Incipit (potete scaricarlo qui)
Era una gioia appiccare il fuoco.Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d'orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia. Col suo elmetto simbolicamente numerato 451 sulla solida testa, con gli occhi tutta una fiamma arancione al pensiero di quanto sarebbe accaduto la prossima volta, l'uomo premette il bottone dell'accensione, e la casa sussultò in una fiammata divorante che prese ad arroventare il cielo vespertino, poi a ingiallirlo e infine ad annerirlo. Egli camminava dentro una folata di lucciole. Voleva soprattutto, come nell’antico scherzo, spingere un’altea su un bastone dentro la fornace, mentre i libri, sbatacchiando le ali di piccione, morivano sulla veranda e nel giardinetto della casa, salivano in vortici sfavillanti e svolazzavano via portati da un vento fatto nero dall’incendio.Montag ebbe il sorriso crudele di tutti gli uomini bruciacchiati e respinti dalla fiamma.
Sapeva che quando fosse ritornato alla sede degli incendiari avrebbe potuto ammiccare a se stesso, specie di giullare negro, sporco di carbon fossile, davanti allo specchio. Poi, all’atto di coricarsi, si sarebbe sentito quel sorriso, una sorta di smorfia, ancora artigliato nei muscoli facciali, al buio. Non scompariva mai, quel sogghigno, non se n’era andato mai nemmeno una volta per quanto riandasse con la memoria al passato.
E' arrivato per me il momento di colmare una grave lacuna letteraria: Fahrenheit 451, di Ray Bradbury, uno dei romanzi distopici più famosi assieme a "1984" di George Orwell e "Il mondo nuovo" di Aldous Huxley.
Un romanzo dove l'autore, prendendo spunto dal mondo in cui viveva (ovvero l'America degli anni '50, dove la televisione prendeva il posto della radio e anche dei rapporti umani in famiglia, l'America del maccartismo..) cercava di immaginarsi come avrebbe potuto essere il futuro.
Come cambierebbe il mondo se pian piano i rapporti umani tra le persone venissero soppiantati da rapporti tra uomini e macchine?
E se all'improvviso smettessimo di leggere i libri, tanto c'è la televisione che ci dice le cose (o internet ..)?
Il mondo immaginato da Ray Bradbury è solo uno dei possibili mondi futuri (o presenti, se pensiamo che il libro è uscito negli anni '50).
E se i pompieri bruciassero le case invece di salvarle?
E se la gente passasse le giornate con le cuffiette alle orecchie o seguendo i programmi alla televisione (coi televisori a parete) dove potevano anche partecipare ai programmi, con le loro batture (insomma, Bradbury aveva già immaginato i reality)?
E se la gente smette di pensare, di immaginare, di creare, di vedere il mondo reale ....?
Qui la scheda del libro sul sito di Mondadori.
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