21 luglio 2013

Il contesto (di questa presunta terza repubblica)

Nel 1971, Sciascia scrisse “Il contesto”, nel tentativo di raccontare, in forma romanzata, la realtà dietro le bombe, i tentativi di colpo di Stato, la volontà all'interno delle istituzioni per una svolta autoritaria.

Nel libro (ambientato in un paese che non ha nome ma che ricorda l'Italia) un ispettore di polizia, Rogas, è chiamato ad indagare su una serie di omicidi, che Rosi chiamerà “cadaveri eccellenti” nel film che realizzerà in seguito.
I morti sono giudici e magistrati: l'investigatore trova una pista che lega queste morti, ma ai piani alti del palazzo, preferiscono seguire una pista che porta ad un movimento rivoluzionario, che ruota attorno alla rivista “Rivoluzione permanente”.

Rivoluzionari che hanno amicizie nella polizia (Sciascia ricorda il caso di Franco Piperno , cui il ministro Restivo fu testimone di nozze). Che frequentano salotti di intellettuali (assieme al ministro per la Sicurezza) e che nella loro ortodossia ricordano dei vecchi cattolici, cattolici vecchi fanatici, funerari.
Dove i giudici considerano il loro lavoro come quelli di sacerdoti infallibili.

Seguendo questo gruppo di persone, Rogas scopre un complotto che coinvolge le alte cariche dello stato (tra cui il presidente della Corte Riches) e vertici militari.
In pratica, si trattava di difendere lo Stato contro coloro che lo rappresentavano, che lo detenevano. Lo Stato detenuto. E bisognava liberarlo. Ma era in detenzione anche lui: non poteva che tentare di aprire una crepa nel muro”.
Il paragone con la situazione di oggi, di una istituzione detenuta da un grumo di potere che non intende lasciarla libera, si rafforza quando in un passo, il ministro della sicurezza ricorda a Rogas quale è la situazione politica:
Si può condensare in una battuta: il mio partito, che malgoverna da trent'anni, ha avuto ora la rivelazione che si malgovernerebbe meglio insieme al Partito Rivoluzionario Internazionale; e specialmente se su quella poltrona – indicò la sua dietro la scrivania – venisse ad accomodarsi il signor Amar. Ora la visione del signor Amar che da quella poltrona fa sparare sugli operai in sciopero, sui contadini che chiedono l'acqua, sugli studenti che chiedono di non studiare: come il mio predecessore buonanima, e anzi meglio; questa visione, debbo confessarlo seduce anche me”.
Sono proprio questi gruppi rivoluzionari che fanno il gioco delle “larghe intese”. Anche negli anni '70, il PCI si era illuso che con le convergenze parallele del compromesso storico, si sarebbero schiuse le porte del governo.
Sacrificando, forse, qualche battaglia e qualche idea rivoluzionaria.

Non è questo il momento della rivoluzione, spiega il ministro della sicurezza all'intellettuale Nocio, amico di Rogas. C'è la ragione di stato:
- La ragion di stato, signor Cusan: c'è ancora come ai tempi di Richelieu. E in questo caso è coincisa, diciamo, con la ragion di partito...L'agente ha preso la più saggia decisione che potesse prendere: uccide anche Rogas.- Ma la ragion di Partito.. Voi... La menzogna, la verità: insomma... - Cusan quasi balbettava.- Siamo realisti signor Cusan, non potevamo correre il rischio che scoppiasse una rivoluzione – E aggiunse - Non in questo momento.- Capisco – disse Cusan. - Non in questo momento.
Forse, il Contesto che tiene ostaggio in nostro paese, e che oggi sta difendendo lo status quo, questo sistema corrotto, è ancora lo stesso.
Sempre la stessa la ragione di stato, tirata fuori nell'ambito del processo stato-mafia per la trattativa.
Per difendere un ministro incapace, che non sapeva della luna manus dei Kazaki nel suo ministero.

Per difendere un ex presidente del Consiglio, dai suoi processi, in nome della stabilità.
E il paese, gli elettori, che cosa ne pensano?

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