01 agosto 2020

Il punto di vista di Dio, di Antonio Paolacci e Paola Ronco



Pochi minuti prima che ci scappasse il morto, il sudamericano si alzò per andare a prendere l’eucaristia. Sua moglie era rimasta seduta a cullare il loro piccolo, un pupo di meno d’un anno che aveva frignato per l’intera funzione, suscitando molti sospiri seccati. L’uomo era l’unico sotto i cinquant’anni a mettersi in fila per la comunione. Il resto dei presenti, all'incirca una decina, era composto dal solo genere di italiani tipicamente propenso a temere per la propria anima, ovvero quelli di età non inferiore ai settanta.

Un delitto in una stanza chiusa: la coppia di scrittori Paolacci e Ronco si cimenta in questo classico del giallo nel secondo capitolo della serie del vicequestore (aggiunto) Nigra, il poliziotto torinese in servizio alla Mobile di Genova, alle prese coi pregiudizi nel mondo della polizia per il suo essere gay dichiarato.
Ma con delle doti di indagine che lo porteranno a risolvere l'enigma: un delitto avvenuto in una chieda, nel centro storico di Genova, un insegnante in pensione, Sergio Bruzzone che, dopo aver preso dalle mani del prete la particola consacrata, si accascia al suolo.

Riverso per terra poco distante dall'altare, il pensionato viene soccorso dalle persone che erano con lui a messa e che, con lui, facevano parte di una specie di circolo di lettori di libri gialli.
La dottoressa Salati, l'ex maresciallo Scialoja, i farmacisti Parodi, l'insegnante Scaturchio. E poi, la seconda moglie Carmen Cabrera in Bruzzone e un aspirante scrittore di libri gialli Malpighi.
E' la dottoressa stessa a capire che quello che all'inizio viene scambiato per un malore, è in realtà qualcosa di peggio:
«Chiamala subito, Carlo» rispose finalmente, la voce che tremava. «Ma chiama anche la polizia. Credo che Sergio sia appena stato ucciso.»

Quella che sembrava essere una tranquilla domenica mattina si trasforma per Nigra nell'ennesima giornata di lavoro assieme ai colleghi della sua variopinta squadra: il molto raccomandato vice Musso, l'ipocondriaco ispettore Caccialepori e l'assistente Santamaria, con la sua pipa in bocca.
«Quindi lei non ha dubbi? Bruzzone è stato ucciso?» «Cianuro» rispose lei di slancio, come se non aspettasse altro.

Un delitto in una stanza chiusa può essere il caso più semplice da risolvere ma anche il più difficile: chi può aver avvelenato l'ex insegnante? Il prete è, materialmente quello che avrebbe avuto maggiori possibilità, ma, andando a sentire i diversi personaggi, si scopre che tutti potevano avere un motivo di astio nei confronti del morto, per le sue battute cattive. Battute che pungevano le persone del circolo toccando i loro segreti.
Quello che non era mai riuscito a digerire era l’impressione di incongruenza dei contesti apparentemente puliti come quello in cui si trovava adesso, bolle di vita tranquilla e rispettabile, dove il male non poteva essere nominato nemmeno come ipotesi.

Come si può sospettare di essere un assassinio un prete, una insegnante in pensione, due tranquilli farmacisti, un carabiniere.. oppure uno che si crede uno scrittore (ma che deve pagare per veder pubblicati i libri)?
Persone che si trovavano ogni settimana, a parlare di libri gialli e delitti, una specie di circolo (da cui era esclusa la moglie, forse perché immigrata, cioè esterna a quella cerchia).
Persone all'apparenza irreprensibili, persone normali, brava gente dunque.
Ma in questa storia bisogna stare attenti ai pregiudizi: non solo quelli nei confronti degli omosessuali, come sa ben Nigra, costretto a nascondere la sua relazione con l'attore napoletano Rocco, guarda caso attore in una famosa fiction dove interpreta un commissario che risolve sempre in modo brillante i casi.

No, qui ci sono altri pregiudizi, quelli che portano a dare dei giudizi nei confronti degli altri usando i propri preconcetti. Per esempio quelli contro gli immigrati.
Come la moglie del morto, Carmen, accusata di essersi spostata l'italiano per mettersi a posto.
O come gli altri immigrati che, come ci racconta in modo dettagliato certa stampa, spacciano e commettono piccoli reati nei vicoli del centro di Genova, dimenticandosi che la droga a Genova (e nel resto del nord) arriva grazie alla ndrangheta.
Italiani brava gente, che rispettano le leggi, mica come quelli là, arabi, nordafricani, clandestini, che stanno portando il degrado nelle nostre città. Ma sono italiani che quando hanno problemi non si rivolgono ai vigili o allo Stato, ma ai cravattari o a personaggi poco raccomandabili.
«Ogni giorno c’è una notizia su un immigrato, sì. Però si omette il dettaglio che qui spesso sono le ’ndrine calabresi ad affidare ai marocchini lo spaccio, e ai nigeriani e ai pakistani il compito di fare da vedette

A proposito di pregiudizi, o giudizi affrettati, ecco la prima citazione di altri investigatori che vivono nei libri gialli:
«Mi hai appena fatto tornare in mente un collega di Bologna, un ispettore. E non ti sto facendo un complimento, era un tipo piuttosto assurdo. Lui lo diceva spesso: anziani, piaga della società. Oddio, ora che ci ripenso se non erano loro erano i punkabbestia, i marocchini, gli studenti» Nigra aggrottò la fronte. «Coliandro,..»

La seconda citazione è invece dedicata a Rocco Schiavone e all'attore che lo interpreta in tv Marco Giallini:
Ma ti ricordi quando quegli altri hanno chiesto di cancellare la serie di Marco, solo perché il personaggio si fa le canne?

Torniamo al delitto: tutti le persone del circolo avevano del rancore, va bene. Ma è questa la causa del delitto? O centra forse la criminalità, per una certa storia di debiti, che lega tra loro alcune di queste “brave persone”? E cosa voleva dire il morto con quelle sue allusioni ad una villa da costruire a Venezia?
Quel caso, così pieno di segreti, sospetti, gente in apparenza perbene e odio mascherato, gli metteva addosso un forte bisogno di rifugiarsi nella sua quotidianità, in quell’intesa che lui e Rocco avevano trovato senza sforzo, senza giochi di potere, ..

Ma, abbiamo detto, questa è anche una storia di pregiudizi. E quale peggior pregiudizio se non quello nei confronti degli immigrati?
Il delitto è in realtà un attentato compiuto da estremisti islamici per colpire il mondo cattolico: questa la pista di cui è convinta la Digos e, in particolare, un collega di Nigra con cui non ha mai avuto un buon rapporto.
Perché gay, perché progressista, perché diverso dal cliché da law and order ovvero essere forte coi deboli (e debole coi forti, le mafie, le famiglie che contano, ..).
Perché non un uomo vero, un vero italiano, difensore dei valori patriottici e cattolici, come il partito di quel Lorenzo Modesti, pochi voti ma una gran cassa di risonanza dai giornali locali e nazionali per le sue provocazioni contro gli immigrati.
La pista della Digos, sapientemente fatta uscire da qualche fonte interna, viene rilanciata da questo partitino e dal suo leader, per la sua personale campagna elettorale.
Bruzzone, che si era anche candidato alle elezioni per il comune, è stato vittima casuale di un gruppo di estremisti?

Prima di finire stritolato in mezzo alle accuse dai giornali di inerzia nelle indagini, se non superficialità, Nigra e i suoi collaboratori devono venire a capo dell'intrigo, della matassa.
Magari come farebbe quel bravo investigatore a Roma, di origini cinesi, ennesima citazione letteraria nel libro, a fianco di Agata Christie e Chesterton (parlo di Andrea Cotti, padre del vicequestore Luca Wu)
«Pensi che invece io conosco un poliziotto di origini cinesi» disse Nigra, lanciato nel tentativo quasi disperato di scaldare la conversazione. [..]
Molto bravo, ci ho lavorato per una faccenda, tempo fa. Si chiama Luca Wu, ora sta a Roma.»

E allora, degna conclusione dell'indagine, questo finale alla Poirot, dove tutti i sospettati sono riuniti in una stanza, per svelare il nome dell'assassino e per spiegarci cosa sia “Il punto di vista di Dio”.
«Lei ha proprio intenzione di chiuderla come un giallo classico, è così? Facendo un bel monologo rivelatore con tutti i sospettati intorno.»

Il punto di vista di Dio conferma il giudizio positivo che avevo dato al precedente romanzo della coppia Paolacci Ronco, con protagonista il vicequestore Nigra.
Il meccanismo letterario dietro l'indagine funziona, come funzionano anche i personaggi, su cui si concede qualche cliché, che lascia spazio a delle scenette divertenti da commedia all'italiana.
Come in altri romanzi, ho molto apprezzato il racconto della città, vista con gli occhi del protagonista: Genova non è come la sua Torino, con le sue strade dritte e regolari.
C'è il centro storico, ci sono i vicoli dove se allunghi le mani tocchi i muri, si sente la muffa ma anche gli odori della frutta e della merce venduta dai commercianti nei caruggi
Percorse i caruggi sconnessi, la Maddalena e i Macelli di Soziglia, catturato come sempre dalle vetrine variopinte dei fruttivendoli e delle gastronomie, dai panni stesi alle finestre, dal perenne contrasto tra lerciume e meraviglia, che facevano a pugni ad ogni passo. In pochi metri i suoi occhi videro polpette di baccalà, acciughe salate, un bar polveroso, le creme salate di una erboristeria …

Molto attuale è poi il tema dei pregiudizi, legato anche a quanto vediamo accadere dentro le caserme di polizia o i commissariati.
Dobbiamo ancora farne di strada prima di diventare un paese moderno, libero da discriminazioni e dai pregiudizi, libero anche dalla cappa delle mafie, quelle che si vedono e anche quelle che non si vedono, che sono anche assecondate perché, in fondo, offrono un servizio vantaggioso ..

La scheda del libro sul sito di Piemme Editore
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