Sono due, a mio avviso, le notizie da ricordare di questa
settimana. Il trailer della manovra finanziaria, approvato dal
consiglio dei ministri renziani e ora in fase di scrittura.
E le dimissioni del giudice Tranfa, presidente della
seconda corte d'Appello di Milano. Quella, per intenderci, che ha
appena assolto Berlusconi nel processo Ruby.
Perché proprio
queste due notizie e non altre (l'ebola, l'incontro Asem a Milano,
l'alluvione, l'Isis ..)? Perché raccontano dell'abbassamento del
livello di democrazia, meglio di qualunque altra storia.
Partiamo dal DEF: quello che è uscito dal cdm, ed è
stato subito strombazzato dai giornali, è solo una sorta di trailer.
Il film vero, con la sceneggiatura e tutto, ancora deve arrivare.
La
questione del TFR, dei tagli alle regioni e ai ministeri. L'ammontare
esatto della manovra che potrebbe non essere da 36 miliardi. Di
quanto ci avvicineremo al tetto del 3% col deficit? Chi lo
sa.
Eppure, nonostante queste incertezza, il messaggio è
arrivato.
Ora tocca alle regioni pagare. Cosa sacrosanta,
visti gli scandali sui rimborsi regionali di cui abbiamo letto sui
giornali. Argomento che Renzi conosce bene per il suo passato in
provincia (vicenda di cui si è interessata la Corte dei Conti) e per il fatto
di aver chiamato al governo diversi sottosegretari coinvolti in
rimborsopoli.
La guerra di Renzi alle categorie (i professori, i
gufi, i sindacati, la minoranza PD) si aggiunge ora di un nuovo
tassello le regioni: ma siamo sicuri che, di fronte ai minori
trasferimenti, i consiglieri e i governatori si ridurranno stipendi e
privilegi (le sedi all'estero, le auto di rappresentanza, le
consulenze..) piuttosto che non alzare le tasse e tagliare i servizi?
Nel DEF non c'è scritto. E forse nemmeno importa al governo.
Stiamo
parlando dell'ennesima mossa da dilettanti allo sbaraglio: osservavo
la scenetta (mandata in onda da Crozza) del prof. Padoan che spiegava
la manovra a fianco ad un Renzi annoiato che mandava messaggini.
Questi sono quelli che dovrebbero cambiare verso.
Non sanno in
che stato sono i comuni.
Non sanno nemmeno da dove prendere i soldi degli 80 euro.
Non sanno nemmeno che impatto avrà sugli enti locali il pareggio
di bilancio nel 2015.
I grandi industriali, rappresentati da
Squinzi hanno detto che questa manovra rappresenta il loro sogno.
Mi
chiedo quanti di loro hanno fatto investimenti nelle loro imprese,
quanti hanno pagato tutte le tasse, quanti hanno delocalizzato per
spingere al massimo profitto, quanti hanno pagato bustarelle per
prendersi qualche appalto.
Il cambio di verso (jobs act, riforma del Senato, la legge
elettorale, la manovra) hanno come risultato quello di rinforzare il
fronte a destra e di riempire le piazze. Di gente sempre più
arrabbiata. È anche questo un obiettivo dell'esecutivo?
Le dimissioni con onore.
Forse a pensare male un'altra volta ci si azzecca: ovvero il patto
del nazareno comprendeva anche questa assoluzione, per cui il respiro
delle larghe intese è entrato dentro la camera di consiglio dei
giudici della 2 corte d'Appello di Milano.
O forse è solo colpa
della riforma Severino sul reato di concussione.
Di certo c'è che il giudice Tranfa ha presentato le sue
dimissioni dopo 39 anni di servizio, forse anche per la sentenza
assolutoria del processo Ruby (lui era per la condanna, gli altri due
colleghi per l'assoluzione).
Mi viene in mente l'io narrante del
libro di McCarthy, “Non è un paese per vecchi”.
Non è un
paese per magistrati indipendenti, forse. Per magistrati che credono
in una legge uguale per tutti. Per persone perbene che, anche quando
vogliono esprimere il loro dissenso, lo fanno così, senza troppo
rumore.
Non certo il rumore delle feste di Arcore. Dove è stata accertata
la prostituzione. Non certo il rumore delle dieci telefonate notturne
al funzionario della Questura da parte dell'allora presdelcons.
Ecco, sono segnali di un cambiamento.
Il rumore di una democrazia svuotata dove si scambia la
partecipazione con il “like”. Dove si considera progresso il
togliere diritti e possibilità di scelta e controllo.
E dall'altra parte, il silenzio di un gesto di grande
responsabilità e dignità.
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