28 luglio 2013

Il bla bla sull'antimafia

Si fa presto a parlare di antimafia come, d'altronde, si fa presto a parlare di evasione, di corruzione, di taglio delle province e dei costi della politica.
Ma finché si rimane a parole, è solo un continuo bla bla.

Prendete ad esempio la serie di arresti che c'è stata a Roma, contro i mafiosi sul lungomare di Ostia (di cui aveva già parlato mesi fa Report con l'inchiesta Romanzo capitale).
Il clan Fasciani, si era preso le concessioni per gestire i lidi in concessione dallo stato.
Ci sono le spiagge ma anche gli affari milionari per il porto di Ostia.
Avvocati e periti avevano garantito invece la liberta per anni a Michele 'o pazzo, a Roma. Da quando il suo avvocato e i suoi psichiatri sono stati arrestati, nemmeno lui è pazzo.
Ma nel frattempo aveva messo le mani su negozi e bar tra via Veneto e piazza di Spagna.
Ostia succursale di Corleone, per la presenza di Carmine Fasciani, Vincenzo Triassi legato ai Caruana Contrera e Francesco D'Agati. Tutti in manette.
Via Veneto nelle mani della ndrangheta che si era comprata il gran Hotel Gianicolo, per mano di un prestanome che ha comprato dalla Congregazione dame apostoliche del sacro cuore.
Infine Campo de Fiori suk dei Casalesi, che si sono presi i locali più caratteristici.

Ma siccome questa è mafia che non spara e che fa impresa (oltre a pagare in contanti) si può dire che la mafia non c'è.

Ma nei giorni scorsi c'è stato anche ilblitz della procura di Catanzaro nell'operazione Perseo.
A Lamezia Terme, quello che colpisce, è la vicinanza tra uomini delleistituzioni (consiglieri provinciali e regionali) e uomini delle cosche cui chiedere voti, per concedere in cambio lavori.
Magari appalti per l'aeroporto di Lamezia.

Ma forse i politici non lo sapevano chi erano le persone che si trovavano di fronte. Solo in Italia possiamo accettare risposte di questo genere da politici.
Risposte che non arrivano solo dal sud: anche in Lombardia, quando si scopre chi erano quelle persone così generose in campagna elettorale, è tutto un “non sapevo nulla”.

Ecco, questa è la realtà, dove non si può più parlare di pericolo infiltrazione. Le mafie sono ben radicate sul territorio, dentro l'economia.
Semplicemente, non sparano quasi più. Intimidiscono.
E dunque?
Quale è la risposta della politica? Di questa maggioranza che intende stravolgere Costituzione e assetti istituzionali per il bene del paese?
C'è un ministro degli interni (che non sapeva nulla della rendition della moglie di un dissidente Kazako) che si rammarica per la decisione di un giudice contro un politico del suo partito.

C'è un partito che presenta un emendamento sul voto di scambio che è un mezzo pasticcio.
L'altro che ogni tanto ci riprova: con la legge ammazza blog, con la legge per togliere di mezzo il concorso esterno in associazione mafiosa, appoggiando i referendum dei radicali per arrivare alla responsabilità civile dei magistrati.
Per l'Expo firmano un protocollo per nuovi posti di lavoro precari e senza troppe garanzie per il futuro. Ma non si chiedono che cosa succede nei cantieri per l'Expo: chi ci lavora? Chi controlla?


E poi parlano di fare antimafia? Qui non si può più parlare di ingenuità o ignoranza. Questa è complicità.

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