Certe cose non capitano solo al sud.
La sanatoria concessa tramite il DPEF della regione Lombardia, a una trenitna di dirigenti nominati con un concorso illegittimo.
Ne parla il consigliere Luciano Muhlbauer sul suo blog:
Una generosa sanatoria per una trentina di alti dirigenti regionali, il cui concorso era stato dichiarato illegittimo dal Tar e dal Consiglio di Stato, e pesci in faccia per i lavoratori dipendenti della Regione. Questa è la morale di due norme di legge contenute nelle pieghe della manovra di assestamento di bilancio, approvata ieri sera dalla maggioranza del Consiglio Regionale.
Due norme che riflettono un’unica filosofia: quella dei due pesi e delle due misure, a seconda della distanza gerarchica degli interessati dal vertice politico della Regione. Due norme che sono la conseguenza diretta di contenziosi legali persi dalla Giunta Formigoni, davanti alla magistratura amministrativa per quanto riguarda la prima, davanti alla magistratura ordinaria per quanto riguarda la seconda.
Peccato davvero che chi governa in Lombardia non ce la faccia proprio ad adeguarsi alle sentenze della magistratura, come invece devono fare i comuni mortali, ma che abbia scelto un’altra strada. Ne è scaturito un pasticcio normativo di dubbia moralità e legittimità.
E così, la vicenda dei dirigenti si è risolta con una norma di sanatoria non solo retroattiva, ma anche ad personam, nella misura in cui produce effetti concreti soltanto su quel singolo concorso. Si tratta, in altre parole, di una norma giuridicamente traballante, che mette a rischio la legittimità anche di tutti gli atti amministrativi firmati dai dirigenti in questione.
Una generosa sanatoria per una trentina di alti dirigenti regionali, il cui concorso era stato dichiarato illegittimo dal Tar e dal Consiglio di Stato, e pesci in faccia per i lavoratori dipendenti della Regione. Questa è la morale di due norme di legge contenute nelle pieghe della manovra di assestamento di bilancio, approvata ieri sera dalla maggioranza del Consiglio Regionale.
Due norme che riflettono un’unica filosofia: quella dei due pesi e delle due misure, a seconda della distanza gerarchica degli interessati dal vertice politico della Regione. Due norme che sono la conseguenza diretta di contenziosi legali persi dalla Giunta Formigoni, davanti alla magistratura amministrativa per quanto riguarda la prima, davanti alla magistratura ordinaria per quanto riguarda la seconda.
Peccato davvero che chi governa in Lombardia non ce la faccia proprio ad adeguarsi alle sentenze della magistratura, come invece devono fare i comuni mortali, ma che abbia scelto un’altra strada. Ne è scaturito un pasticcio normativo di dubbia moralità e legittimità.
E così, la vicenda dei dirigenti si è risolta con una norma di sanatoria non solo retroattiva, ma anche ad personam, nella misura in cui produce effetti concreti soltanto su quel singolo concorso. Si tratta, in altre parole, di una norma giuridicamente traballante, che mette a rischio la legittimità anche di tutti gli atti amministrativi firmati dai dirigenti in questione.
L'operazione di ristrutturazione del debito che il Comune di Milano condusse nel 2005 "fu l'unica in cui i due ruoli di arranger e advisor sono stati ricoperti dai medesimi soggetti". E' quanto racconta al pm Angela Antonella Casiraghi, direttore centrale finanza del Comune di Milano, in un interrogatorio a cui fu sottoposta dal pm Alfredo Robledo il 19 gennaio di quest'anno, nell'ambito dell'inchiesta sui presunti derivati - truffa ai danni di Palazzo Marino. Quando parla di "medesimi soggetti", la funzionaria si riferisce alle 4 banche indagate, Deutsche Bank, Jp Morgan, Ubs e Depfa, accusate di aver incassato illecitamente 100 milioni di euro grazie a questa operazione. "Devo dire che quando Porta (Giorgio, ex direttore generale del Comune, al quale ieri e' stato notificato l'avviso di chiusura delle indagini, insieme alle 4 banche e ad altre 13 persone) mi incarico' di predisporre questi atti per le gare, intendeva che gli istituti che avrebbero vinto la gara, e in cio' fu molto chiaro, sarebbero stati anche coloro che si sarebbero comunque occupati della collocazione del bond". Cio' viene definito dalla Casiraghi "un'anomalia".
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