Prologo
Una delle cose che il ragazzo ha imparato, in quei mesi che dal caldo hanno portato al vento, al freddo e di nuovo al tepore del sole, è sentire il clima.Non ne hanno parlato durante le lezioni. Eppure è un fatto, pensa mentre percorre a leggera salita verso la casa del vecchio, che da quando va lì la sua percezione delle cose è cambiata, e non solo nella sua professione. È stato un mutamento tanto sottile quanto inesorabile. Ora canta in maniera diversa, glielo dicono tutti...
Rondini d'inverno è La fine di un
ciclo, quello delle canzoni (dopo quello delle stagioni, quello delle
festività): si chiude con la storia di una rondine che, diversamente
dalle altre, non tornò al suo nido.
Ma la storia della rondine è solo una
delle tante, in questo romanzo, non l'ultimo della serie di
Ricciardi, che qui trovano una fine e un nuovo inizio.
C'è un assassino che all'inizio del
racconto confessa la sua colpa:
«Mi dispiace, brigadie'.Mi dispiace di aver sparato al commissario Ricciardi».
E poi spiega, al brigadiere Maione,
perché quel colpo di pistola, proprio al commissario Ricciardi:
La colpa è dei sogni, brigadie'. Dell'esistenza finta che conduciamo nel segreto delle notti infinite. Dell'esistenza immaginaria che trasforma i momenti quotidiani in un peso insopportabile, e così fai quello che mai avresti pensato. Poi non ti resta che nascondere quanto è successo, sperando che nessuno arrivi a capirlo e che il sogno diventi realtà. È il sogno il vero colpevole, brigadie'.Poi, all'improvviso, leggi negli occhi di qualcuno quello che hai sempre temuto: la scintilla della comprensione.Dio, quanto mi dispiace.È il momento più terribile, sapete? Quando ti rendi conto da un gesto, da una parola, che c'è chi ha capito. E il sogno, che fino a un attimo prima scintillava solido e possibile, comincia a sfaldarsi, a dissolversi nel nulla.Da quell'istante pensi solo a proteggerlo.[..] Per questo ho premuto il grilletto, brigadie'. Mi dovevo difendere. Dovevo difendere quel sogno.
C'è il sogno e
la realtà: e almeno la prima parte del racconto si muove in
mezzo ai due mondi, poiché il delitto su cui Ricciardi e Maione, il
fidato collaboratore, è avvenuto in teatro: siamo agli ultimi giorni
del dicembre 1932, al teatro Splendor va in scena la rivista Ah
l'amour!, con protagonisti il famoso cantante Michelangelo Gelmi,
assieme alla bellissima moglie Fedora Marra.
Assieme nella vita
e sul palcoscenico, a rappresentare la canzone Rondinella, una
canzone struggente di amore e tradimento, di un innamorato che chiede
all'amata di tornare al suo nido
E turna rundinella,
turna a 'stu nido mo' ch'è primmavera
I' lasso 'a porta aperta quanno è 'a sera
speranno 'e te truvàvicino a me.
Ma ad un certo
punto, nella rappresentazione scenografica, irrompe la realtà:
l'innamorato dovrebbe sparare due colpi all'amata che lo ha lasciati.
Dovrebbero essere a salve, ma non è così. Uno di questo è un vero
colpo che uccide Fedora, colpita al petto che cade all'indietro sul
palco nella sua interpretazione più realistica.
Ad indagare si un delitto che parrebbe
di semplice soluzione è Ricciardi, digiuno di vita mondana e anche
della notorietà della coppia.
Come in tutti i casi, non può
sottrarsi al “fatto”: la visione degli ultimi istanti
della vittima, la sua malattia, la sua condanna
Ricciardi rimase ad osservare ancora una manciata di istanti, poi si concentrò sul cadavere. Ci volle qualche secondo prima che la sua mente malata visualizzasse l'immagine della donna, il torace squassato dal colpo di pistola, la macchia di sangue che si allungava sulla veste. Rivolta verso l'altro lato della scena ripeteva: Amore della mia vita. Amore della mia vita. Amore della mia vita.
Dalla bocca e dal naso le colava incessante il sangue che andava ad unirsi a quello del petto.
Un caso semplice dunque: un delitto cui
tutti sono stati inconsapevoli testimoni. L'altro attore in scena, i
due musicisti, le ballerine e le altre persone che lavorano nel
teatro. Gli spettatori.
Ma qualcosa non convince Ricciardi.
A cominciare dalla coppia di attori in
scena. Il famoso Michelangelo Gelmi, una stella sulla via del
tramonto.
E la bella Fedora, astro nascente.
Se l'assassino ha agito in preda
all'impeto della rabbia, per un tradimento, perché ha agito così,
aspettando quella canzone, davanti a tutti?
E perché ucciderla, poi, visto che a
lei doveva tanto della sua fortuna? Lei che, ora che era famosa,
avrebbe potuto abbandonarlo.
Non sono giorni facili, questi ultimi
giorni dell'anno. Giorni in cui si è costretti ad essere felici.
Perché finisce un anno e ne inizia un altro.
Ma i problemi e i pensieri sempre lì
rimangono.
E in testa Ricciardi ha ancora quegli
occhi che lo hanno guardato, sorridenti, una sera.
Dopo che Enrica aveva rifiutato la
proposta di matrimonio del giovane ufficiale tedesco.
Sono qui. Ho rifiutato un futuro, una famiglia, dei figli.
Ho respinto un uomo bello, ricco, affascinante. L'ho fatto qui, in casa mia, davanti alla mia famiglia, perché tutti capissero quello che ho voluto dire.
Io voglio te.
Questo si era sentito dire, con un sorriso dall'altra parte della strada.
E un uomo come lui non sapeva sottrarsi alle responsabilità.
Quegli sguardi si sono incontrati così,
una sera. E si sono avvicinati, si sono raccontati i perché del
rifiuto, i perché una donna nubile aveva aspettato tanti mesi per
quella persona che aveva riconosciuto come amore della sua vita.
Che fare? Confessare ad Enrica, la
dolce Enrica, dei fantasmi che lo accompagnano da quanto era bambino,
lungo le vie della vita?
Per fortuna che c'è quel caso, quel
delitto, per poter pensare ad altro.
Al rapporto che c'era tra la coppia di
attori, per esempio: un rapporto scenografico, finto, come inizia a
comprendere dai racconti delle persone che lavoravano in teatro.
O dalla scoperta di un biglietto in una
veste di Fedora nel suo camerino:
«Anche stanotte indosserò il tuo ricamo prima di addormentarmi» .. «nel mio cuore sarà l'ultima cosa che ascolterò».
È la prova di un tradimento?
C'è un incontro, in particolare, che
Ricciardi fa in teatro che è un omaggio al grande Totò (che nel
racconto è impersonato dal comico Zuzù)
- Commissa', noi attori siamo gente strana. Con gli anni, a forza di rappresentare esagerazioni, perché questo sono i sentimenti che mostriamo sul palcoscenico, finiamo per esagerare pure noi. E ci convinciamo che è tutto vero: le lacrime e le urla, le risate e i tradimenti. Forse il povero Michelangelo è rimasto vittima di un sogno, e ha dimenticato la differenza che ci sta tra la realtà e l'immaginazione. Pure Fedora era un'attrice, e anche lei faceva finta. Magari si è inventata un grande amore e ci ha creduto.[..]
Ricciardi studiò a lungo quel volto asimmetrico e triste, quasi una metafora delle parole che l'uomo aveva appena pronunciato: comicità fuori, malinconia dentro.
Il comico Zuzù gli aveva detto che gli
attori confondono la finzione con la realtà, e forse era vero. Ma il
colpo di pistola che ha ucciso Fedora è tremendamente vero.
Se non è stato il marito,
Michelangelo, chi altri aveva interesse ad ucciderla e ad incastrare
il cantante?
Ma, come dicevo, in questo romanzo,
tante storie accompagnano il filone principale del racconto: negli
interludi c'è spazio per il racconto del giovane suonatore di
mandolino che prende lezioni dal vecchio cantante e chitarrista.
Che cerca di non insegnargli solo la
tecnica dello strumento, ma anche la storia dietro ogni canzone. Gli
racconta del sogno delle rondini: testarde e ottuse, ogni anno
sognano di dover tornare al loro nido.
.. nel sogno però non possiamo fare niente. Non possiamo allungare la mano per difenderci e neanche afferrare ciò che vogliamo. Stiamo solo sognando e la mano non si muove. E avvertiamo la frustrazione, il senso d'inettitudine. Stiamo là, intrappolati, protagonisti di quello che accade e spettatori impotenti, gli unici che non possono agire.Come mosso da una volontà propria, lo strumento torna di scatto in posizione...
C'è la confessione dell'assassino, che
va avanti:
Il sogno e la nebbia, caro brigadiere, lavorano in modo diverso. I sogni ti avvelenano, la nebbia ti convince.
Perciò ho pensato di poterla scampare, di farla franca, quando ci siamo svegliati in quella nebbia.
Ho creduto che fosse scesa apposta a nascondere il mio sogno, a salvarlo.Mi è sembrato di buon auspicio, la nebbia.Ma com'è andata a finire lo sapete. La nebbia non è bastata, e ho dovuto difendermi.
Il sogno, la funzione e la realtà: due
mondi distanti e così vicini, separati solo da un sipario:
Poi dice: il sipario. Tutti noi sottovalutiamo troppo il sipario, eppure quella cortina significa che lo spettacolo è terminato.Si scosta per le chiamate in scena, per gli applausi, ma lo spettacolo è finito.Però non ne parliamo, ci concentriamo sul palco, sui movimenti o sul repertorio sulle entrate e sulle uscite di scena, sulle posizioni che dobbiamo occupare.
Oltre allo Splendor e al delitto sul
palcoscenico, c'è poi un'indagine personale portata avanti da Modo
(il dottore dal cuore così grande da poter amare una persona sola)
assieme a Maione, per scoprire chi ha picchiato fin quasi ad
ammazzarla Lina, una prostituta frequentata dal dottore.
Livia, la bella cantante lirica, vedova
del tenore Lezzi, ancora innamorata di Ricciardi, che è stata
arruolata da un enigmatico personaggio, Falco, per spiare l'ufficiale
tedesco che aveva chiesto la mano ad Enrica.
La contessa Bianca di Roccaspina che
abbiamo incontrato in “Anime di vetro”: assieme a Carlo
Maria Fossati, duca di Marangolo, organizza un incontro per la notte
di capodanno assieme a quel commissario dagli occhi verdi.
La custode di Ricciardi, Nelide la nipote di zì Rosa, alle
prese con una cenone “cilentano” per il Capodanno che non
verrà mai consumato..
Quante emozioni e tutte assieme, per
questo capodanno così freddo, per quel vento tagliente, in cui tutte
le storie troveranno una fine. E un nuovo inizio.
Che si alzi il sipario!
Gli altri libri della serie col
commissario Ricciardi:
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