30 ottobre 2014

Il governo in carica



Non c'è solo l'Ast di Terni. C'è tutto il settore agroalimentare in crisi. Il settore dell'industria dell'auto. Gli ex operai Fiat di Termini. Quelli dell'Ilva di Taranto.

C'è poi il settore dell'informatica e delle telecomunicazioni in piena crisi, che continua a perdere posti di lavoro. E pensare che dovrebbe essere il nostro futuro (vi ricordate la battuta sull'iphone e i gettoni).
La mappa della crisi industriali, sul tavolo del ministro Guidi, è vasta e copre buona parte del nostro paese.
Ieri la notizia della quotazione in borsa (americana) della Ferrari: un altro pezzo di made in Italy che rischia di andarsene ..

Non credo che tutte le forze dell'ordine di polizia e carabinieri siano sufficienti per contenere questa emergenza industriale e sociale, visto anche i blocchi di assunzioni.
Queste cose, il manganello, il rispondere alle proteste con slogan e battutine, il denigrare sindacato e posto fisso, le faceva una volta la destra. Un certo gergo, arrogante, superficiale. La macchina del fango contro chi si permette di criticare ( le elezioni della Camusso di cui parla l'europarlamentare PD).

Scrive Alessandro Robecchi sul suo blog:

Ecco, ci siamo. Era fatale che lo scontro da teorico diventasse molto pratico. Dico subito che non mi piace. In generale non mi piace veder menare nessuno, e meno di tutti i più deboli. Nel caso, lavoratori con una lettera di licenziamento in tasca, persone che sono davvero davanti al dramma, gente che probabilmente vede benissimo – meglio di me – la differenza tra il fighettismo glamour della Leopolda e le proprie vite. Una differenza dickensiana, quasi.A questi uomini (uomini perché lavorano l’acciaio, ma anche alle donne, ovvio) si è detto di tutto in questi sei mesi di governo. Che sono vecchi, che il loro posto fisso (l’unica cosa che hanno, e la stanno perdendo) non è più un valore, anzi che sembra un peso per il Paese.
Si è citato ad esempio Sergio Marchionne (quello che cacciava gli operai con la motivazione che erano della Fiom), si è data tribuna (e applausi) a un finanziere che vive a Londra invitato a dar lezioni a chi guadagna facendosi il culo un centesimo di quel che guadagna lui. Si sono insultati i sindacati dei lavoratori, e non parlo della gag dei gettoni (non solo), ma dell’eterno, ripetuto, ossessivamente reiterato fastidio per “i corpi intermedi”, la trattativa, il dialogo. Anche oggi, questa mattina, un’esponente del nuovo Pd ha accusato la Cgil di tessere false (poi retromarcia imbarazzante, ma è tutto imbarazzante, francamente). Il Premier è andato in televisione a dire che “l’imprenditore deve poter licenziare quando vuole”. Persino la legge di stabilità che abbassa le tasse agli imprenditori (la famosa Irap), fa sconti miliardari senza chiedere alcun vincolo, alcun impegno ad assumere. Anzi, si cancella l’ultimo barlume di argine a una politica da Far West nel mondo del lavoro. Segnali. Dieci, cento, mille segnali. Fatti, non schermaglie da social network o freddure buone per twitter. O frasette di facile presa come quelle dei Baci Perugina (come dice giustamente Maurizio Landini: "slogan del cazzo"), o per scempiaggini come "Questo è il governo più di sinistra degli ultimi 30 anni" (Renzi, febbraio 2014).

Come vogliamo andare avanti? Continuiamo a discutere di 80 euro (quando sappiamo che le regioni e i comuni aumenteranno le tasse locali e taglieranno i servizi), di quanto è vecchio l'articolo 18 (meno di Verdini e Berlusconi, per essere chiari), di quanto siamo figli noi che abbiamo preso il 40% (di quelli che sono andati a votare, non di tutti gli italiani ..)?
Non è questione di fare i gufi.

Noi siamo quelli che criticavano le scelte sbagliate dei governi di centrodestra (quella di prima, non quella camuffata di oggi). Che sono rimasti sempre sulle stesse posizioni. Che pagano il prezzo della coerenza.
Che non si lasciano comprare.
Che non si accontentano degli slogan sulla #scuolabuona: nel paese le scuole, senza soldi, senza manutenzione, crollano letteralmente a pezzi. L'ultimo caso a Lecco, il 28 ottobre al liceo Grossi: per fortuna nell'aula dove è crollato il soffitto non c'era nessuno. Altrimenti (come a Genova, come a Parma .. ) saremmo tutti qui a piangere lacrime da coccodrillo.



Non ne usciremo da questa crisi col solo incentivo dei consumi, a botte di 80 euro. Dalla crisi occupazionale con la possibilità di licenziare più facilmente.
Dall'aumento del debito pubblico continuando a finanziare mostri pubblico come il ponte sullo stretto, il Tav in Val di Susa, il Mose, la Orte Meste e tutte le altre strade che servono solo a finanziare le cricche e a devastare il territorio.


Speriamo veramente di attrarre investitori, qui nel paese delle mafie e della corruzione di SISTEMA (che coinvolge ex ministri come Tremonti e Matteoli), semplicemente abbassando ila valore del lavoro, come fosse una merce senza valore?
Da che parte sta il governo in carica? Dalla parte delle cricche, dei finanzieri (quelli che hanno speculato e speculano sulle crisi), del far west lavorativo, dei cementificatori?  

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