13 dicembre 2019

Nozze per i Bastardi di Pizzofalcone



Che poi, un matrimonio in febbraio. 
Ma pensi che la gente sia scema? 
Sì, l'ho sentita la storia che sei andata dicendo in giro, che banalità i matrimoni a maggio o a giugno, quando si sposano tutto, che palle. 
Che poi ti ritrovi ovunque con altre coppie.. 
Perciò, febbraio, hai detto. E ti sei messa a ridere con quella risata che dice io, vedete, io sono la padrona del mondo.

Ma chi è che si sposa a febbraio, con quel freddo, la pioggia?
Con tutti i mesi buoni dell'anno, specie a Napoli dove la primavera comincia a marzo e dura fino a novembre quasi?

Eppure Francesca così aveva deciso, poche settimane prima aveva fissato la data del matrimonio parlandone col suo ragazzo e piena di entusiasmo si apprestava a vivere il giorno più bello della sua vita.
Ma qualcuno ha trasformato questa vigilia in dramma, uccidendola con una coltellata all'interno di una grotta che si affaccia sul mare.
Il suo cadavere e il suo bellissimo vestito da sposa galleggiano ora sull'acqua e sono visti da una signora anziana affacciata alla finestra di questo strano palazzo seicentesco affacciato sul golfo..
Il ricordo delle nozze era vivido e perfetto, e le sembrò quasi naturale vedere che la corrente spingeva acqua dalla riva al largo recava una grande macchia bianca. 
Qualcosa di ampio e setoso, con merletti e veli. 
Un abito da sposa.

Chi ha ucciso Francesca Barrella? La domanda è inizialmente senza risposta, se non per una risposta troppo scontata.
Era una ragazza giovane, brillante (aveva studiato all'estero dove aveva incontrato il fidanzato, Giovanni), estroversa e testarda.
Nessuno sembra poter avere dei motivi di risentimento nei suoi confronti, se non qualche screzio in ufficio col capo.

Se non ci fosse quel fidanzato, il cui collegamento col cognome arriva dopo agli agenti del commissariato di Pizzofalcone incaricati dell'indagine.
Perché io mi chiamo Sorbo, Giovanni Sorbo. E tutti, compresi voi, appena avete sentito questo nome avete fatto lo stesso pensiero. Due più due.

Perché Giovanni si chiama Giovanni Sorbo, figlio di Emiliano, boss del clan omonimo, legato a varie attività criminali ma mai preso con le mani nel sacco dall'antimafia.
Per questo motivo Buffardi, il magistrato antimafia più famoso (e presenzialista di fronte alle telecamere) della città, chiede ai Bastardi di farsi da parte perché questo è un caso suo.

Ma è stato veramente un delitto di mafia? Un delitto compiuto da un clan rivale per colpire i Sorbo? Oppure è stato Giovanni stesso (perché come sosteneva Lombroso, il sangue criminale è quello e non si scappa)?
I Bastardi, in particolare Lojacono ed Elsa (il nuovo acquisto, la giovane sostituta che ha preso il posto di Pisanelli) non sono d'accordo: Giovanni era cresciuto lontano dalla famiglia, più che al padre, aveva preso dalla madre, per la sua sensibilità, per il suo essere diverso.
I Bastardi riescono, con l'aiuto del magistrato Piras, a strappare tre giorni all'antimafia per portare avanti una loro indagine e sconfiggere ancora una volta quei pregiudizi contro di loro.
Anche i pregiudizi dei genitori di Francesca, distrutti dalla perdita di quella figlia ribelle, che aveva scelto di sposarsi proprio con quel ragazzo, che arrivava da quella famiglia poco raccomandabile …

Non è facile trovare il perché di quella morte, sempre che si voglia rimanere fuori dall'ovvio. Magari non è un delitto di mafia, ma di qualcuno che voleva colpire i Sorbo.
Perché il dolore di Giovanni sembra così sincero.
Perché, a confermare l'estraneità della criminalità, arriva anche il contributo di Pisanelli, reduce dall'operazione e stanco di rimanere a letto (specie ora che deve ospitare pure Aragona, ma questa è un'altra storia). Anche lui, sfruttando le sue amicizie nel quartiere, porterà l'indagine nella giusta direzione.
Partendo da un campo di calcio
Il campetto. Dove i ragazzi di un quartiere giovane, disperato e ingenuo passavano interminabili pomeriggi di interminabili partite, tre contro tre, o venti contro venti, chi arriva primo a nove vince, tre corner un rigore, portiere volante.Il campetto. Un modello di democrazia assoluta, dove vinceva il più bravo, non il più ricco o il più violento, ma il più bravo. Il campetto. Dove il figlio di un maestro poteva diventare compagno, anzi, il fratello del figlio di un calzolaio.

Francesca, la ragazza perfetta, tutti l'amavano, era una luce, il centro della vita di tutto.. Eppure da qualche parte esiste questa crepa, dentro cui si è infilato l'odio, la vendetta, la pazzia, per concepire quel delitto, dentro una grotta, sul mare, con un abito da sposa portato dietro in una fredda mattina di febbraio.

Cominciamo col dire che questo giallo, nuovo capitolo (e non ultimo, perché De Giovanni è scaramantico) dei Bastardi, è femmina.
Non solo perché si parla delle nozze di una giovane donna: anche gli altri componenti della squadra si sentono toccati da questo evento, uno di quelli che fanno battere il cuore a tutti.
Ci sono le nozze desiderate dalla Martone con Alex, se quest'ultima riuscisse a vincere le paure nel parlare chiaro coi suoi genitori.
Nozze che fanno paura, come la parola matrimonio a persone come Aragona. Che rimane sempre quel poliziotto imperfetto (come tutti i Bastardi), nel bene e nel male.
Matrimonio che può essere desiderato ma irraggiungibile per Palma, o una gabbia per Ottavia.
Matrimonio desiderato anche Lojacono, ma un sogno che ancora fa venire cattivi pensieri per Laura.
Un matrimonio da ricostruire quello di Romano, per potersi tenere la piccola Giorgia. Ma un matrimonio con la persona sbagliata.
Per la Martini, la rossa, mai un matrimonio. Al contrario di Pisanelli che forse è l'unico che ha un buon ricordo del matrimonio, peccato sia al passato. Con quella moglie con cui parla ancora..

No, questo romanzo è femmina perché alla soluzione dell'omicidio, dopo un bel colpo di scena, arriveranno le componenti femminili della squadra, facendo proprio gioco di squadra, andando anche un po' contro le regole, perché le donne sanno essere molto più pragmatiche dei maschi.
Un intuizione, quel dettaglio che non torna, quell'oggetto di colore che fa scattare la scintilla: non dimenticatevi l'antico adagio napoletano per cui una sposa deve indossare qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato, qualcosa di vecchio, qualcosa di blu.

Rispetto ad altri romanzi dei Bastardi, in questo la dose dell'indagine, della risoluzione del caso è meno preponderante, specie nella prima parte tutti i personaggi in scena si prendono il loro spazio per raccontarci i loro problemi, il perché siamo qui. Perfino Lojacono passa quasi in secondo piano.
E' nella seconda parte che l'azione cresce di ritmo e, si torna a vedere i Bastardi all'opera!

Buona lettura

La scheda del libro sul sito dell'editore Einaudi (il pdf del primo capitolo)
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