03 aprile 2021

Flora, di Alessandro Robecchi

 


In definitiva, non è la poesia che deve essere libera, è il poeta.

Roberto Desnos.

Cosa vuol dire essere liberi oggi, nell'epoca del progresso, della comunicazione, dei social, dove puoi sapere tutto di tutti, pandemia a parte, potresti girare il mondo?

E' questa la vera libertà? In tempi di pandemia, si può pensare che la privazione dei riti della socialità, con gli amici e con i familiari, sia privazione anche delle tue libertà. Può essere.

Alessandro Robecchi ci racconta una storia di libertà, di un personaggio che ora in tanti, finita la lettura di questo romanzo, andranno a cercare su Wikipedia: il poeta francese Robert Desnos, morto a Theresienstadt l'8 giugno 1945. Perché era un uomo libero, voleva essere libero dai vincoli, che fossero della vita sociale, della poesia, della società. Della dittatura nazista.

Prima

Dunque era lì che era morto. Se lo immaginava steso in quella nicchia, tra due muri bianchi vicini imbiancati di fresco, che certo non erano bianchi, a quel tempo. E non c'era la pianta, di sicuro, un alberello stento ma verdissimo, curato, felice.

E nemmeno la lapide, quattro parole, una data.

C'era solo lui, finito e arreso, macilento, spremuto dal tifo, dalla stanchezza. Se lo vedeva così.

Ma per raccontare questa Storia, con la s maiuscola, Robecchi usa un'altra forma, pescando da un mondo che conosce bene, quello della televisione, un mondo di cui il suo personaggio, Carlo Monterossi, ne fa parte essendo stato autore (pentito) del famoso programma Crazy Love, condotto dalla famosa Flora De Pisis.

La televisione che anziché raccontare la realtà, racconta storie che la gente vuol sentire, si inventa le storie anzi, gli autori “pettinano”, “cuciono” racconti presi dalla vita quotidiana per dare al popolino la sua dose settimanale di verità. La donna tradita che incendia la macchina del fedifrago. Il prete molisano che ha sedotto la signora anziana. Il regista sconosciuto a cui un regista famoso ha rubato una sceneggiatura...

Perché questo fa fare l'amore..” è l'intercalare della signora della televisione ogni cui gesto, posa, sguardo, è studiato perché sembri indirizzato a tutte le persone incollate allo schermo.

Uno

Se Karia Sironi ti telefona dopo le dieci di sera vuol dire che la cosa è grave. Se durante la telefonata – quando urla «Carlo!» come uno che chiama il cane – non da nemmeno una delle sue risate telluriche che svegliano i sismografi e agitano la popolazione, è peggio: vuol dire che la cosa è gravissima.

La cosa gravissima è il rapimento della conduttrice Flora De Pisis, scomparsa dopo essere stata accompagnata a casa sua in una calda serata di un luglio milanese. I rapitori hanno lasciato un comunicato ai vertici dell'azienda, la grande TV commerciale che Monterossi ormai chiama “la grande fabbrica della merda”, perché quello è. Una merda da cui, non proprio come cantava De Andrè, nascono miliardi e non fiori. I miliardi dello share, l'essere al centro dell'attenzione, il poter ospitare e dare visibilità ai personaggi del variegato mondo dello spettacolo ma anche a politici in declino o sulla rampa di lancio.

.. desiderabile. Come amica, complice, madre se sei figlia, figlia se sei nonna, donna appetibile e attraente, ma saggia, adatta alla commozione, guardiana inflessibile, dove la lama del senso comune divide il giusto dallo sbagliato. Tutto falso, tutto così falso da diventare una nuova verità.
Otto milioni di persone se la bevono ogni mercoledì sera, e poi notte, mattina, domenica, eccetera, eccetera. Flora è un'enorme raffineria in cui entra il petrolio grezzo dell'ottundimento popolare, e quel che ne esce è un motivo di vita per lei, e dividendi per gli azionisti.

Qualcuno, dei rapitori, forse terroristi, forse ospiti arrabbiati della sua trasmissione l'ha rapita, ha chiesto un riscatto di svariati milioni e di non avvertire le autorità.

Non sono i soldi il problema, l'azienda nel caso ha svariati milioni da cui attingere nei suoi fondi neri. E nemmeno c'è bisogno di farlo sapere a magistrati e forze dell'ordine, no?
No, è la seconda richiesta, che arriva in un secondo comunicato a mettere in crisi l'azienda, il suo megadirettore galattico, il dottor Calleri, il capo della sicurezza, il dottor Gatti, l'uomo della “Stasi” aziendale. I rapitori chiedono un'ora di diretta in cui Flora parlerà, dirà qualcosa, e che l'azienda deve trasmettere urbi et orbi.

Sarebbe così gentile, il signor Monterossi, lui che ha inventato Crazy Love e che conosce così bene Flora, di fare una sua indagine privata, molto privata, per capire chi potrebbe esserci dietro questo rapimento?

Non da solo, ma facendosi aiutare dall'amico Oscar Falcone, il detective socio assieme all'ex sbirra Agatina Cirrielli della Sistemi Integrati SRL.

Il dottor Gatti, che da buon capo della Stati aziendale conosce qualche segreto delle passate indagini personali di Carlo (come quella dei delitti delle pietre, raccontata in Torto Marcio), sa essere molto convincente.

Ne esce una storia che si snoda su più livelli.

C'è l'indagine privata della ditta Monterossi e soci, la direttrice e amica Bianca Ballesi assieme agli investigatori Cirrielli e Falcone: come può essere stata rapita Flora? Che cosa possono volere da lei i rapitori?

E' la vendetta di una starletta, di un ex vip, di uno dei tanti ospiti della trasmissione maltrattati da Flora?

Difficile, nessuno di questi sarebbe stato capace di tanto, di realizzare quel video, quella messinscena.

Perché dietro i video c'è del lavoro, c'è esperienza, c'è capacità di saper usare lo strumento.

E, ma questo lo capisce chi è stato dentro la “fabbrica della merda”, Flora è diversa in quei video. Non è lei. E' come se non stesse recitando sotto costrizione. Possibile?

C'è poi l'altra storia. Che è la storia di una seduzione, anzi di più seduzioni. L'idea “surrealista” di Corrado Stranieri, ex dirigente di una azienda semi statale. Uno che ha saputo truffare l'azienda con un gesto rivoluzionario e che ora, di fronte alla tomba del poeta francese, che aveva raccontato l'amore nei suoi versi, decide di mettere in atto un secondo gesto surrealista.

Quale mezzo migliore della televisione, finto e menzognero, per raccontare una Storia vera, che parla di libertà, di ribellione, di passione, di amore e di morte?

E chi meglio della regina del falso, delle storie “pettinate”, per raccontare in diretta nazionale, questa storia?

Alessandro Robecchi alterna questi due piani letterari, che diventano tre col racconto della vita del poeta francese: la Parigi degli anni trenta, il manifesto surrealista, gli amori belli e tragici della sua vita, Yvonne e Youki, l'uso della radio per entrare nelle case delle persone, l'ombra incombente dei totalitarismi, la guerra contro i nazisti e la resa. Lo schiaffo a Celine, il suo lavoro nella resistenza, fino all'arresto da parte della Gestapo.

No, Robert Desnos, se anche avesse saputo prima cosa gli sarebbe successo, non si sarebbe fermato.

Ma come reagisce il paese a questa notizia, una volta che i rapitori la rendono pubblica? Alessandro Robecchi è bravo nel raccontare in modo ironico (ma non per questo meno amaro) la reazione al rapimento della Flora nazionale: trattare coi terroristi o rimanere fermi? La linea della fermezza o dobbiamo portare a casa flora a tutti i costi. Meglio non sbilanciarsi, pensano in tanti, chissà che succede ad inimicarsi la grande tv commerciale, dove qualche comparsata si rimedia sempre, per vedere i propri libri e fare pubblicità ai propri film, o per cercare di strappare qualche voto (vi viene in mente qualcuno, tra gli politici ospiti della TV trash?).

E' una storia potente, che attira e attrae tutto il paese:

C'è il dramma, c'è la violenza, il rapimento, la banda dei cattivi, l'eroina piangente che il popolo riconosce come sua, il mistero. Ci sono le indagini, per i feticisti del filone poliziesco, il lato umano, la simpatia per la vittima, il rispetto, il dispetto, lo spettacolo, il magico bilanciamento impossibile tra ciò che è vero e ciò che è falso, tutto scolora. C'è il piccolo sciacallaggio della politica, c'è il dispiacere sincero, c'è uno smottamento sincero, c'è uno smottamento emotivo. C'è un paese che aspetta.

Aspetta il 24 luglio, quell'ora di diretta dove tutto può succedere e la cui attesa mette in subbuglio tutto il paese, tutto l'arco parlamentare, compreso il governo che “segue con ansia la vicenda” di chiaro interesse nazionale. Specie in un momento difficile come questo (l'estate scorsa, con la prima ondata della pandemia appena messa alle spalle).

Come andrà a finire questa storia, questa impresa surreale dove la regina del falso, quella a cui si inchinano potenti e meschini pur di rubare qualche minuto di televisione, deve raccontare la storia vera del poeta francese?

Riuscirà la poesia, il bello, l'arte, la letteratura, a riempire quel vuoto della televisivo e della sua conduttrice?

Qualcuno doveva scriverlo, un libro come questo: il potere della televisione, la sua influenza e la sua capacità nel distorcere a suo piacere il mondo, “pettinare” le storie, adeguarle allo storytelling del momento. E quanto noi siamo vittime di questa influenza, che siamo consapevoli o meno.

Lo abbiamo visto coi nostri occhi in questo lunghissimo anno di pandemia, seguendo i talk, i telegiornali, le maratone, gli speciali.

Apriamo tutto, chiudiamo tutto. Non ce la facciamo più, basta con questa dittatura sanitaria. Non ce n'è coviddi ..

No, spiace dirlo, ma in questo caso dal letame (come diceva De André) o dalla merda non nascono fiori. 

Robert Desnos era questo, uno che ha scritto versi come questo:

Ti ho sognato così tanto, ho camminato così a lungo, parlato, dormito con il tuo fantasma che non mi resta più che essere fantasma tra i fantasmi e cento volte più ombra dell'ombra che passeggia è passeggerà allegramente sul quadrante solare della tua vita.

Robert Desnos

La scheda del libro su sito di Sellerio

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