Al centro dell'ultimo romanzo di Maurizio De Giovanni "Rondini d'inverno" c'è la linea di confine che separa questi due mondi.
Una linea di confine che le persone dello spettacolo conoscono bene: in questo mondo è ambientata la storia che ci racconta lo scrittore napoletano.
Sul palco del teatro Splendor a Napoli, negli ultimi giorni del 1932, il cantante e attore Michelangelo Gelmi spara alla moglie, Fedora Marra, mentre sta cantando "Rondinella", alla fine di uno spettacolo che parla d'amore. E di tradimento.
La pistola doveva essere caricata a salve, ma purtroppo il colpo che uccide la bella Fedora è reale. Nessuna finzione scenica.
La realtà e l'immaginazione.
La realtà e la finzione scenica.
La verità e le bugie.
A separare questi due mondi, il sipario del palcoscenico.
Poi dice: il sipario. Tutti noi sottovalutiamo troppo il sipario, eppure quella cortina significa che lo spettacolo è terminato.Si scosta per le chiamate in scena, per gli applausi, ma lo spettacolo è finito.Però non ne parliamo, ci concentriamo sul palco, sui movimenti o sul repertoriom sulle entrate e sulle uscite di scena, sulle posizioni che dobbiamo occupare.E ci riferiamo al pubblico come fosse una persona sola. Che dirà? Che farà? Sarà contento o resterà deluso? Ci arrovelliamo, perdiamo la testa, consumando ore e ore come se fosse il tiranno della nostra esistenza, e scordiamo quella tenda che, invece, è vero, ma dopo inevitabilmente si chiude, tornando a separare il sogno dalla realtà.La rondine, vedi, può restare dietro il sipario. Può morire. Che accadrà agli altri sogni, quando lei non volerà più e la rosa avrà perso i suoi petali? Che fine faranno?
Rondini d'inverno, sipario per il commissario Ricciardi - Maurizio De Giovanni Einaudi
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