16 agosto 2020

Strane storie, di Carlo Lucarelli






Ci sono storie che meritano di essere raccontate, specie se sono strane storie.
Strane perché sono in quella zona di mezzo tra il reale e il soprannaturale: il mostro di Loch Ness e quelli che giurano di averlo visto, case possedute da spiriti, navi fantasma dove non si capisce cosa sia successo all'equipaggio.

Strane storie perché raccontano fatti che, in quel contesto, appaiono come un qualcosa di eccezionale: la partita di calcio giocata nel giorno di Natale del 1914 tra inglesi e tedeschi (con gran rabbia dei loro generali). Oppure l'altra partita, la partita della guerra giocata tra i prigionieri di guerra ucraini e soldati della Luftwaffe a Kiev (partita che ha ispirato il film Fuga per la vittoria).
Sempre una partita di calcio, anzi, due partite, fecero da detonatore per quella che è stata chiamata come la “guerra del calcio” tra Honduras e El Salvador nel 1970.
Una guerra tra paesi poveri, governati da due dittature che usarono il calcio come pretesto per una guerra che causò migliaia di vittime, per lo più civili.

Strane storie perché ci fanno capire quanto il confine tra male e bene, tra mostri e persone perbene sia molto fragile e dipenda dal contesto, dalla società in cui vivi.
Sono le storie dell'esperimento fatto ad una scuola superiore a Palo Alto in California, la storia della “terza onda”. Nel 1967 un professore ha fatto capire, in modo molto reale, come sia facile trasformare una popolazione civile in nazisti.
Ma c'è anche l'esperimento dello psicologo Philip Zimbard a Stanford, coi volontari selezionati per diventare guardie o detenuti di un carcere inventato. Esperimento naufragato dopo sei giorni perché le guardie, tutte persone normali, erano entrate troppo nella parte.

Infine l'esperimento di Stanley Milgram, impressionato dalle immagini del processo al mostro Eichmann, responsabile della soluzione finale. Che visto da vicino era un “travet” dello sterminio (da cui il saggio che fece molto discutere di Hanna Arendt, La banalità del male).
Nel suo esperimento, nel 1960 a Yale, si mostrò quanto è facile trasformare (o forse non c'era nulla da trasformare) una persona normale in un carnefice.

Ci sono anche strane storie, che sono veramente strane, ovvero incredibili: la storia dell'ingegner Yamaguchi, che sopravvisse a due bombe atomiche per una serie di incredibili e fortunate (o sfortunate, a seconda del punto di vista) circostanze.
E che per questo divenne un attivista antinucleare e pacifista.

Anche quella del sergente Joey Kieyoomia è una storia che parla di sfortuna ma anche di resistenza: perché ci vuole veramente tanta forza (e fortuna?) a sopravvivere alle torture dei giapponesi, che lo avevano fatto prigioniero a Bataan nel 1942, credendolo un asiatico, ovvero un traditore.
Invece Joey era un indiano navajo, cioè un americano che più americano non si può.
Il sergente Kieyoomia fu tra i pochi a sopravvivere alla marcia della morte per finire, in modo incredibile (ma stiamo parlando di strane storie) in un carcere militare a Nagasaky. E a sopravvivere anche al bombardamento atomico.

La storia del tenente dell'esercito imperiale giapponese Hiroo Onoda, invece non ha a che fare con fortuna o sfortuna. Rimasto solo, dopo che i commilitoni erano morti, si arrese solo dopo aver ricevuto l'ordine del suo superiore. Nel 1974, a quasi trent'anni dalla guerra.
Obbedienza al proprio dovere o altro?

Ci sono storie che possiamo definire “strane” perché ci toccano da vicino, perché riguardano persone diventate famose, almeno per un momento, per qualcosa di fuori dal comune.
Il ciclista Luigi Malabrocca per non aver vinto la maglia nera nel giro d'Italia del 1949.
Pensate che sia facile arrivare ultimo ad un giro, senza imbrogliare i giudici e violare il regolamento? Beh, non è così, ci vuole del metodo.

Antonio Meucci, bisnonno di Carlo Lucarelli, passerà alla storia per aver inventato il telefono, o elettrofono, ma di non averlo potuto brevettare perché, povero, gli mancavano i dieci dollari per il brevetto temporaneo. Brevetto che invece fu presentato da Bell.
Tipo strano, il bisnonno Antonio Giuseppe Meucci da San Frediano: aveva perfino inventato una bevanda dissetante a base di vitamine, come la Coca Cola.
Ma questa, come direbbe Lucarelli, è un'altra storia.

Charles Manson invece famoso lo è diventato per aver passato in carcere una buona parte della sua vita. Rapine, risse, rivolte organizzare dentro il carcere. Attenzione non stiamo parlando dell'attore, ma di Charles Bronson il criminale. Il detenuto più pericoloso della storia dell'Inghilterra. Più facile diventare famoso come criminale che non come poeta o scrittore.

Gino Girolimoni famoso non lo voleva diventare: anche la sua è una strana storia, anzi, una brutta storia.
Perché riguarda tanti bambini vittime di un serial killer (un assassino seriale che li rapiva e li uccideva) a Roma negli anni tra il 1924 e il 1927.
Roma, come l'Italia, era fascista e il regime non ammetteva che si commettessero crimini che la polizia non sapesse risolvere.
Serviva un colpevole da dare in pasto all'opinione pubblica, il mostro da “sbattere in prima pagina” (come il titolo del famoso film di Bellocchio).
Ecco allora il mostro indicato in questo fotografo, Gino Girolimoni appunto.
Che verrà poi scagionato in fase istruttoria, per morire povero anni dopo.
E il poliziotto che aveva seguito altre piste, fatto passare per pazzo.
Anche questo era il regime fascista.

Evariste Galois, invece, famoso come matematico, avrebbe voluto diventarlo. E ne aveva anche le potenzialità: a nemmeno venti anni risolse un problema sulle equazioni di quinto grado che da secoli era rimasto insoluto, così per dire.
Scrisse delle lettere, presentando le sue teorie, a matematici come Cauchy, Fournier, Poisson, senza ricevere risposta.
Certo, era solo uno studente, non era nemmeno iscritto al Politecnico, perché si era fatto bocciare all'esame, perché era genio sì, ma anche molto anarchico.
Morì a vent'anni, in un duello all'ultimo sangue, per una storia d'amore.

Infine, cherchez la fammes.
Due storie, altrettanto strane, di donne vissute nel secolo passato.
Judith Eileen Exter, la bella Judith, la donna che sapeva troppo su Frank Sinatra, sui Kennedy, sui rapporti tra JFK e “Momo” Giancana, boss mafioso a sua volta in contatto con la Cia.
Una donna che sapeva troppo ma che non raccontò mai nulla di quello che sapeva.
Perché in quella cerchia di amicizie, quelli che sapevano facevano delle brutte fini (come la povera Marilyn Monroe).

Infine Christine Keeler, la donna che fece cadere il governo conservatore di Macmillan.
Cosa aveva fatto di così speciale, Christine?
Oggi la chiameremmo escort di alto bordo, nel 1963 aveva avuto una relazione col ministro della guerra, John Profumo, anche lui conservatore e anche sposato.
Ma con una certa passione per gli “house party” nelle vile della campagna inglese e della compagnia di belle donne. Per combattere lo stress della vita moderna.
Belle donne che, però, avevano frequentato anche diplomatici dell'ambasciata russa a Londra.
E' la storia dello scandalo Profumo.

A luglio è uscita una nuova versione del libro, per Solferino, con nuove storie: "L''incredibile, prima di colazione".

La scheda del libro sul sito dell'editore Skira
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