso crudele di tutti gli uomini bruciacchiati e respinti dalla fiamma.

Cosa accadrebbe se le persone smettessero di guardare (e stupirsi) del mondo reale attorno a noi, del sole che sorge tutte le mattina, al tramonto, alle stelle?
Cosa accadrebbe se le persone smettessero di parlare tra di loro, viso a viso, per rinchiudersi nelle loro case, a guardare enormi televisori a muro, che raccontano di una realtà inventata?
Se smettessero di uscire all'aria aperta, passeggiare senza meta solo per star fuori, coi loro pensieri, per incontrare altre persone, avere un contatto “umano”?

Cosa accadrebbe alle nostre vite se, giorno dopo giorno, la televisione pompasse programmi stupidi, che offrono (anzi, impongono) una felicità a basso costo, come una droga portata gratis a casa tua (e dove le persone sono ingannate, pensando di partecipare a questi programmi)?
Sarebbe un mondo dove la gente vive al chiuso delle loro case, passando le serate al buio di fronte alla televisione; un mondo dove le persone smettono di avere propri pensieri, men che mai pensieri critici; un mondo dove le persone piano piano smettono di leggere i libri e dove la cultura smette di avere l'importanza che (almeno sulla carta) gli riconosciamo.

Il mondo e la società che viene immaginata dai romanzi distopici è il peggior mondo possibile: un mondo e una società senza libertà e dove vige il controllo del grande fratello, immaginato da George Orwell in 1984, che condiziona persino le parole usate dalla gente.
Un mondo e una società controllati dalle macchine come ne “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley.

Fahrenheit 451 (451 è la temperatura in gradi fahrenheit a cui brucia la carta) è un romanzo scritto negli anni '50 dallo scrittore americano Ray Bradbury. Non è un romanzo di fantascienza di astronavi e invenzioni strabilianti: è un romanzo in cui lo scrittore, partendo dalla società in cui viveva, enfatizzando alcuni cambiamenti in atto,si immaginava uno uno dei possibili mondi futuri (o presenti, se pensiamo che il libro è uscito negli anni '50).
Bradbury ci avvertiva di quanto avrebbe potuto succedere nel futuro, il nostro presente.
Ovvero una società basata sul controllo e sull'instupidimento delle persone, delle felicità a basso costo venduta attraverso trasmissioni televisive simili a reality, dove lo spettatore poteva sentirsi come a casa, come in famiglia. Come in Orwell, torniamo al tema del controllo governativo della vita delle persone, trattate come bambini, alle cui vite vanno tolte tutte le preoccupazioni, tutte le paure, tutti i dubbi.

Una società dove si vive di fretta, senza farsi domande, senza chiedersi troppe cose, senza porsi troppi dubbi. C'è qualcuno che ha pensato già per te, che ti da tutto quello di cui hai bisogno, un'auto veloce, un televisore a muro, una radio-conchiglia da infilare nelle orecchie con cui isolarsi dal mondo e sentirsi felice.

Una società dove non si leggono più libri e dove i pompieri, anziché spegnere gli incendi e salvare le persone e le cose, sono chiamati a bruciare i libri.
I libri e le idee, i libri e la cultura, ovvero gli strumenti con cui una generazione comunica i propri pensieri alle successive.
Una società dove vivono persone come Montag, di professione pompiere, e la moglie Mildred.
E come milioni di altre, tutte uguali.
O forse sarebbe meglio dire non persone, esseri tenuti in una sorta di vita artificiale, come i non esseri del mondo di Matrix (“pillola blu o pillola rossa”)....
«Ho diciassette anni e sono pazza» disse lei a un tratto.
«Mio zio sostiene che le due cose vanno insieme...»

Finché un giorno, anzi una sera, al ritorno dal lavoro, al protagonista Guy montag non succede qualcosa: incontra una ragazza, Clarisse McClellan, che scombussola tutto il equilibrio, mette in discussione tutte le sue certezze.
«A volte penso che i guidatori non sappiano cosa sono l’erba o i fiori, perché non li guardano mai lentamente»

La famiglia di Clarisse non guarda la tv, non vanno ai parchi dell'evasione, passano le serate a parlare tra di loro, magari proprio sotto il portico delle case.
Montag, stupito, osserva il volto della ragazza (“la faccia luminosa come neve sotto la luna”) mentre gli parla di fiori, delle stelle, delle farfalle, dei libri.
«È vero che molto tempo fa i pompieri spegnevano gli incendi invece di appiccarli?». «No, le case sono sempre state a prova di fuoco. Glielo assicuro.»

Una ragazza a cui piace osservare la gente, per strada, dentro la metropolitana:
«La gente non parla di niente.»
«Ma diranno pure qualcosa!»
«No, niente.»

E' la scintilla che incendia la sterpaglia nella prateria: Montag, incuriosito e forse anche innamorato di questa ragazza, che sembra più adulta della moglie (nel film di Truffaut sono interpretate dalla stessa attrice, Julie Christie) commette un atto di ribellione grave per la società in cui vive. Inizia a pensare con la sua testa.

Forse il processo di ribellione era già dentro Montag: nonostante fosse vietato, aveva già conservato dei libri, presi dalle case che la sua unità (dietro segnalazioni anche anonime dei bravi cittadini) andava a bruciare. Il seme del dubbio era già dentro di lui e l'incontro con Clarisse non fa che anticipare un processo che era già in atto.

Montag si mette a leggerli questi libri, altri ne prende di nascosto da una casa cui sta dando fuoco: la casa di una signora anziana che preferisce lasciarsi bruciare tra le fiamme piuttosto che abbandonarli, i suoi libri, una morte che lo sconvolge, un altro passo in più verso la ribellione.
«Nei libri dev’esserci qualcosa, non possiamo immaginare cosa, che spinge una donna a bruciare con la sua casa. Dev’essere così, non ti fai ardere vivo per niente.»
«Era una sempliciotta.»

Clarisse uscirà presto di scena, dal racconto: ma Montag non può più fermarsi: decide così di parlare al suo capo, il capitano Beatty:
«Vuoi sapere quando tutto è cominciato, da dove ha origine il nostro lavoro, come è stato concepito…»

E il racconto del capitano costituisce il cuore della storia: perché si bruciano i libri? Perché la televisione manda in onda film e programmi banali che parlano solo di vite felici?

E' il controllo delle masse, un'esigenza nata dalla “Tecnologia, sfruttamento economico delle masse e pressione delle minoranze”.
E dunque tutti gli uomini devono essere uguali:
“ .. non tutti nati liberi e uguali, come dice la Costituzione, ma tutti resi uguali. Ogni uomo deve essere l’immagine degli altri, perché allora tutti sono felici..”

E in che modo rendere uguali le persone? Omologando pensieri livellandoli verso il basso, rendendo le persone uguali nella loro ignoranza, felici come gli uomini della caverna di Platone senza nemmeno l'immaginazione di capire cosa sono le figure che vedono.
Una finta felicità ottenuta togliendo dalla vita il disagio, gli imbarazzi, le frustrazioni.
I bianchi provano un certo disagio a leggere La capanna dello zio Tom e noi lo bruciamo.

Bruciare tutto e nascondere tutto, anche le cose tristi (i funerali che sono scomparsi, come i corpi delle persone che muoiono)
«Bruciare sempre, bruciare tutto. Il fuoco splende e il fuoco pulisce.»

Tolti di mezzo i dubbi, i perché, la cultura, i libri, ecco arrivare la felicità finta: con i “concorsi a premi in cui basta conoscere le parole”.
E, ancora:
Riempi loro i crani di dati non combustibili, imbottiscili di "fatti" al punto che non si possano più muovere tanto son pieni, ma sicuri d'essere "veramente bene informati". Dopo di che avranno la certezza di pensare, la sensazione del movimento, quando in realtà sono fermi come un macigno. E saranno felici, perché fatti di questo genere sono sempre gli stessi. Non dar loro niente di scivoloso e ambiguo come la filosofia o la sociologia affinché possano pescare con questi ami fatti ch'è meglio restino dove si trovano. Con ami simili, pescheranno la malinconia e la tristezza”.

Cosa succederà al ribelle Montag, al pompiere modello che abbandona il lavoro, la moglie, per diventare un nemico della società?
L'autore ha voluto lasciarci un filo di speranza, alla fine di questo libro che, è giusto ripeterlo, è soprattutto un ammonimento a noi che lo leggiamo.

Perché Fahrenheit 451 è un romanzo sull’indipendenza e la necessità di pensare con la propria testa, ci parla dell’importanza di conservare i libri e difendere le voci di dissenso e i dubbi che emergono dalle loro pagine. Dal rischio che si corre, quando si comincia col bruciare un testo sgradito, che fa sorgere troppi dubbi, e poi si finisce col bruciare le persone.

La speranza per la salvezza del mondo arriverà dalla comunità presso cui Montag, braccato dalla polizia e da un mostruoso segugio meccanico, aiutato dal professor Faber, troverà rifugio.
Quando ci chiederanno cosa facciamo, dobbiamo rispondere: Noi ricordiamo. È così che vinceremo, alla fine.

Una comunità di professori, intellettuali, persone che hanno letto e che hanno imparato i libri a memoria.
Custodi della memoria, di quanto hanno scritto per noi i grandi scrittori del passato e delle vite passate:
Questo libro ha dei pori, ha dei lineamenti. Può sostenere l'indagine di un microscopio: troverebbe la vita, sotto il vetrino, e in gran profusione. Più i pori sono numerosi, più consistente è la quantità di particolari vitali che possiamo affidare ad un centimetro di carta, più letterario sarà il risultato. E' la mia definizione, in ogni caso.
Particolari vitali. Particolari inediti. I grandi scrittori sfiorano la vita molto spesso, i mediocri si limitano a passarci sopra una mano veloce. I cattivi la stuprano e la lasciano alle mosche.Quindi ora vede perché i libri sono odiati e temuti? Perché mostrano i pori sulla faccia della vita.

La scheda del libro sul sito di Mondadori

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