Si respira aria di giallo a Monticello Brianza, in questi giorni capitale noir d'talia.
Ecco una breve cronaca degli incontri della prima giornata.
Giovani autori a colloquio con Luca Crovi
Patrick Fogli, Lentamente prima di morire (Piemme)
Paolo Roversi, Blue tango. Noir metropolitano (Nuovi equilibri)
Cristiana Astori, Il Re dei Topi (Alacran)
Moderatore Luca Crovi
Il rapporto tra noir e cinema
Patrick Fogli: E' normale scrivere con un taglio cinematografico, siamo nati con la televisione, i film, gli sceneggiati. La storia che ho scritto è già sceneggiata: io la lascerei così, se dovessi sceneggiarla. In questo libro ho dovuto tagliare poco, sebbene sia un libro di 400 pagine. Il prossimo invece l'ho tagliato di più, anche se mi costa fatica togliere un parola, un verbo.
Cristiana Astori: Scrivere per racconti: i racconti non sono ben visti dagli editori, anche se a me hanno sempre affascinato. La mia formazione da piccola è stata sulla raccolta di Hitchcok "Hitchcock presenta".Mi piace la sintesi dei racconti. Mi piacciono scrittori come Westlake, come Leonard: con pochi aggettivi si spalanca un mondo. In un racconto puoi condensare le emozioni di un libro, ma in modo più incisivo.
P.F.: Ma i veleni di cui racconti nel libro sono reali? Frequento medici da anni e sono tranquillo pwe la mia salute. Quando scrivevo il romanzo, a volte alzavo la cornetta e chiamavo il medico e chiedevo "ma si può fare?".
Il suggerimento sulla maglietta mandata in carcere la boss (per farlo evadere) può essere molto pericoloso, in quanto può dare spunto a future evasioni. Ma la realtà è sempre più avanti dei libri (basti pensare al caso della ragazza rapita in Austria): non mi sento responsabile di evasioni.
C.A.: Nel tuo libro si parla di fate, boschi: sembra un libro di fiabe.Le fiabe raccontano la verità, usando la metafora. Come l'horror: che tira fuori gli scheletri dall'armadio che non vogliamo vedere. E' un modo per raccontare le storie ai bambini. Cui raccontiamo di aver paura del buio: ma che in realtà loro non fa paura. Siamo nio che istighiamo loro dentro questa paura.
P.F: i personaggi del tuo libro hanno tutti un lato oscuro. Come mai?Sono tre protagonisti con un lato oscuro, un rimorso e una vendetta. Non c'è un eroe positivo, tutto pulito. nche il cattivo ha, in realtà, un lato positivo. Non mi piacciono, come lettore, i buoni troppo buoni. E' molto più reale così. Perchè è la quotidianità che mi fa paura: se vedi il tuo vicino che butta via ogni giorno un sacchetto della spazzatura, e poi senti alla radio di un serial killer che si disfa dei cadaveri nei sacchi, la prossima volta che lo incroci lo guardi con un occhio diverso.
P.R.: Nel mio libro si parla di prostituzione e della nuova criminalità peruviana. E' una comunità di crirca 40000 persone: io volevo raccontare di episodi della realtà. Il libro è diventato un noir, poi, in modo accidentale.
Raccontare in giallo: le nuove antologie italiane. Tavola rotonda con autori e curatori dei più recenti casi editoriali
Marco Vichi e Emiliano Gucci (Città in nero, Guanda)
Maurizio Matrone (Cattivi Golosi, Morganti e Due thriller per due autori, Aliberti). Erba alta, Frassinelli ed.
Andrea Carlo Cappi (Alacran)
Davide Garbero, Lingue morte (Alacran)
Moderatore Marco Proserpio giornalista
La prima domanda rivolta ai quattro scrittori riguardava il ruolo delle raccolte, nel panorama letterario moderno
Maurizio Matrone: Le raccolte ora trovano più successo, perchè i racconti sono più fruibili dagli italiani (il 50% non legge), sono più semplici da leggere.Con le collane, come "caffè killer" (curata da Luigi Bernardi), si temeva che gli autori scrivessero le stesse cose. Invece l'idea di scrivere su commissione, con un tema fisso, è stata molto divertente.
Marco Vichi: la geografia della criminalità. Le antologie erano fatte, una volta, con gli scarti degli autori, erano brutte. Ora sono scritte lì per lì, con un tema che costringe lo scrittore a scrivere con un gusto tutto diverso. E ora funzionano, riescono ad avvicinare dei nuovi lettori, a volte più che non i lettori abituali.La rccolta "Città in nero" è nata a cena con Gianni Biondillo e l'editore: "perchè non scriviamo anche noi una raccolta (dopo l'uscita di Crimini)?"
L'editore ha accettato. L'argomento è forte: le città raccontate attraverso storie nere, dure.
Emiliano Gucci: Perchè un autore racconta i crimini, il peggio della sua città? Sono stufo di vedere la solita immagine di Firenze. La realtà è diversa, diversa dall'immagine da cartolina che abbiamo. La storia che racconto è quella di un mio amico: in un quartiere si ritrova circondato dai cinesi, che vogliono comprare la casa acquistata dai suoi con molti sacrifici.Mi sono divertito a raccontare quello che succede attorno al protagonista, strattonato da una parte e dall'altra.
Carlo Cappi: Un racconto è un breve viaggio che non dovrebbe dare mai il tempo di annoiarsi. Io ho sempre scritto racconti per Giallo Mondadori, per me il racconto non è una scoperta di questi anni.Una forza del racconto è che, nella sua brevità, puoi far fare al lettore una gita nella mente dell'assassino. Dà un'enorme soddisfazione: nel racconto posso uccidere chi voglio e farla franca. Nella realtà no: è doverso.
Davide Gerbero: Quali sono gli ingredienti dei tuoi racconti?Un 73% di ironia e un 27% di ciò che mi capita attorno. Lascio sedimentare nella mia mente quello che leggo, che sento, come se buttassi delle esche in acqua. E poi il meglio che abbocca, lo pesco.Le mie storie ruotano attorno a sangue, coltelli, frataglie e horror.
M.V.: Il racconto e la realtà.Io non racconto sulla attualità: le mie storie sono ambientate nel passato. Per scrivere non seguo una scaletta, ma parto da un'idea forte e mi lascio trasportare dalla scoperta dei personaggi. Che mi devono interessare. Nella mia testa non ho in mente il finale ....
(P.S: ero seduto accanto a Leonardo Gori, che ascoltava e ridacchiava ... con Marco siamo in polemica, diceva. Perchè io scrivo sempre una scaletta, prima, lui no! Ma in realtà in mente lui ha già un finale.)
Avventura, tensione, luoghi e tempi lontani in tre romanzi
Piero Degli Antoni, Ghiaccio sottile (Rizzoli)
Giancarlo Narciso, Incontro a Daunanda (Dario Flaccovio)
Leonardo Gori, Il fiore d’oro (Hobby&Work)
Moderatore Dario Campione, giornalista
La discussione è ruotata attorno alla definizione del giallo: tutti e tre gli autori, per motivi diversi, sembrano sfuggire alla defizione classica di noir.
Degli Antoni: mi sono stufato dei soliti gialli, con i poliziotti stracciati, che sanno cucinare, .... Io cerco di fare qualcosa di nuovo. Nel mio caso ho scelto di ambientare la storia in montagna.
Leonardo Gori: il mio personaggio è un capitano dei carabinieri (Bruno Arcieri), che viaggia nel tempo. Nel senso che in un libro ("L'angelo nel fango" ambientato nel 66) ha sessant'anni, nei precedenti, durante la seconda guerra mondiale, ha 40 anni. E questa è la mia prima personalità gialla.
La seconda è quella nata con Franco Cardini, uno storico, che mi ha proposto di scrivre un romanzo a 4 mani. E' lui che mi ha dato una visione più complessa del nazismo, a più livelli. Dovessi definire il mio libro ("Il fiore d'oro") direi che si tratta di un romanzo d'avventura, con un pò di fantascientifico. Un romanzo di avventura che è anche una ricognizione nel passato, nella periodo della Repubblica di Salò.
Giancarlo Narciso: Il racconto e il viaggio.Viaggio molto, perchè da piccolo vedevo nel quotidiano la noia. Volevo vivere le avventure che vedevo nei film da ragazzo (Le tigri di Mombracem). Come per Degli Antoni, il giallo classico non mi interessa più.
D.A.: il giallo descrive una certa realtà, difficile da ritrovare nella narrativa normale. Ma non è necessaro fare il calco del giallo per scrivere: non tutti i migliori libri del genere seguono lo stesso calco. "Il giorno della civetta" sovverte questo schema ripetitivo: un omicidio entro pagina 5, la scoperta dell'assassino nel finale ...
L.G.: Non si può continuare ad usare la stessa gabbia dorata del giallo: lo schema deve essere rinnovato. Io ho due anime: una che crede nel giallo classico e una più sperimentale. Ma rimango sempre un appassionato del giallo.
G.N.: Oggi si sente dire che il giallo è travalicato. Ma quali sono i suoi confini? Può essere definito giallo qualsiasi sstoria con un morto? Con un mistero?
L.G.: Direi che nel giallo rientra tutta la "narrativa della tensione". Conta il crescendo della tensione e la scoperta del mistero, non solo l'assassino: ma ciò che teneva legata la tensione.
Il personaggio del suo libro (una SS, il colonnello Dietrich Von Altemburg) è un nazista: come si può scrivre un libro con un personaggio condannato dalla storia?E' un personaggio frutto della mente di Cardini: un giorno mi portò una sua ricerca su un nobile della Turingia, una persona colta, che diventa da giovane un nazista e nel corso della sua carriera militare ne registra gli orrori.E che, alla fine, arriva alla negazione dell'ideologia che aveva abbracciato. Non si può negare la complessità del nazismo: l'aspetto esoterico è uno di quelli più interessanti. Anche se, in realtà, nel libro non ho voluto dare una spiegazione esoterica nel finale.
E poi ci sono altri personaggi più miei, come Elena Contini; nel libro si parla anche della storia del cinema italiano, che è un argomento che mi ha sempre appassionato.
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