01 agosto 2017

La missione e la trasparenza

Ci stiamo per lanciare in una missione militare dai contorni poco chiari, ufficialmente a supporto di un governo che non esiste (Serraj) e non ben vista dall'altra componente politico-miiltare (il generale Haftar).
Non potremo fare respingimenti, perché vietati e perché richieremmo una sanzione dall'Europa, la stessa che poi se ne frega se i paesi dell'est non accolgono le loro quote, se la Francia chiude le frontiere, se l'Austria minaccia di schierare i carri armati, se l'Austria innalza un muro ai confini...
Però, con una formulazione tipicamente all'italiana: i nostri militari risponderanno al fuoco se attaccati, una frase che ricorda il proclama di badogliana memoria

"Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza"

Ecco perché ci si torna ad occupare delle ONG che operano nel mare di fronte alla Libia, come MSF che non ha accettato il codice di comportamento del Viminale.
Avranno qualcosa da nascondere - la reazione della brava gente che MSF non ha accettato la regola della polizia a bordo e del divieto di trasbordo dei migranti.
MSF non accetta persone armate a bordo delle loro navi come anche Emergency non accetta militari nei loro ospedali, dove vengono curati tutti, a prescindere dalla religione o dal fronte di appartenenza.

E in quanto alla trasparenza, cosa c'è di trasparente in un paese in cui non sono trasparenti nemmeno i finanziatori ai partiti e alle fondazioni?
In una Europa che tollera la poca trasparenza delle multinazionali?

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