Dal governo di Monti, Letta ha imparato l'uso della propaganda, delle promesse, da sparare sulle prime pagine.
Certo, rispetto al professore, l'attuale presidente ha un volto più umano e probabilmente è meno incline alle gaffe del suo predecessore.
Gaffe che però, tradivano la vera natura nascosta sotto il vestito.
Il posto fisso, i giovani, i diritti e le tutele sul lavoro.
Ma questo governo ha tratti distinti da quello dei tecnici: Letta, per esempio, non ha ancora fatto pubblicare i redditi del suo esecutivo. Una buona abitudine, per prevenire casi di conflitto di interesse, che non vorrei passasse di moda per colpa della pacificazione.
A pochi mesi dal suo insediamento, questo governo ha fatto sua l'arte del rinvio (mentre Monti e Fornero si erano lanciati subito nei decreti salva qualcosa ..). Rinvio dell'Imu, dell'aumento dell'Iva. Della riforma della legge elettorale.
Sappiamo tutti cosa avremmo bisogno per uscire dalla crisi: un percorso politico, lungo e articolato, che metta mano alla burocrazia di stato, un argine alla corruzione e all'evasione (dei grandi gruppi e dei piccoli).
Che decida quale industria si deve salvare in questo paese e quale invece non possiamo più permetterci.
Che prenda atto degli errori fatti nel passato, come ad esempio gli incentivi a pioggia sul settore delle rinnovabili.
Che finalmente decida di puntare su turismo, arte, cultura, ricerca e sviluppo.
Non abbiamo più tempo per disquisire su riforme costituzionali: non è questo il tempo né la maggioranza giusta per affrontare questi discorsi.
Sembra, a leggere le notizie che escono dai partiti, che tutti non vedano l'ora di mandare gambe all'aria questo governo.
Da destra, col ritorno di FI e dal centro, con le polemiche pro o contro Renzi.
Tutti che hanno voglia di governare.
Ma il rischio è che non ci sia più un paese da governare.
La produzione è ancora in calo, la luce in fondo al tunnel la vedono certi i ministri, le aziende in crisi mandano a casa o in cassa integrazione le persone.
Quelle ancora in piedi, spesso sono in mano straniere e dunque quando ci sarà la ripresa i benefici nemmeno resteranno in Italia.
Il problema del lavoro non riguarda solo i giovani, ma anche chi un lavoro c'è l'ha, oggi. Domani chissà.
Per loro, l'arte del rinvio, come la pacificazione, il rispetto degli equilibri nella coalizione, i comitati dei saggi, sono quasi una presa in giro.
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