Il ricatto da parte della mafia c'è stato: questa la prima considerazione che emerge dalla deposizione del presidente della Repubblica davanti ai pm di Palermo che indagano sulla trattativa.
C'è stato il ricatto e c'è stata anche la consapevolezza, da parte delle istituzioni, che quelle bombe provenissero dalla mafia e che servissero per alleggerire la stretta contro i mafiosi in carcere.
Lo stato sapeva: il presidente Napolitano è oggi uno dei pochi superstiti di quegli anni. Potrebbe parlare, se avesse memoria, dell'alleggerimento del 41 bis, della chiusura dei supercarceri, della sostituzione al vertice del DAP di Amato da parte del ministro Conso.
Se il ricatto c'è stato, la deduzione che possiamo fare è che ci sia stato un ricattatore (la mafia) e un ricattato.
Altre domande: la mafia ha fatto tutto da sola? Difficile pensare che la scelta di quegli obiettivi ad alto significato simbolico (le chiese coi nommi di Giovanni e Giorgio a Roma, la torre dei Georgofili a Firenze ..) sia frutto solo di menti mafiose.
E il ricattato come ha risposto alle minacce?
Abbiamo detto del 41 bis alleggerito per centinaia di mafiosi. Della legge sui pentiti. Delle riforme sulla giustizia e sulla carcerazione preventiva, subito dopo il 1992-1993. Quando sono cessate le stragi.
L'interrogatorio di ieri è stato importante ai fini del processo sulla trattativa. Da ieri sempre meno presunta.
Peccato che il presidente non abbia voluto approfondire le parole di D'Ambrosio ("scriba di indicili accordi") né l'eventualità del patto stato mafia.
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