Siamo il paese che ha bisogno dei commissari straordinari, degli uomini forti a cui affidare pieni poteri: uomini che lanciano proclami, cronoprogrammi, malati di quella malattia chiamata annuncite.
Qui in Lombardia ne sappiamo qualcosa: per gestire la Lombardia è arrivato il signor Bertolaso, commissario straordinario che, appena insediato, ha fatto le prime promesse. Tutti i lombardi vaccinati entro l'estate.. Sarà vero?
Certo la Lombardia e l'Italia non è il Brasile, secondo argomento delle inchieste di questa sera di Report: con le migliaia di morti ogni giorno, dovrebbe essere chiaro a tutti cosa succede quando si danno pieni poteri a personaggi come Bolsonaro, cui il termine negazionista è forse l'espressione più gentile che riesco a fargli.
Cosa rischiamo se la gestione della pandemia non cambia in Brasile? E che succede se i vaccini non arrivano ora a tutti i paesi “poveri” nel mondo? Non penseremo veramente che basti vaccinare noi “fortunati” occidentali?
La situazione della pandemia in Brasile
Se ne parla poco della situazione della pandemia in Brasile: metterebbe in imbarazzo i tanti fan del capitano Bolsonaro (un giorno la storia giudicherà anche lui). Report racconterà come si è sviluppata la variante brasiliana e come è arrivata fino a noi: “il Brasile potrebbe diventare la fucina mondiale di nuove varianti che potrebbero ridurre l'efficacia dei vaccini”, racconta l'anteprima del servizio. Significa che quello che succede laggiù è un problema che riguarda anche noi.
A San Paolo, la città più grande del Brasile, al centro di primo soccorso non si riesce ad intubare tutti i malati quando peggiorano, e così devono essere trasferiti negli ospedali, ma mancano posti liberi per la terapia intensiva. Così i malati con crisi respiratorie rimangono in un'area di internamento anche per 72 ore.
Il governo di Bolsonaro aveva detto che il vaccino non serviva, che la mascherina non serviva, che il lockdown non serviva, e così la situazione è peggiorata, racconta un medico di questo primo soccorso a San Paolo.
Bolsonaro ha dato priorità all'economia rispetto alla salute, senza preoccuparsi delle vittime– racconta l'ex ministro della salute a Report – cavalcando tesi antiscientifiche.
L'ex ministro Mandetta aveva proposto misure di lockdown, senza le quali in Brasile ci sarebbero state 180mila morti in un anno, ma Bolsonaro lo ha dimesso mettendo al suo posto un altro medico che dopo venti giorni si è dimesso pure lui.
Alla fine hanno messo come ministro un militare, senza competenze.
Così oggi a San Paolo nei grandi ospedali non hanno un posto libero, solo se qualcuno muore si libera, ma dietro ci sono cento, duecento persone in lista. Persone giovani, senza malattie pregresse: è questa la nuova variante brasiliana.
La scheda del servizio: Pericolo
Varianti di Manuele Bonaccorsi, Lorenzo Vendemiale con
la collaborazione di Edoardo Garibaldi
immagini di Henri Guareschi
e Matteo Delbò
montaggio di Andrea Masella e Riccardo Zoffoli
Manaus, capitale dello Stato di Amazonas, nel nord del Brasile. Qui ha origine la variante brasiliana, arrivata ormai praticamente in tutto il mondo e presente anche in Italia. A novembre gli abitanti della città pensavano di aver raggiunto l’immunità di gregge e di essere al sicuro, ma all’inizio dell’anno sono stati travolti da una nuova ondata di contagi, che ha fatto andare in tilt il sistema sanitario. La variante di Manaus, infatti, è in grado di reinfettare chi ha già gli anticorpi del Covid, sostengono gli esperti. E si è diffusa in tutto il Paese: oggi in Brasile si contano circa quattromila morti al giorno e gli ospedali sono pieni di pazienti gravi, anche giovani. Il Sudamerica rischia di diventare la fucina mondiale di nuove mutazioni del virus, che potrebbero anche ridurre l’efficacia dei vaccini attualmente a disposizione. Con un reportage esclusivo da Manaus e da San Paolo, le telecamere di Report racconteranno come si è sviluppata la variante in Brasile. E poi documenteranno come si è diffusa in Italia, grazie alla mancanza di controlli e soprattutto ai nostri ritardi nei sequenziamenti del virus.
Come funziona il piano vaccinale in Lombardia?
Come ha gestito le vaccinazioni la regione più virtuosa d'Italia, la regione che non può fermarsi mai, un faro e un esempio per tutto lo stivale?
Hanno cambiato l'assessore al welfare, due direttori generali, due commissari e due piattaforme per le prenotazioni. Al di fuori delle luci e dei proclami come stanno andando le cose?
All'inaugurazione dell'hub di Malpensa lo scorso 31 marzo erano presenti il commissario Figliuolo, il capo della protezione civile Curcio accompagnati dal consulente della regione Lombardia Bertolaso.
Nella conferenza stampa il generale-commissario racconta ai giornalisti che, sì, le cose non vanno tutte bene, ma, come rimarcato dall'assessore Moratti, “siamo sulla strada giusta”, sono stati fatti degli errori ma li stiamo rimediando.
E le polemiche sono “stucchevoli”, tiene a precisare il presidente frontman Fontana, “polemiche che non sono degne di un paese come il nostro”.
Ma non è nemmeno degno quello che è successo agli anziani in regione Lombardia: Claudia Di Pasquale è andata ad incontrare Mario Tacca, registrato a metà febbraio sulla piattaforma di Aria, dopo un mese ha ricevuto un messaggio con la data e il luogo della vaccinazione. A Casalmaggiore: “sono rimasto allibito, ho l'ospedale qui a due passi, è una cosa da manicomio.” Da Crema, dove abita il signor Mario, a Casalmaggiore sono circa 90km.
A Codogno, dove è partita la pandemia, abita il signor Giuseppe Cigolini, di 83 anni: abita a due passi dal centro vaccinale, ma è stato mandato dalla regione a Soresina, col suo carrozzino, piano piano.
Il sindaco di San Bassano è andato a prendere gli anziani direttamente a casa pur di farli vaccinare, col furgoncino dei servizi sociali: anziani di oltre 90 anni a cui non è mai arrivata la risposta dalla regione dopo la prenotazione.
Il sistema di prenotazione di Aria non ha funzionato dunque: Bertolaso è stato uno dei primi a criticarne la scelta, racconta oggi. Di fronte alla giornalista si lascia andare: “quando leggo che è stato Bertolaso che ha voluto Aria, che ha insistito per Aria .. io fino ai primi giorni di questo febbraio conoscevo l'Aria che respiriamo, l'aria che tira come trasmissione, conoscevo l'aria fritta, come modo di dire romano...”
Ma nel documento redatto dal direttore di Aria Spa Gubian c'è scritto che il 7 di febbraio Bertolaso, dopo aver visto il sistema di Poste, decise di affidare ad Aria il servizio di prenotazione (costato 18 ml di euro, soldi nostri).
“Chi ha deciso di affidare le prenotazioni ad Aria se non è stato lei?” - è la domanda fatta a Bertolaso.
“Sentiamo l'audio della famosa riunione del 7 di febbraio, ascoltate quell'audio, così verba volant, parola invece si capisce.. ”
E chi ha deciso di anticipare la campagna vaccinale dal 1 marzo al 18 febbraio?
Bertolaso non risponde. Fontana non risponde: “le interviste si chiedono e si concedono” la blocca una persona dello staff del presidente. Peccato che poi le interviste non vengono concesse.
Così, per questi errori della regione virtuosa, a febbraio ci sono state persone anziane che, nell'attesa di una risposta della piattaforma mai arrivata si sono ammalate.
E qualcuno di loro è morto. Quanti di loro si sarebbero salvati se fossero stati vaccinati in tempo? Ci sarà un'inchiesta della magistratura anche su queste morti?
Dalla Lombardia al Veneto: in questa seconda ondata questa regione ha registrato il tasso di mortalità più alto d'Italia, 8000 decessi in poco più di due mesi, a partire da ottobre. Cosa è successo in questo mesi?
E' successo che il contatto dopo il tampone anziché dopo 24 ore arrivava dopo giorni, pazienti risultati positivi non sono stati contattati da alcun tracciatore, per risalire poi ai contatti e isolare i contagi.
Così a dicembre nel vicentino si sono trovati nella stessa situazione di Bergamo: non si trovavamo cioè posti negli ospedali per i malati e nemmeno per effettuare le cremazioni (alcune delle salme sono state spostate a Bologna).
Con la seconda ondata la regione ha voluto dimostrare un obiettivo completamente politico, che era tutto merito loro – racconta il Andrea Crisanti (che nella prima ondata è stato consulente del governatore Zaia) – e che quindi avrebbero potuto fare a meno di me e del mio contributo.
Report è venuta in possesso di una nota riservata del ministero della Salute contenente le quantità prenotate dei vaccini e i costi (fino ad un miliardo di euro):
Il documento, datato al 24 agosto 2020, è firmato da Giuseppe Ruocco, l’uomo che ha rappresentato l’Italia in Europa al tavolo coi big pharma, e rivela quanto ci stanno costando davvero i vaccini. Come aveva anticipato Report a gennaio , se gli ordini saranno confermati l’Italia spenderà nel solo 2021 circa 1,5 miliardi di euro. Una cifra destinata ad aumentare, visto che rispetto alla tabella stilata all’epoca la Commissione Ue ha firmato due ulteriori contratti con Pfizer e Moderna (mentre intanto è saltato quello con Sanofi). Confermati i prezzi: si va dai 2,9 euro a dose per Astrazeneca ai quasi 19 euro per Moderna, il più caro sul mercato.
La nota sottolineava come l’Europa avesse scelto di includere nel suo paniere vaccini di tutte e tre le tecnologie differenti, proprio per tutelarsi sulla loro possibile efficacia. Ma a posteriori non si è rivelata vincente la scelta di puntare soprattutto sui prodotti a vettore virale, come Astrazeneca e Johnson & Johnson (da cui dovevano arrivare 800 del miliardo e mezzo di dosi totali), viste le difficoltà incontrate e le restrizioni che sono state poste nel loro utilizzo.
Il segretario Ruocco concludeva il documento ponendo una serie di questioni urgenti al governo allora in carica: chiedeva, ad esempio, di valutare l’opportunità di acquistare ulteriori vaccini con una tecnologia diversa rispetto a quella di Astrazeneca, unico contratto allora sottoscritto. O di decidere da subito come ripartire i vari sieri in base alle differenti categorie prioritarie nella campagna vaccinale, nel caso in cui non ci fosse stata disponibilità immediata per tutti.
Ora tutta l'attenzione mediatica si è concentrata sui vaccini, ma per scoprire e fermare le varianti del virus e per tracciare gli infetti servono i tamponi, ma anche questi non bastano, serve fare il sequenziamento del virus.
Ma l'Italia su questo è indietro, solo pochissimo tamponi vengono sequenziati: Report è entrata nel laboratorio dell'ospedale Sacco di Milano, dove c'è tutta l'apparecchiatura per estrarre l'RNA del virus.
Sono macchinari che costano 100mila euro, al Sacco ne hanno tre e ciascuno carica da 48 a 60 tamponi: volendo potrebbero sequenziare almeno 100 tamponi al giorno, ma ne fanno molti meno perché mancano i fondi per fare questo, racconta la ricercatrice Alessia Lai al giornalista.
E' un procedimento costo, si parla di 100 euro a genoma e nonostante la pandemia, le morti e le infezioni, non c'è stato lo sforzo per investire su questo: ci sono state parecchie donazioni più che sovvenzioni statali.
Il lavoro in laboratorio si fa con un software open source, gratuito, che lavora sui file prodotti dal sequenziatore, che corrispondono a parti del genoma della persona che ha fatto il tampone.
Potremmo sequenziare molti più tamponi, se solo riuscissimo a mandare a “regime” le macchine: ma forse la regione e lo stato preferiscono spendere i fondi in altro modo.
La scheda del servizio: La
campagna di Lombardia di Claudia Di Pasquale con la
collaborazione di Giulia Sabella e Federico Marconi
immagini di
Giovanni De Faveri
In questi giorni è partita la campagna vaccinale massiva, il suo successo dipenderà anche dall'andamento delle vaccinazioni in Lombardia, che con i suoi 10 milioni di abitanti è la regione più popolosa d'Italia. Solo pochi giorni fa Fontana ha annunciato la somministrazione di due milioni di dosi. Ma non è tutto oro quello che luccica. Negli ultimi mesi in Lombardia è successo di tutto. Si sono accumulati annunci, proclami, disguidi e disservizi. Sono saltate diverse teste. Si sono succeduti due assessori al welfare, due assessori alla famiglia, due consulenti per la campagna vaccinale, tre direttori generali al welfare. Il piano vaccinale è stato rivisto più volte, è stata cambiata persino la piattaforma per la prenotazione dei vaccini ed è stato azzerato il cda della società regionale Aria. Sono cambiamenti finalizzati solo a migliorare la lotta alla pandemia? O si è consumata anche una sotterranea guerra politica?
La storia dell'armatore Onorato
L'inchiesta parte dalla strage della Moby Prince, fuori dalle acque del porto di Livorno, quando il traghetto della Navarma si scontra con la petroliera della Snam poco fuori il porto di Livorno: in quell'incidente, il più grave della storia della Marina italiana morirono 140 persone. 29 anni fa, tre processi fatti, nessun colpevole. Colpa della nebbia si è detto. Errore umano.
“Il dolore della perdita di un congiunto si accompagna alla mancanza di giustizia” – racconta alla giornalista Loris Rispoli, presidente dell'associazione vittime della Moby Prince - “sono trent'anni che noi continuiamo a dire che dietro questa tragedia ci sono delle responsabilità. Perché [le vittime] sono rimaste vive per ore in attesa dei soccorsi.”
Della vicenda se ne era occupato il giornalista Francesco Sanna:
“[Quella della Moby Prince è] Una storia che è sparita dai radar nazionali con una rapidità imbarazzante, 140 morti in circostanze misteriose e ci siamo accontentati di una inchiesta sommaria della capitaneria di porto, parte in causa, che diceva 'è un incidente, c'era la nebbia, il comandante ha avuto un abbaglio '. Questa è una ricostruzione surreale.”
Angelo Chessa è il figlio del comandante del traghetto, anche lui non si rassegna ad una verità monca, falsa: “il porto di Livorno chiama la Moby Prince” racconta “il traghetto non risponde e non si fanno nemmeno una domanda?”
“La stessa Navarma, si scoprì poi, sapeva che la petroliera [della Snam] contro cui è andata a sbattere la sua nave, era in una posizione di divieto, però non ha detto nulla” – spiega Gabriele Bardazza, ingegnere civile e consulente dei familiari delle vittime.
Di quelle 140 vittime oggi rimane il ricordo dei familiari e poco altro: una fattura per l'albergo, delle chiavi, una cintura, occhiali. Oggetti che sono sopravvissuti al fuoco. E anche questo è strano.
Si scoprì poi che le due società, la Navarma e la Snam, stipularono un accordo, per non farsi la guerra in tribunale e scaricare le spese per i risarcimenti (circa 60 miliardi) su una assicurazione in un paradiso fiscale, spiega il giornalista Francesco Sanna .
Senza quell'accordo, senza quella rapida liquidazione, la Navarma avrebbe chiuso: invece oggi è la prima compagnia di navigazione italiana col nome di Moby e gestisce il traffico verso la Sardegna grazie ad una convenzione da 72ml di euro con lo Stato italiano mai messa a gara.
Un esempio di cattiva amministrazione da parte dello Stato, spiega il concorrente Grimaldi: per la tratta Arbatax Civitavecchia si paga 25ml per 200mila persone “gli puoi pagare l'aereo a tutti”.
Eppure il governo pensa di prorogare la convenzione fino a febbraio perché non hanno ancora finito di scrivere il nuovo bando di gara.
“Una situazione che genera un danno economico per la Sardegna” racconta a Report l'ex deputato Silvio Lai.
Non si sa se Onorato sia il più grande armatore italiano, come si definisce, ma di sicuro conosce i porti dove approdare: nel 2016 dona 150mila euro alla fondazione Open di Renzi e l'armatore è pure andato alla Leopolda a celebrare i fasti del governo del fu rottamatore.
L'anno scorso al PD dell'Isola d'Elba Moby versa 30mila euro, mentre nel 2019 100mila euro vanno alla fondazione Change di Toti (il governatore di centro destra della Liguria).
Anche per Toti, Onorato spende belle parole ad una convention “un bell'applauso per il governatore..”
Ci sono poi 600mila euro per un contratto con la Casaleggio Associati e 240mila euro vanno al blog di Beppe Grillo: “ciao a tutti gli amici di Beppe Grillo ...”.
Per non rischiare nulla, Onorato versa 40mila euro a Giorgia Meloni e 5000 euro a Fratelli d'Italia: pure per Giorgia Meloni e i Fratelli un bel ringraziamento in video.
Onorato, pur dovendo restituire centinaia di milioni allo stato per la crisi finanziaria, investe oltre 4 ml di euro tra acquisto e ristrutturazione per una villa a Porto Cervo. Duecento metri quadri con spiaggia privata per un immobile ad uso rappresentanza che oggi risulta affittata ad un privato.
L'anno scorso i creditori hanno chiesto al Tribunale di Milano il fallimento di Moby denunciando anche operazioni immobiliari per 12 ml come quella di Milano per l'acquisto di un attico da 300metri quadri, che Moby ha acquistato dal suo stesso manager, Vincenzo Onorato che in cambio incassa 7,6 ml di euro.
Doveva diventare la sede della società ma in realtà, racconta il servizio, stavano provando a venderlo dopo averlo affittato.
La scheda del
servizio: Soccorso
di Stato di Adele Grossi con la collaborazione di Norma
Ferrara
immagini di Tommaso Javidi e Dario D'India
grafica di
Michele Ventrone
montaggio di Orazio Danza
Centoquaranta persone muoiono su un traghetto che andava ad Olbia: prende fuoco scontrandosi con una petroliera ferma all'ancora. Accade tutto a pochi minuti dal porto di Livorno: è così vicino che dal lungomare si vede tutto. Eppure i soccorsi non arriveranno mai. A trent'anni dalla strage dimenticata del Moby Prince, Report torna sulla vicenda con documenti inediti, partendo dalla compagnia armatrice del traghetto che da allora è cresciuta a dismisura e che oggi, in cambio di oltre 72 milioni di euro annui, garantisce il trasporto marittimo pubblico da e per la Sardegna, in base a una convenzione scaduta da un anno e più volte prorogata.
La stazione sperimentale
Diversamente da quello che fa pensare il titolo, la stazione sperimentale di cui tratta il servizio di Chiara De Luca non sta nello spazio ma si occupa di conserve.
Si tratta di una fondazione di ricerca a cui 3370 aziende che si occupa di agricoltura devono versare un contributo obbligatorio, per un totale di 7.492.000 euro l'anno.
Cosa fanno di preciso?
L'AD di Pexto SRL, una piccola società alimentare a Genova racconta di averli contattati per avere informazioni tecniche a cui non hanno saputo rispondere, ma in compenso gli hanno mandato bollettini da pagare, per gli anni passati. “Solo dopo che li contatti questi iniziano a farti pagare ..”.
Forse era meglio se non li si contatta, allora.
La scheda del servizio: Conserve
e buoi dei paesi tuoi di Chiara De Luca con la
collaborazione di Greta Orsi
Immagini di Matteo Delbò, Dario
D’India e Fabio Martinelli
Montaggio e grafica di Michele
Ventrone
La stazione sperimentale delle conserve è una fondazione di ricerca con sede a Parma. Ogni anno più di tremila aziende che producono conserve alimentari ittiche, vegetali e animali sono tenute a pagare un contributo obbligatorio a questo ente, che rappresenta quasi il 70% del suo fatturato annuale. Ma chi gestisce questi soldi e come?
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